Israele promette gas all’Italia, ma il “prezzo” da pagare può essere alto

Violetta Silvestri

09/03/2023

Israele ha gas naturale utile all’approvvigionamento di Italia ed Europa. Netanyahu vuole stringere relazioni economiche più forti e incontrerà Meloni. Ma il prezzo da pagare può essere pericoloso.

Israele promette gas all’Italia, ma il “prezzo” da pagare può essere alto

Nella corsa al gas di Europa e Italia entra in gioco anche Israele.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu vuole rafforzare i legami economici con il nostro Paese, ha detto prima di una visita a Roma programmata per il 10 marzo durante la quale incontrerà anche Giorgia Meloni.

“Vorrei vedere una maggiore cooperazione economica (tra Israele e Italia)... credo che un rapporto più stretto con le vostre aziende sarà positivo per entrambe le parti”, ha affermato Netanyahu in un’intervista al quotidiano la Repubblica.

E non solo: la nazione israeliana conta di portare gas all’Italia. Un tema, questo, più attuale e importante che mai. Il nostro Paese, infatti, è impegnato a sostituire le sue importazioni di energia dalla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

Una ulteriore via di collegamento energetico, quale quella tramite Israele, sarebbe interessante e già ci sono accordi, anche con l’Europa al riguardo. Naturalmente, ogni strategia o intesa economica porta con sé conseguenze e prese di posizione squisitamente politiche. Proprio come ha fatto intendere Netanyahu, richiamando l’Italia sulla spinosa e molto complessa vicenda di Gerusalemme capitale di Israele.

Il prezzo del gas israeliano in Italia (e in Europa) rischia di costare caro, ovvero il costo di nuovi conflitti nella terra palestinese.

Gas israeliano in Italia: cosa c’è da sapere

Il tema del gas di Israele in Italia non è nuovo. Nel giugno dello scorso anno, Israele ed Egitto hanno firmato un accordo con l’Unione Europea volto a incrementare le esportazioni di gas naturale verso il vecchio continente.

A novembre, Israele ha anche firmato un accordo iniziale con TotalEnergies ed Eni che consente alle compagnie energetiche di iniziare a esplorare il gas naturale nel quadro di uno storico accordo sul confine marittimo con il Libano.

In questo contesto il premier israeliano arriva in Italia venerdì 10 marzo, forte della posizione della sua nazione proprio sulla materia prima più ambita attualmente. Come ha ricordato nell’intervista: “abbiamo molto gas naturale e vorrei discutere di come farlo arrivare in Italia per aiutare la vostra crescita economica.”

Ma ha anche aggiunto che dal 2015 in poi l’Italia ha votato contro Israele ben 89 volte e questo non aiuta a tessere più forti e durature relazioni. Inoltre, ha auspicato che il nostro Paese finalmente riconosca Gerusalemme come capitale di Israele.

Si tratta di un tema “enorme”, complicato, ricco di sfumature, con radici storiche complesse, che è impossibile non considerare se si vuole evitare una guerra totale tra Palestina e Israele. Come si comporterà l’Italia? Le convenienze economiche avranno la meglio?

Tutti gli ostacoli politici della relazione Italia-Israele

Netanyahu nell’intervista a Repubblica ha lasciato intendere che chiederà al primo ministro italiano Giorgia Meloni di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.

“Credo che sia giunto il momento per Roma di riconoscere Gerusalemme come capitale ancestrale del popolo ebraico per tremila anni, come hanno fatto gli Stati Uniti con un gesto di grande amicizia”, ​​ha spiegato.

Israele rivendica e riconosce dal 1980 Gerusalemme “unita e indivisa […] capitale di Israele, ma non è riconosciuta come tale dalla maggior parte dei Paesi e questo status ai sensi del diritto internazionale è contestato in attesa di una risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Nello specifico, Gerusalemme Est è considerato territorio occupato illegalmente dagli israeliani dopo la guerra del 1967, mentre i palestinesi la rivendicano come parte propria e capitale dello Stato di Palestina.

È evidente quanto articolata sia la questione, punto chiave e di svolta per parlare di pace in quel martoriato territorio.

Israele, e il Governo di Netanyahu, sono inoltre sotto assedio proprio all’intero della loro stessa nazione, con manifestazioni diffuse e di piazze. Il motivo è la revisione giudiziaria proposta dal ministro della Giustizia Yariv Levin, membro del Likud, che mira a indebolire l’indipendenza dell’Alta Corte israeliana, che negli ultimi decenni ha svolto un ruolo attivo a tutela dei diritti civili, compresi quelli dei palestinesi, delle donne, e dei diritti delle minoranze in Israele, inclusa la comunità LGBTQ. Il pacchetto di progetti di legge, la maggior parte dei quali sono stati approvati nelle votazioni preliminari, consentirebbe alla Knesset di annullare le decisioni del tribunale con un voto a maggioranza semplice.

L’attuale Governo israeliano è considerato il più estremista di destra degli ultimi tempi e per questo analizzato con cautela anche a livello internazionale. Non è un caso che proprio un mese fa i ministri degli Esteri di Italia, Germania, Usa, Francia e Gran Bretagna hanno espresso profondo turbamento dinanzi alla presa di posizione di Israele di costruire migliaia di insediamenti in Cisgiordania.

Il clima è teso e si sono riaccesi gli scontri tra palestinesi e israeliani. Senza contare che le relazioni di Tel Aviv con Teheran sono tesissime. Il contesto della guerra in Russia e ha esacerbato i rapporti con la Repubblica Islamica, sempre più lontana da possibili accordi sul nucleare. Israele si sente minacciata e si dice pronta anche ad attaccare.

Netanyahu lo ha detto chiaramente nell’intervista: “l’Italia...invece di occuparsi di nazioni come Siria e Iran dove i diritti più elementari vengono violati, all’Onu volta contro Israele, unica democrazia in Medio Oriente.”

Il prezzo del gas israeliano, per l’Italia ma per l’Europa tutta, comprende accettare simili posizioni politiche? Potrebbe essere pericoloso, considerando anche il precedente russo, dove una questione politica come una guerra di aggressione ha mandato in fumo relazioni commerciali.

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