Un gruppo di chimici ha scoperto come utilizzare l’umidità dell’aria per riciclare la plastica senza usare solventi. Ecco perché è una scoperta rivoluzionaria
L’uso smodato di plastica è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento attuale. Gli oggetti di plastica monouso, solo per fare un esempio, rappresentano più della metà dei rifiuti marini del pianeta. E se a questo aggiungiamo anche il fatto che proprio la plastica è uno dei materiali più complessi e costosi da riciclare, si intuisce bene la portata del problema. Ma una recente scoperta potrebbe rivoluzionare per sempre il mondo del riciclo e salvare l’ambiente.
Come funziona il processo
Pochi giorni fa sono stati pubblicati sulla rivista Green Chemistry i risultati di uno studio promosso da un gruppo di lavoro guidato da Yosi Kratish, professore di chimica presso la Northwestern University. Uno studio rivoluzionario che ha capito come sfruttare l’umidità presente nell’aria per arrivare a scomporre la plastica in maniera rapida e senza utilizzare solventi tossici o altre sostanze chimiche pericolose.
Ma c’è di più. Utilizzando un catalizzatore i ricercatori sono riusciti a rompere i legami chimici del polietilene. Una volta esposta all’aria la sostanza ottenuta è arrivata la scoperta: il materiale si è trasformato in TPA, precursore del poliestere e in acetaldeide, un’altra sostanza chimica industriale semplice da estrarre.
Il metodo innovativo è stato applicato in via sperimentale su comuni bottiglie in plastica e magliette colorate e ha dato come risultato del TPA in forma pura e incolore.
Perché potrebbe essere una rivoluzione per il riciclo e salvare il pianeta
La scoperta del team potrebbe essere rivoluzionaria per due ragioni. La prima di carattere ambientale e la seconda di carattere economico.
I metodi attualmente utilizzati per riciclare la plastica richiedono moltissima energia e sostanze chimiche. E in più danno origine a prodotti pericolosi come i sali di scarto. Il nuovo metodo, invece, sfruttando l’aria, non soltanto è più ecologico, ma ha anche possibilità di applicazioni immediate nel mondo reale.
In più il processo è decisamente economico. Il catalizzatore ha un costo irrisorio ed è sufficiente lasciare la miscela ottenuta esposta all’umidità dell’aria per scomporre la quasi totalità del materiale plastico in appena 4 ore.
I prossimi passi della ricerca
La fase preliminare di sperimentazione, come abbiamo appena visto, ha prodotto risultati superiori alle aspettative. La prossima tappa sarà l’applicazione del metodo a contesti più ampi e diversificati per soddisfare la domanda industriale e riuscire a riciclare quantità maggiori di plastica.
L’obiettivo prefissato è quello di riuscire in tempi brevi a perfezionare ulteriormente il processo, migliorando i tempi di reazione, la concentrazione dell’elemento catalizzante e la temperatura, per riuscire a creare una soluzione economica volta a trasformare i rifiuti in plastica in elementi da poter riutilizzare e trasformare in nuovi prodotti.
L’impatto della plastica sull’ambiente: qualche numero
La speranza è che la soluzione scoperta dai chimici americani sia velocemente perfezionata e applicabile. L’emergenza plastica è infatti ben lontana dall’essere risolta.
Con le tecnologie attualmente utilizzate siamo riusciti a riciclare meno del 10% della plastica prodotta. E le stime degli enti di vigilanza europei parlano di un raddoppio della produzione di oggetti in plastica da qui al 2050.
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