La Cina è il principale produttore mondiale di grafite e un terzo delle importazioni degli Stati Uniti di questo materiale sono made in China. Altri alleati statunitensi sono ancora più dipendenti.
C’è un nuovo fronte nella guerra tecnologica e commerciale tra Stati Uniti e Cina. L’ultimo settore finito nell’occhio del ciclone è quello relativo ai metalli necessari per alimentare i veicoli elettrici e produrre chip per computer ed elettronica di uso quotidiano. Gli stessi metalli che alimentano l’economia degli Usa e del mondo intero.
Nello specifico, il governo cinese ha posto importanti limiti all’esportazione della grafite, specificando che questa mossa non riguarda alcun Paese specifico, è in linea con le norme internazionali e avrebbe lo scopo di proteggere la sicurezza e gli interessi nazionali cinesi. Già in estate, tuttavia, Pechino aveva chiarito che le restrizioni sui minerali critici erano la risposta degli sforzi di Washington di limitare l’accesso del gigante asiatico ai semiconduttori americani avanzati.
“Questo è solo l’inizio”, dichiarava a luglio Wei Jianguo, ex vice ministro del commercio, quando la Repubblica Popolare Cinese aveva limitato le esportazioni di gallio e germanio, materiali utilizzati in svariati campi, dai semiconduttori ai sistemi d’arma, passando attraverso i pannelli solari ad alte prestazioni.“ La Cina ha molti mezzi e tipi di sanzioni che può usare. Se le restrizioni alla nostra industria ad alta tecnologia continuano a intensificarsi, anche le contromisure della Cina aumenteranno”, aveva avvertito lo stesso Wei. Oggi il governo cinese sta facendo proprio questo. [...]
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