Il nucleare è considerato come un’opzione per ridurre le emissioni di carbonio. Tuttavia, nonostante la promessa di abbattere le emissioni, la proposta potrebbe avere effetti contrari.
L’Australia si trova di fronte a una delle sfide più complesse e urgenti in termini di politica energetica e cambiamento climatico.
In vista delle elezioni federali del 2025, l’opposizione di destra, composta dalla coalizione di Liberali e Nazionali, ha presentato una proposta controversa che prevede la costruzione di sette centrali nucleari, con l’idea di ridurre i costi per la decarbonizzazione del paese.
Secondo il piano, l’aggiunta di queste centrali nucleari al sistema elettrico nazionale permetterebbe di ridurre le emissioni di carbonio a costi notevolmente inferiori rispetto all’approccio favorito dal governo di centro-sinistra, che punta principalmente su energie rinnovabili. Il piano dell’opposizione stima infatti che il nucleare potrebbe decarbonizzare il sistema elettrico a un costo di circa 263 miliardi di dollari australiani (167 miliardi di dollari USA), un 44% in meno rispetto a una rete basata in gran parte su eolico e solare. Tuttavia, una valutazione più approfondita dei dati rivela che questa proposta potrebbe essere molto più dannosa di quanto sembri, sia dal punto di vista economico che ambientale. [...]
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