Se l’accordo per evitare la procedura di infrazione ha permesso all’esecutivo di evitare lacerazioni profonde prima delle elezioni europee, dopo l’appuntamento elettorale lo scontro è destinato a tornare d’attualità. Agnieszka Gehringer, Senior Research Analyst del Flossbach von Storch Research Institute, prova a delineare tre scenari che attendono il nostro Paese.
Scongiurata in extremis l’apertura della procedure di inflazione, il governo italiano è riuscito nell’intento riducendo il deficit nominale dal 2,4 della formulazione iniziale al 2,04 per cento, il nostro Paese si avvia a fronteggiare un contesto particolarmente ricco di sfide.
“L’Italia, per ora, è sfuggita alla procedura Europea per disavanzo eccessivo perché il governo italiano ha frenato le tre principali promesse elettorali sottovalutando i costi delle misure previste”, ha commentato di Agnieszka Gehringer, Senior Research Analyst del Flossbach von Storch Research Institute.
Inoltre, va tenuto presente che i decreti attuativi delle misure simbolo dell’esecutivo (reddito di cittadinanza, riforma delle pensioni e clausole di salvaguardia sull’IVA) devono ancora essere annunciati e, da fine 2018, siamo in recessione, e quindi qualsiasi calcolo va rivisto sulla base di uno scenario mutato rispetto a qualche mese fa.
I tre scenari possibili
Sulla base delle informazioni attualmente disponibili, l’analista del Flossbach von Storch Research Institute ha elaborato tre scenari (favorevole, governo + e avverso) sull’evoluzione del bilancio pubblico italiano nel triennio 2019-21.
Nel primo scenario, quello “favorevole”, Gehringer ipotizza che il governo sia in grado di mantenere gli impegni formali contenuti nell’attuale legge finanziaria, ma non di mantenere le promesse elettorali ai sensi del “contratto del governo del cambiamento”. “Tuttavia, prendiamo le stime di crescita reale del PIL e dell’inflazione CPI della Commissione Europea dall’inizio di febbraio 2019, riviste al ribasso”, rileva l’esperta.
Nel secondo, chiamato “governo +”, Gehringer adotta le previsioni di crescita della Commissione Europea dallo scenario “favorevole”, ma ipotizza che i costi per il reddito di cittadinanza e per la riforma delle pensioni siano sottostimati. Inoltre, l’analista ipotizza che non ci sia un aumento dell’IVA.
Nel terzo scenario, quello “avverso”, l’economia italiana entrerebbe in recessione nel 2019 (con una crescita nominale del PIL di -1,5%, pari alla metà del valore osservato nel 2009) e tornerebbe a crescere moderatamente in seguito, in linea con le previsioni della Comunità Europea.
Nel primo caso, “il rallentamento della crescita economica attualmente previsto dalla Comunità Europea non avrebbe un impatto significativo sull’andamento del rapporto disavanzo/PIL, a condizione che il governo italiano mantenga i risultati promessi alla Commissione Europea”.
Tuttavia, Gehringer stima questo scenario “piuttosto improbabile” rispetto agli altri due. Se, e siamo al secondo scenario, il «governo del cambiamento» rispettasse le sue più importanti promesse elettorali, il rapporto tra disavanzo e PIL raggiungerebbe il 2,38% nel 2019, il 2,89% nel 2020 e il 2,53% nel 2021”.
Nel caso di un’ipotetica recessione, terza ipotesi, il rapporto disavanzo/PIL salirebbe al 5,28% nel 2019, per poi scendere al 3,09% e al 2,77% nei due anni successivi.
Sta per iniziare il secondo tempo della partita con l’UE
“La via del minor confronto possibile con Bruxelles aiuta Roma a salvare la faccia prima delle elezioni europee del maggio 2019”. Ma dopo le elezioni, il governo italiano potrebbe sfruttare il momento “per entrare nella fase successiva della partita del bilancio”.
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