La guerra Israele-Libano non scuote il prezzo del petrolio, ecco perché

Violetta Silvestri

1 Ottobre 2024 - 09:03

Il prezzo del petrolio è poco mosso dall’aggravarsi della guerra tra Israele e Libano. Perché il conflitto in Medio Oriente non sta impattando sul greggio e quali fattori monitorare?

La guerra Israele-Libano non scuote il prezzo del petrolio, ecco perché

Il prezzo del petrolio sale di poco, nonostante l’aggravarsi del contesto di guerra in Medio Oriente.

L’inizio delle incursioni via terra da parte di Israele all’interno del Libano sta allarmando il mondo, ma senza impattare in modo significativo sulle quotazioni di greggio. Il petrolio si è stabilizzato all’inizio del quarto trimestre, con i futures sul Brent che viaggiano sui 71 dollari al barile e i contratti WTI che scambiano poco sopra i 68 dollari al barile prima dell’inizio della sessione europea del 1° ottobre.

Le maggiori prospettive di offerta e la tiepida crescita della domanda globale superano i timori che le tensioni in Medio Oriente possano avere un impatto sulla produzione della principale regione esportatrice.

Il prezzo del petrolio ha subito un tonfo a settembre. I futures sul Brent hanno chiuso il mese in ribasso del 9%, il terzo mese di diminuzione e il più grande calo mensile da novembre 2022. La quotazione è crollata del 17% nel terzo trimestre, la più grande perdita trimestrale in un anno. Il WTI è sceso del 7% il mese scorso e del 16% nel trimestre.

Prezzo petrolio poco mosso dalla guerra Israele-Libano

Mentre il contesto del Medio Oriente diventa sempre più preoccupante, il prezzo del petrolio oscilla appena e si mostra vulnerabile ad altri fattori, diversi dal conflitto Israele-Libano.

Israele ha intensificato il suo assalto a Hezbollah in Libano da quando venerdì ha ucciso il capo del gruppo sostenuto dall’Iran. L’attesa invasione via terra sul suolo libanese da parte di Tel Aviv sembra essere iniziata questa mattina, quando l’esercito israeliano ha dichiarato che le truppe avevano lanciato raid “limitati” contro obiettivi di Hezbollah nella zona di confine.

I prezzi del petrolio, però, finora non hanno reagito all’escalation, con la produzione di greggio in Medio Oriente in gran parte non influenzata dalle ostilità. L’Iran, il Paese osservato speciale in questa escalation poiché ricco di greggio, non è entrato ufficialmente in guerra.

I fattori più impattanti sul greggio sono altri. Le aspettative che l’OPEC+ manterrà i piani per riportare la produzione, così come un rallentamento in Cina, anche dopo che la scorsa settimana è stato svelato un massiccio stimolo, stanno infatti gravando sul prezzo del petrolio.

Quali fattori possono scuotere il greggio?

Il quarto trimestre è cominciato con le quotazioni di greggio che oscillano tra un atteso aumento dell’offerta e una domanda prevista ancora debole. Queste forze contrapposte hanno finora mantenuto i prezzi orientati su una flessione piuttosto che su balzi in avanti.

Sul lato della domanda di greggio, la Cina è osservata speciale. Un sondaggio ha rivelato che l’attività manifatturiera cinese ha subito una brusca contrazione a settembre, in quanto i nuovi ordini in patria e all’estero si sono raffreddati, facendo scendere la fiducia dei proprietari delle fabbriche a livelli prossimi ai minimi storici.

Gli analisti affermano che una serie di misure di stimolo adottate la scorsa settimana saranno probabilmente sufficienti a riportare la crescita della Cina nel 2024 a circa il 5%, dopo che i dati inferiori alle previsioni degli ultimi mesi hanno messo in dubbio tale obiettivo, ma difficilmente cambieranno le prospettive a lungo termine.

“Ci sono state molte riserve sui prezzi del petrolio, poiché gli operatori di mercato attendono l’imminente aumento dell’offerta da parte dell’OPEC+ entro la fine dell’anno, insieme a una previsione di domanda ancora debole dalla Cina, riflessa negli ultimi dati PMI del Paese”, ha affermato Yeap Jun Rong, stratega di mercato presso IG.

Sul fronte dell’offerta, i riflettori sono accesi sull’lOPEC+, che dovrebbe aumentare la produzione di 180.000 barili al giorno a dicembre. Inoltre, la Libia si sta preparando a ripristinare la produzione dopo che i suoi due Governi rivali hanno raggiunto un compromesso su una disputa che aveva bloccato alcuni pozzi.

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