Gli ultimi dati di Bankitalia riportano un debito pubblico in diminuzione nel mese di settembre: di quanto? Tutti i numeri sull’indebitamento in Italia e perché è ancora sotto osservazione.
Sorpresa debito pubblico in Italia: a settembre è di nuovo in calo, proseguendo la diminuzione già indicata ad agosto.
I dati sono quelli aggiornati da Bankitalia, che ha indicato 16,2 miliardi in meno di debito per il sistema Paese. Tutti i dati e perché resta alta l’allerta debito italiano.
Italia: di quanto è diminuito il debito pubblico
La Banca d’Italia ha reso noti i dati sull’indebitamento dell’Italia relativo al mese di settembre: il debito pubblico del Paese si è attestato a 2.741,6 miliardi di euro, con un calo da agosto di 16,2 miliardi.
Nel dettaglio, questo l’andamento rilevato:
- debito delle amministrazioni centrali: in calo di 16,5 miliardi;
- debito delle amministrazioni locali: in aumento di 0,2 miliardi;
- debito enti di previdenza: stabile
Nella nota si specifica, inoltre, che:
“Il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (13,8 miliardi) è stato più che compensato dalla riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (31,9 miliardi, a 48,1). L’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio hanno complessivamente aumentato il debito di 1,9 miliardi.”
Da evidenziare che i titoli di Stato italiani detenuti da soggetti esteri ha raggiunto una nuova soglia minima rispetto a dicembre 2018 con 650,156 miliardi di euro ad agosto 2022.
A fine settembre, Banca d’Italia detiene il 26,1% della quota di debito, la cui vita media residua è aumentata a 7,7 anni.
Le entrate tributarie di settembre sono state pari a 33,5 miliardi, -5,8% rispetto allo stesso mese 2021. Nei primi 9 mesi dell’anno, invece, hanno raggiunto il valore di 364 miliardi, +12,4% sul 2021.
Debito in calo, ma allerta ancora alta per l’Italia
Con un debito di ben oltre i 2.000 miliardi di euro, la notizia di un calo in due mesi successivi è buona solo a metà.
L’Italia, infatti, resta osservata speciale sull’indebitamento, la spesa pubblica, il rapporto debito/Pil. A maggior ragione in questi complicati mesi e anni che prevedono: Pil in contrazione, inflazione in crescita, consumi in calo, oneri sul debito in aumento per le casse dello Stato.
La Commissione europea è stata esplicita nelle sue previsioni economiche di autunno: “Il percorso discendente del disavanzo pubblico, che è stato sostenuto anche dalla crescita economica, dovrebbe arrestarsi nel 2024, rallentando la riduzione del debito pubblico.”
Nel 2023, la diminuzione della spesa primaria in Italia, aggiunta all’eliminazione dei sostegni per l’energia (in realtà tutta da valutare in base all’andamento incerto dei prezzi del gas), sarà compensata da una maggiore spesa per le pensioni per effetto dell’indicizzazione all’inflazione. “È probabile che i rendimenti obbligazionari continuino a esercitare pressione sui costi del servizio del debito, con la spesa per interessi che rimane al 4,0% del Pil [come nel 2022, in rialzo sul 2021]”, ha ricordato l’Ue sull’Italia.
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