L’Italia di Meloni dà ok agli eurobond di guerra. Altri soldi all’Ucraina

Laura Naka Antonelli

19 Novembre 2024 - 18:10

A Varsavia il vertice con cui l’Italia e altri Paesi UE hanno trovato un accordo per esplorare l’opzione degli eurobond per finanziare la difesa comune.

L’Italia di Meloni dà ok agli eurobond di guerra. Altri soldi all’Ucraina

Sì all’emissione di eurobond per finanziare la difesa comune dell’Unione europea, che qualcuno, mentre il mondo assiste all’escalation del conflitto tra la Russia e l’Ucraina, ribattezza già “eurobond di guerra”.

Nella giornata di oggi alcuni Paesi UE, Italia inclusa, hanno raggiunto a Varsavia, in Polonia, un accordo che consente all’Unione europea di esplorare la possibilità che Bruxelles emetta obbligazioni con cui finanziare la creazione di un sistema di difesa comune: in sostanza, gli eurobond. Ed è bastata la parola per far scattare subito sull’attenti alcuni politici di casa nostra, che hanno iniziato a infiammarsi, in una giornata di grande escalation delle tensioni geopolitiche, a causa dei missili Atacms USA che Kiev ha lanciato per la prima volta in Russia, per la precisione nella regione russa del Bryansk.

Ucraina lancia missili Atacms USA in territorio russo per la prima volta. Alta tensione Kiev-Mosca

Immediata la reazione di Mosca che, per voce del ministro degli Esteri Sergei Lavrov - che ha parlato nel corso di una conferenza stampa indetta al vertice del G20 di Rio de Janeiro - ha avvertito che l’utilizzo dei missili Atacms USA contro la Russia inaugura “una nuova fase della guerra dell’Occidente”, aggiungendo che, a questo punto, il Cremlino considererà l’offensiva alla stregua di una “fase qualitativamente nuova della guerra dell’Occidente contro la Russia, reagendo di conseguenza”.

Nel millesimo giorno della guerra tra l’Ucraina e Mosca, che è iniziata ufficialmente il 24 febbraio 2022 con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, lo scenario di una pace possibile nel 2025, che era stato accarezzato dallo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky giorni fa, sembra dissolversi del tutto, lasciando il posto a un capitolo tutto nuovo, che contempla il coinvolgimento più attivo dell’Occidente, per la precisione dell’Europa.

Tutto è partito dalla decisione del presidente americano uscente Joe Biden di autorizzare Kiev all’utilizzo di missili a lungo raggio nel Kursk, attaccando dunque anche il territorio russo. Il via libera è stato prontamente accolto dal presidente ucraino, che oggi ha agito lanciando sei missili nella regione russa del Bryansk.

Il vertice dei ministri degli Esteri a Varsavia. Ribadita la solidarietà all’Ucraina

L’annuncio sull’intesa raggiunta da alcuni Paesi UE sugli eurobond è arrivata in queste stesse ore, al termine della riunione dei Ministri degli Esteri di Italia, Polonia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Unione europea che si è tenuta a Varsavia, in occasione dei 1000 giorni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

A fare l’annuncio è stato il ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski, che ha informato che i Paesi europei che hanno partecipato al meeting hanno ribadito la loro solidarietà nei confronti dell’Ucraina, trovandosi d’accordo sulla necessità di rigettare soluzioni di pace unilaterali imposte da Mosca.

Un consenso è stato raggiunto anche, in linea con quanto auspicato più volte dall’ex presidente del Consiglio ed ex presidente della BCE Mario Draghi, sull’impegno a esplorare l’utilizzo di eurobond per finanziare le spese per la difesa comune dell’Europa.

Parlando ai giornalisti nel corso della conferenza stampa indetta per commentare l’esito della riunione di Varsavia, il ministro degli Esteri Sikorsky ha fatto riferimento, in generale, alla preoccupazione che tutti i Paesi UE hanno manifestato sul rischio che gli Stati Uniti dell’era post Biden, dunque della nuova imminente era della seconda presidenza di Donald Trump, inizino a chiamarsi fuori dal conflitto, lasciando sola l’Ucraina.

L’accordo raggiunto a Varsavia per valutare l’opzione di eurobond per la difesa comune dell’Europa non è tuttavia piaciuto, in Italia, in modo particolare al M5S, che si è subito attivato, accusando il governo Meloni:

Apprendiamo dal Ministro degli Esteri polacco che il governo italiano ha dato il proprio assenso alla nascita degli Eurobond per la difesa, che altro non sono che prestiti per finanziare la guerra in Ucraina. Il Presidente Giorgia Meloni deve chiarire i termini e gli obiettivi di questa decisione”, ha tuonato Pasquale Tridico, capodelegazione al Parlamento europeo del M5S.

Sarebbe grave se l’Italia falcidiata dalle politiche di austerity trovasse le risorse per finanziare una guerra che dura ormai da troppo tempo”, ha continuato Tridico, ricordando che “in Italia abbiamo i medici meno pagati d’Europa, i piccoli presidi ospedalieri vengono chiusi, il sistema ferroviario è un giorno in tilt e l’altro pure, le scuole cadono a pezzi ma la priorità della destra è quella di impegnare miliardi per le politiche di difesa ”.

Così Tridico ha concluso il suo attacco contro il governo Meloni:

No, questa non è la priorità dei cittadini e noi la contrasteremo con tutta la nostra forza ”.

Il sì del governo italianoi agli eurobond durante il vertice a Varsavia. Meloni parla dal G20

Ma in che senso l’Italia di Meloni ha dato il suo ok agli eurobond per finanziare la difesa comune dell’Europa?

La risposta a questa domanda è ancora nelle parole che sono state proferite dal ministro degli Esteri polacco:

Questa è la prima volta, qui a Varsavia, che i cinque Paesi più grandi dell’Unione europea hanno manifestato di essere favorevoli alle obbligazioni europee per la difesa”, ha detto Sikorski.

Dal canto suo, parlando in occasione della riunione del G20 di Rio de Janeiro, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel commentare il ruolo dell’Italia nella guerra in Ucraina, ha ribadito il proprio sostegno a favore del Paese attaccato da Mosca:

Come ho già detto mille volte, finché c’è una guerra in Ucraina noi siamo a fianco dell’Ucraina”.

La premier ha detto anche di non essersi “scandalizzata per la telefonata di Scholz (il cancelliere tedesco) a Putin”.

D’altronde, ha spiegato, “non è la prima volta che un leader occidentale parla con Putin” e “mi pare che le posizioni espresse da Scholz siano in linea con il sostegno all’Ucraina e mi pare che da parte russa non ci sia stata nessuna disponibilità al dialogo”.

In Europa torna così a riaffacciarsi quella parola che è magica per molti Paesi, soprattutto dell’Europa del Sud, e che è invece contestualmente invisa in modo significativo all’Europa del Nord, in primis alla Germania: eurobond, una parola che ha visto tra i suoi principali sponsor proprio l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi che, nel rapporto sulla competitività presentato ai mercati all’inizio di settembre - quello commissionato da Ursula von der Leyen - è tornato a lanciare l’auspicio di una Europa che riesca a emettere finalmente debito comune.

Nell’illustrare la sua ricetta salva-Europa, che in numeri si sostanzia in una spesa ulteriore di 750 miliardi di euro l’anno per riuscire a competere a livello globale, l’ex timoniere della BCE ha riparlato infatti della necessità di procedere a una “ emissione regolare di debito comune ”.

Draghi non ha certo dimenticato, in quella occasione, il no arrivato più volte dai cosiddetti falchi europei, definendo “naturale” il fatto che la questione, soprattutto a fronte di quegli investimenti in più che l’Europa dovrebbe fare per essere competitiva, “sollevi preoccupazioni sia sul rischio di fare salire debito, sia sulle emissioni comuni”.

Ma l’ex premier ha sottolineato che “è importante ricordare che questo debito non è per la spesa pubblica corrente o per i sussidi, ma per portare avanti gli obiettivi critici per la nostra futura competitività, che abbiamo già tutti concordato”; e questo basta a trarre la conclusione che, “se uno pone ostacoli al mercato unico vero, all’integrazione dei mercati dei capitali e a emissioni di debito comuni, pone ostacoli ai nostri obiettivi europei comuni”.

Per quanto riguarda il capitolo della difesa comune, va ricordato anche quanto ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel mese di giugno, ovvero che l’Unione europea dovrebbe investire 500 miliardi di euro nel corso del prossimo decennio per rafforzare la sua difesa.

Eurobond dunque inevitabili? Un passo importante è stato compiuto oggi, a Varsavia, a favore di eurobond visti come basi da gettare per consentire all’Europa di avere in tempi di guerra un sistema di difesa comune.

Ma con i falchi dei Paesi virtuosi come la Germania che temono che queste obbligazioni non saranno altro che la scusa che Paesi indebitati come l’Italia presenteranno per continuare ad accumulare debito, e i venti populisti presenti in tutta l’Europa, bisognerà vedere fino a che punto l’Europa passerà dalle parole ai fatti.

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