Indicazioni negative quelle arrivate oggi dal commercio al dettaglio, in calo dello 0,7% mensile a maggio. Contrazioni particolarmente accentuate per abbigliamento e calzature.
Come riportato in precedenza (Italia: vendite al dettaglio in netto calo a maggio), a maggio l’indice che misura l’andamento delle vendite al dettaglio del nostro Paese ha registrato una contrazione mensile dello 0,7% in valore e dello 0,8% in volume.
Segno meno sia per il dato relativo le vendite di beni alimentari (-1% in valore e -1,1% in volume) sia quelle di prodotti non alimentari (-0,5% in valore e -0,6% in volume).
Cattive notizie anche dall’aggregato trimestrale (-0,4% in valore e -0,5% in volume) e da quello annuo (in rosso dell’1,8% in valore e dell’1,5% in volume).
Istat: segni più solo per hi-tech
Nel confronto tendenziale, si registrano variazioni negative per quasi tutti i gruppi di prodotti ad eccezione di informatica, telecomunicazioni, telefonia (+2,3%), elettrodomestici, radio, tv e registratori (+0,4%) e mobili, articoli tessili, arredamento (+0,1%).
Le flessioni più marcate si registrano per abbigliamento e pellicceria (-4,9%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-4,8%).
Confcommercio: complici anche fattori climatici
Rispetto a maggio 2018, il valore delle vendite al dettaglio registra una diminuzione sia per la grande distribuzione (-0,4%) sia, in misura più rilevante, per le imprese operanti su piccole superfici (-3,6%).
“Per le imprese più piccole il calo tendenziale si avvicina al 5% in valore, un campanello d’allarme per una parte significativa del tessuto produttivo, su cui può avere influito negativamente una condizione climatica sfavorevole agli acquisti, in particolare per l’abbigliamento estivo”, sottolinea l’Ufficio Studi di Confcommercio.
Probabilmente, continua la nota dell’associazione, “anche un eventuale buon andamento dell’attuale stagione dei saldi difficilmente potrà consentire il pieno recupero delle perdite pregresse”.
Coldiretti: scongiurare aumento imposta su acquisti
Nel dettaglio tradizionale, riporta una nota elaborata da Coldiretti, si salvano solo i discount alimentari che fanno un aumento del 2,2% rispetto allo scorso anno mentre continua il boom del commercio elettronico con un +10,2%.
“La stagnazione dei consumi, alimentari e non, conferma – sottolinea la Coldiretti - la necessità di scongiurare qualsiasi ipotesi di aumento dell’imposta sugli acquisti”.
L’auspicio segna un netto contrasto con le ultime dichiarazioni rese dal Ministro dell’Economia Tria, secondo cui l’imposizione fiscale va “riequilibrata riducendo la fiscalità diretta a favore delle imposte indirette” (Tria: flat tax finanziata con aumenti Iva), e con la possibilità che l’Iva aumenti a causa delle c.d. clausole di salvaguardia.
“L’aumento dell’Iva rischia di riguardare – continua la Coldiretti – anche beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% e il vino e la birra al 22% che rappresentano componenti importanti nei consumi delle famiglie”.
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