La settimana economica in 4 punti: cosa devi sapere sul mondo

Violetta Silvestri

17/02/2024

4 punti di sintesi per spiegare cosa è accaduto a livello economico nel mondo in una settimana: perché alcuni eventi sono così importanti per definire il contesto globale attuale?

La settimana economica in 4 punti: cosa devi sapere sul mondo

Un’altra settimana è passata e l’economia mondiale ha registrato almeno 4 eventi degni di nota.

Tra recessioni tecniche confermate, previsioni su crescita e inflazione aggiornate, aspettative e strategie politiche ed economiche sulle grandi potenze, il contesto globale continua a destare preoccupazione.

In una sintesi di 4 punti, ecco cosa devi sapere su quanto accaduto nel mondo nei giorni scorsi.

1. Declino Europa

Il Regno Unito è scivolato in una lieve recessione nella seconda metà del 2023, dimostrando che il primo ministro Rishi Sunak finora non è riuscito a mantenere il suo impegno di far crescere l’economia. Sebbene il Pil abbia registrato un +0,1% nel complesso dell’anno, si è trattato dell’espansione annuale più lenta che il Regno Unito avesse visto dal 2009, escluso il primo anno della pandemia.

L’economia dell’Eurozona intanto sta entrando nel 2024 indebolita rispetto a quanto precedentemente previsto, secondo le nuove previsioni dell’Unione Europea che anticipano un altro anno di crescita contenuta. Il Pil nel blocco valutario accelererà solo leggermente allo 0,8% quest’anno dopo lo 0,5% nel 2023, ha affermato la Commissione europea.

La produzione manifatturiera nella più grande economia europea, la Germania, ha registrato una tendenza al ribasso dal 2017, e il declino sta accelerando con l’erosione della competitività. La crisi energetica dell’estate del 2022 è stata un importante catalizzatore. Sebbene siano stati evitati gli scenari peggiori, i prezzi rimangono più alti che in altre economie, il che si aggiunge ai costi derivanti dall’aumento dei salari e dalla complessità normativa.

2. Il Giappone va in recessione

L’economia del Giappone è scivolata inaspettatamente in recessione dopo essersi contratta per il secondo trimestre a causa della domanda interna debole, spingendo alcuni osservatori delle banche centrali a respingere le scommesse su uno stop imminente della politica dei tassi di interesse negativi della nazione.

Le famiglie e le imprese hanno tagliato la spesa per il terzo trimestre consecutivo mentre l’economia giapponese è retrocessa lo scorso anno al quarto posto al mondo in termini di dollari. Il risultato più debole del previsto complicherà la decisione della Banca del Giappone di effettuare il primo rialzo dei tassi in Giappone dal 2007.

3. Sale l’inflazione Usa

I prezzi al consumo sono aumentati all’inizio dell’anno, bloccando i recenti progressi nella disinflazione e ritardando probabilmente qualsiasi taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.

I prezzi del cibo, dell’assicurazione auto e dell’assistenza medica sono saliti, mentre i costi dell’alloggio hanno contribuito per oltre i due terzi all’aumento complessivo. I servizi ospedalieri ambulatoriali e i servizi per animali domestici hanno entrambi registrato anticipi mensili record.

Anche i prezzi alla produzione Usa hanno registrato un rialzo. Il messaggio di prudenza sulla diminuzione del costo del denaro è stato confermato. La questione taglio dei tassi si complica per la Fed.

4. Strategie per le materie prime

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea discutono la possibilità di unire i loro sforzi per coinvolgere i fornitori di minerali critici nelle nazioni ricche di risorse in una collaborazione. Washington e Bruxelles stanno cercando di contrastare il dominio della Cina nella catena di approvvigionamento delle materie prime note come minerali critici, un termine ampio che include input per veicoli elettrici e altre tecnologie energetiche verdi.

Intanto, con i riflettori accesi sulle presidenziali Usa di novembre, alcuni analisti ricordano che la guerra commerciale di Donald Trump con la Cina ha logorato i legami economici tra le due superpotenze globali. I suoi piani per il secondo mandato rischiano di tagliarli del tutto. L’ex presidente propone dazi del 60% su tutte le importazioni cinesi. Ciò ridurrebbe praticamente a zero un canale commerciale da 575 miliardi di dollari, secondo Bloomberg Economics.

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