La Cina ha deluso sulla sua performance economica del 2023 e con dati poco incoraggianti, le azioni asiatiche sono state colpite. Cosa succede a Pechino e perché la potenza cinese resta fragile?
La Cina spinge le azioni asiatiche nel baratro oggi e il motivo sono dati deludenti sulla sua crescita.
Il dragone continua la sua difficoltosa strada verso una ripresa più solida dopo i rigidi freni imposti per controllare i contagi Covid. Tuttavia, finora i risultati sono poco incoraggianti e mettono in evidenza la persistenza di incertezze e fragilità nella seconda potenza mondiale.
L’economia cinese è cresciuta più lentamente del previsto nel quarto trimestre, con l’aggravarsi della crisi immobiliare, le crescenti pressioni deflazionistiche e la debolezza della domanda che rafforzano le aspettative su ulteriori misure di stimolo.
In questo contesto, i mercati azionari asiatici sono scivolati in profondo rosso. Gli indici Shenzhen e Shanghai hanno archiviato la seduta con, rispettivamente, -2,40% e -2,09%. Degna di nota la negativa performance di Hong Kong, con l’indice Hang Seng che crolla di oltre il 4%.
Le azioni cinesi, già vicine ai minimi degli ultimi cinque anni, sono quindi scese ancora e lo yuan si è indebolito. La valuta è stata recentemente sottoposta a nuove pressioni poiché crescono le aspettative del mercato secondo cui i politici dovranno impegnarsi presto in ulteriori tagli dei tassi di interesse e altre misure di sostegno.
Cina, la ripresa è irregolare e non convince. I dati che allarmano
Il Pil cinese è cresciuto del 5,2% nel periodo ottobre-dicembre rispetto all’anno precedente, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica (NBS) di mercoledì 17 gennaio, accelerando dal 4,9% nel terzo trimestre ma mancando una previsione del 5,3% secondo un sondaggio Reuters.
Il ritmo è stato sufficientemente solido da garantire il raggiungimento del suo obiettivo di crescita annuale di circa il 5%, ma gli analisti affermano che la ripresa rimane instabile e che far ripartire l’attività nel 2024 potrebbe essere molto più impegnativo.
Gli indicatori di attività di dicembre hanno inoltre mostrato che la crescita della produzione industriale ha registrato un’accelerazione al ritmo più rapido da febbraio 2022, in parte trainata dalla produzione automobilistica, ma le vendite al dettaglio sono aumentate al ritmo più lento da settembre e la crescita degli investimenti è rimasta tiepida.
I dati sul settore immobiliare, un tempo un motore chiave dell’economia, sono stati molto più cupi. I prezzi delle nuove case in Cina a dicembre sono scesi al ritmo più veloce in quasi nove anni, segnando il sesto mese consecutivo di calo, come mostrano i dati NBS. Le vendite di immobili per superficie sono diminuite dell’8,5% durante l’anno, mentre l’avvio di nuove costruzioni è crollato del 20,4%.
Il tasso di disoccupazione nazionale è aumentato al 5,1% a dicembre dal 5,0 di novembre. La pubblicazione dei dati sulla disoccupazione giovanile, ripresa dopo uno stop di alcuni mesi, ha inoltre mostrato che tra i 16-24 anni, esclusi gli studenti universitari, a dicembre la disoccupazione era al 14,9%, rispetto al livello record del 21,3% di giugno.
Dati recenti hanno evidenziato che l’economia stava iniziando il 2024 su basi instabili, con persistenti pressioni deflazionistiche e una leggera ripresa delle esportazioni che difficilmente avrebbero innescato una rapida inversione di tendenza nell’attività industriale poco brillante. Anche i prestiti bancari di dicembre sono stati deboli.
Infine, da sottolineare, che la popolazione del Paese è diminuita per il secondo anno consecutivo nel 2023. Il numero totale di persone in Cina è sceso di 2,08 milioni a 1,409 miliardi nel 2023, un calo più rapido rispetto al 2022.
Cosa aspettarsi sull’economia cinese nel 2024?
Il quadro emerso dai dati sul 2023 dipinge una situazione complessa e instabile per la seconda economia mondiale, che ha raggiunto l’obiettivo ufficiale di crescita per l’anno ma non è riuscita a scrollarsi di dosso molti dei problemi che gravano in modo persistente sulla domanda interna e sulla fiducia.
“L’attività debole di dicembre e il primo aumento del tasso di disoccupazione in cinque mesi hanno fatto capire che la debolezza potrebbe estendersi fino al 2024 a meno che non venga intensificato il sostegno politico. Il governo sta già aumentando la manovra fiscale e ci aspettiamo misure politiche più forti, soprattutto sul versante fiscale nei prossimi mesi”, ha spiegato a Bloomberg l’economista Chang Shu e David Qu.
“L’erogazione graduale del sostegno a partire da metà anno ha fatto ben poco per cambiare la situazione. È chiaro che l’economia cinese ha bisogno di ulteriori stimoli”, ha affermato Harry Murphy Cruise, economista di Moody’s Analytics.
Il sostegno diretto alle famiglie potrebbe essere la leva necessaria per aprire i portafogli, ma la prospettiva di tale sostegno è stata un fallimento per i funzionari negli ultimi anni. Invece, l’allentamento monetario e la nuova emissione di debito per progetti infrastrutturali, energetici e manifatturieri sembrano più probabili, ha aggiunto.
“Anche se prevediamo ancora una spinta a breve termine derivante dall’allentamento della politica monetaria, è improbabile che ciò impedisca un nuovo rallentamento entro la fine dell’anno”, ha avvertito Julian Evans-Pritchard, responsabile China Economics presso Capital Economics.
“Sebbene il governo abbia raggiunto l’obiettivo di crescita del Pil di ’circa 5,0%’ per il 2023, raggiungere lo stesso ritmo di espansione nel 2024 si rivelerà molto più impegnativo”, ha riferito l’esperto.ù
Intanto, il premier cinese Li ha sottolineato a Davos che l’obiettivo dell’anno scorso è stato raggiunto senza ricorrere a “massicci stimoli”, aggiungendo che è stata una strategia per non avere la crescita a breve termine accumulando rischi a lungo termine. Il 2024 è quindi iniziato come un anno molto insidioso e ricco di sfide per la Cina, osservata speciale dalle potenze di tutto il mondo.
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