Istat: transizione digitale delle Pmi nel 2022 al rallentatore

Dario Colombo

4 Gennaio 2023 - 16:56

La rilevazione di Istat sulla transizione digitale delle Pmi italiane nel 2022 evidenzia alcuni miglioramenti, ma ancora ampi divari con le imprese più grandi

Istat: transizione digitale delle Pmi nel 2022 al rallentatore

L’indagine Istat «Imprese e ICT» rilasciata oggi ed elaborata su dati raccolti fra maggio e luglio del 2022 dice che la transizione digitale delle Pmi italiane procede, ma lo fa con lentezza.

I dodici indicatori utilizzati da Istat per misurare la transizione digitale italiana rivelano infatti ancora elevati divari fra le Pmi, ossia le aziende con più di dieci addetti, e le grandi imprese, quelle con oltre 250 addetti.

I dati raccolti da Istat vengono poi inviati ad Eurostat e contribuiscono a creare quell’indice europeo Desi (Indice di Digitalizzazione dell’Economia e della Società) che nel 2021 collocava le imprese italiane (tutte, non solo le Pmi) all’ottavo posto in Europa per integrazione delle tecnologie digitali e al settimo per l’adozione (cloud e fatturazione elettronica in primis).

Secondo Istat nel 2022 alcuni miglioramenti nell’utilizzo del digitale da parte delle Pmi ci sono stati e hanno riguardato prevalentemente l’utilizzo della connettività, la pratica del lavoro remoto e l’accesso a misure basilari di cybersecurity, almeno tre fra le undici considerate da Istat.

Permangono però sostanziali differenze con le realtà più strutturate sugli aspetti centrali della transizione digitale, come la presenza di personale tecnico specializzato, il ricorso a sistemi di lavoro e collaborazione digitale, la formazione, la vendita online.

Istat, la transizione digitale in dodici indicatori

Istat misura la transizione digitale delle imprese italiane basandosi su dodici indicatori, che possono essere letti sulla base dell’attività economica (dalla manifattura alle costruzioni, dal commercio al trasporto) e della dimensione di impresa (sopra i 10 addetti e sopra i 250 addetti).

I dodici indicatori sono:

  • la percentuale di addetti che fanno uso di connessione
  • la presenza in azienda di specialisti ICT
  • l’utilizzo di banda larga
  • l’utilizzo di riunioni online
  • la formazione di addetti sulla cyberecurity
  • la formazione ICT
  • l’utilizzo di almeno tre delle undici misure di cybersecurity
  • l’adozione di documentazione sulla cybersecurity
  • l’accesso remoto a email e documenti aziendali
  • l’utilizzo di robot
  • il valore delle vendite online superiore all’1% dei ricavi totali
  • il valore delle vendite web superiore all’1% dei ricavi e il B2C superiore al 10% dei ricavi web

Istat: alti e bassi della transizione digitale delle Pmi

Secondo Istat le Pmi italiane nel 2022 hanno fatto maggiore ricorso alla connettività rispetto ai dati pre-pandemia, con oltre il 50% degli addetti che hanno avuto accesso a Internet per scopi lavorativi, uguagliando in questo modo il dato delle grandi imprese.

Le Pmi hanno utilizzato prevalentemente una banda larga fissa di 30 Mb/s (nell’83% dei casi, contro il 96% delle grandi aziende), mentre la connettività superiore a 1 Gbps è ancora latente: 13,2% per le Pmi e 27,1% per le grandi aziende.

In crescita conseguentemente anche il lavoro da remoto, che ha coinvolto oltre 7 Pmi su 10, condizione questa che probabilmente ha influito anche sull’aumento della quota di imprese con almeno 10 addetti che ora dispongono di documentazione su misure, pratiche o procedure di sicurezza informatica (48,3%, era il 34,4% nel 2019, mentre è del 37% la quota nella UE a 27, secondo dati Eurostat), ossia che sono in regola con i dettami del Gdpr.

Ma sulla transizione digitale delle Pmi italiane nel 2022, in materia di cybersecurity Istat ci restituisce un’immagine mossa.
Se la sicurezza Ict, infatti, è capace di preoccupare il 45,1% delle imprese più grandi, che per difendersi hanno stipulato un’assicurazione contro gli incidenti informatici, tra le Pmi e la quota è molto più bassa, del 14,4% (mentre è 22,6% in Ue27).

Complessivamente l’utilizzo di misure di cybersecurity è limitato. Il 74% delle Pmi utilizza almeno tre delle undici misure identificate da Istat come avanzate, contro quasi il 96% delle grandi imprese, facendosi forte del fatto che solamente il 15% ammette di avere avuto un problema di cybersecurity (contro il 33% delle grandi aziende).

Le undici misure di cybersecurity considerate da Istat sono:

  • Password forte
  • Backup
  • Controllo dei diritti di accesso
  • Conservazione dei file di registro
  • Utilizzo di Virtual Private Network
  • Valutazione del rischio informatico
  • Monitoraggio della sicurezza
  • Test di sicurezza
  • Doppia autenticazione
  • Crittografia
  • Autenticazione biometrica
Istat - Transizione digitale italiana 2022 Istat - Transizione digitale italiana 2022 I dodici indicatori di Istat per definire la transizione digitale sulla base delle attività economiche e delle dimensioni di azienda

Competenze: ecco dove la transizione digitale delle Pmi soffre

Secondo il rapporto di Istat nel 2022 si riscontrano ancora notevoli divari fra la transizione digitale delle Pmi con quella delle più grandi imprese italiane sulla base di vari indicatori, che spiegano come l’adozione del digitale sia ancora legata alla disponibilità di strumenti (la connettività) più che a prassi aziendali, all’organizzazione del lavoro, come testimonia la differenza fra le grandi aziende, che fanno uso degli strumenti di collaborazione online (riunioni) nel 93,4% dei casi, contro il 44,3% delle Pmi.

Uno fra i più ampi divari in fatto di competenze riguarda la presenza di personale specializzato in ICT. La differenza è abissale: 13,4% per le Pmi contro 75% delle grandi imprese.
Il dato trova coerenza con quello relativo agli investimenti in formazione sul digitale: 19,3% per le Pmi contro il 65,4% delle grandi imprese.

Complementare a questi due grosse differenze è il dato relativo alla presenza di documentazione specializzata sulle regole e le misure da seguire per garantire la sicurezza ICT: qualche progresso le Pmi lo hanno fatto, anche in ottemperanza alle norme del Gdpr, raggiungendo il 48,3%, ma non trovando il modo di colmare la distanza con l’88,4% delle grandi aziende.

Istat: Pmi, l’ecommerce non decolla

I dati di Istat sulle vendite online delle Pmi nel 2022 ancora non rilevano miglioramenti significativi nella quota di imprese coinvolte ma solo nei valori scambiati: il 13,0% delle Pmi ha effettuato vendite online per almeno l’1% del fatturato totale, in linea con quanto accadeva nel 2021, e il 17,7% delle Pmi attivo nell’e-commerce ha realizzato online il 13,5% dei ricavi totali, poco di più rispetto al 9,4% nel 2021.
In generale vendono online le aziende del commercio (35,6%), per circa il 30% quelle del settore manifatturiero (automotive) e del settore energetico.
Dato interessante: le Pmi che vendono via web sono tra le prime utilizzatrici in Europa di piattaforme online come intermediari con il 62,1% contro una media Ue27 del 44,4%.

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