Oltre ai big player come Nvidia, l’intelligenza artificiale potrebbe avere un interessante impatto rialzista su questi titoli specializzati nella raccolta e nella gestione dei dati.
Wall Street sta trascurando un aspetto chiave legato al mondo dell’intelligenza artificiale e il relativo impatto su alcuni titoli azionari quotati sulla borsa statunitense.
Nel 2023 gli investitori interessati all’AI hanno concentrato la loro attenzione su Nvidia, che ha il merito di essere il principale produttore mondiale di chip utilizzati nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Sullo sfondo, colossi del tech come Alphabet e Microsoft si stanno dando battaglia con l’obiettivo di realizzare il chatbot più performante a livello mondiale.
Tale contesto fin dall’inizio ha fornito un boost agli indici con altra concentrazione di aziende tecnologiche tra le sue componenti - come il Nasdaq Composite - e ha contribuito in gran parte al rialzo dell’indice S&P 500 a inizio anno. Da gennaio 2023, il titolo Nvidia è salito del 191%, mentre le azioni Microsoft e Alphabet hanno registrato un rialzo rispettivamente del 30% e del 48%.
Ma le opportunità che nascono dall’AI si sono già allargate a macchia d’olio, per questo Wall Street è da tempo alla ricerca di altri “big winner” legati al mondo dell’intelligenza artificiale. La lente d’ingrandimento oggi è puntata sulle società specializzate nella raccolta e elaborazione di dati. Infatti, sono le realtà detentrici di set di dati corretti e preziosi i soggetti che, nel lungo termine, potrebbero beneficiare maggiormente dell’esplosione dell’AI.
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L’importanza nei dati per il boom dell’AI
Gli ingegneri necessitano di affidarsi ai dati per addestrare i modelli di intelligenza artificiale, migliorarne le prestazioni e creare una tecnologia produttiva e pertinente che possa essere utilizzata da milioni di consumatori.
Sebbene le prospettive appaiano estremamente positive per il comparto, i benefici derivanti dall’intelligenza artificiale per le società specializzate in dati potrebbero essere lontani degli anni. Al momento, infatti, l’intelligenza artificiale è una spesa perché devono addestrare i modelli, ma solo se addestrano i modelli potranno trasformare la conoscenza che hanno generato, e che è stata grazie ad una spesa dedicata, in entrate.
Nel lungo periodo, Paul Meeks, a money manager specializzato in tech presso Independent Solutions Wealth Management, ritiene che Oracle e altre società specializzate nella pianificazione delle risorse aziendali come Salesforce, ServiceNow e Workday saranno tra i maggiori beneficiari nel mondo data grazie al boom dell’intelligenza artificiale. Il target price medio di Wall Street su Oracle implica un rialzo di circa il 24%, che è già aumentato del 28% nel 2023.
Secondo Barclays, anche i fornitori di app per l’accesso ad ampie quantità di dati proprietari e chi è in possesso di dati specifici hanno tutte le carte in regola per trarre vantaggio dalla corsa ai dati.
E, mentre Microsoft regna il settore come player chiave, anche ServiceNow, Intuit, Oracle e Salesforce potrebbero ritrovarsi con un forte vento in poppa. Intuit, ad esempio, è in possesso di dati di 500.000 clienti, mentre Salesforce ha la possibilità di sfruttare la propria quota di mercato, grazie alla sua posizione leader nell’offerta di software per la gestione delle relazioni con i clienti e le versioni GPT dei suoi strumenti basate sull’intelligenza artificiale.
Secondo Barclays, anche aziende come Sprinklr - che collaborano con i fornitori di social media - potrebbero anche trarre vantaggio da una maggiore accessibilità ai propri dati a beneficio dei mercati di consumo di massa.
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