Le incertezze dei mercati in 4 punti: cosa sta per accadere?

Violetta Silvestri

14 Dicembre 2024 - 14:58

Mercati pronti a nuovi shock? Cosa sta per accadere e perché 4 fattori possono destabilizzare la finanza globale?

Le incertezze dei mercati in 4 punti: cosa sta per accadere?

La settimana dal 16 al 20 dicembre può essere dirompente per i mercati e i motivi sono almeno 4. I fattori potenzialmente in grado di scuotere le Borse mondiali e non solo comprendono la riunione Fed, il meeting della Banca centrale del Giappone, le sorti politiche ed economiche della Germania, l’aggiornamento sull’andamento dei PMI.

Il 2024 sta per essere archiviato, ma sono poche le certezze sul 2025. Per questo, ogni singolo dato o qualunque novità finanziaria proveniente dalle grandi economie mondiali possono scuotere un fragile equilibrio. Se è vero, infatti, che i tassi di interesse hanno iniziato a ridursi a fronte di una innegabile inflazione in calo, altrettanto concreta è la possibilità che la Fed proceda con cautela con i tagli.

Dollaro, rendimenti obbligazionari e valute dei mercati emergenti sono vulnerabili a ogni parola di Powell. Anche il Giappone naviga in acque poco chiare e la Germania è ormai destinata a concludere un anno terribile, tra crisi industriale e nuove elezioni per febbraio.

Intanto, l’attesa ripresa economica trainata dai servizi potrebbe essere già in fase di indebolimento. I mercati osservano con attenzione almeno 4 eventi chiave della prossima settimana.

1. Fed, un altro taglio per chiudere il 2024?

Si prevede che la Federal Reserve statunitense continuerà ad allentare la politica monetaria con un taglio dei tassi di 25 punti base (bps) mercoledì, in quella che sarebbe la terza riduzione consecutiva, con l’ultimo indice dei prezzi al consumo in aumento, in linea con le stime degli economisti.

Gli investitori hanno ridimensionato le aspettative su quanto la Fed taglierà il prossimo anno. I trader si aspettano che i tassi scendano a circa il 3,7% entro la fine del 2025 dall’attuale intervallo del 4,5%-4,75%, circa 90 punti base in più rispetto a quanto stimato a settembre.

Ciò pone l’attenzione sulle proiezioni sui tassi della Fed e su qualsiasi intuizione del presidente Jerome Powell sulle sue aspettative per un allentamento futuro. Powell ha affermato che l’economia è più forte ora di quanto la Fed avesse previsto a settembre, e sembra aver segnalato il suo sostegno a un ritmo più lento di tagli dei tassi in futuro.

2. Giappone incerto

Nelle ultime due settimane, le aspettative sulla politica monetaria della Banca del Giappone hanno subito ampie oscillazioni, creando non pochi problemi ai trader.

Ma con l’avvicinarsi della decisione del 19 dicembre, il segnale diventa più chiaro, anche se l’esito è ancora incerto. Giovedì Reuters ha riferito che i decisori politici sono propensi a una pausa, in attesa di ulteriori dati sui salari e di chiarezza sulle politiche di Donald Trump, prima di aumentare i tassi per la terza volta.

Il giorno prima, Bloomberg aveva riferito che i funzionari della BOJ ritenevano che il rinvio di un ulteriore inasprimento avrebbe comportato “pochi costi”.

Non c’è dubbio che la decisione della BOJ sia in corso, il che significa che la volatilità del mercato potrebbe essere elevata. Un rischio ipotizzato è che la Fed sorprenda non tagliando i tassi il 18 dicembre, innescando un balzo del dollaro/yen.

Ma gli analisti sottolineano che sarebbe molto improbabile che la Fed andasse controcorrente quando la convinzione del mercato a un taglio è così forte.

3. Germania, il Dax è davvero così forte?

Il DAX tedesco è l’indice europeo con la migliore performance di quest’anno, in crescita del 22% e raggiungendo un massimo storico dopo l’altro.

I titoli della difesa, della tecnologia e delle costruzioni hanno più che compensato la pessima performance del settore automobilistico. La Germania delle aziende, quindi, sembra resistere a una crescita lenta e a un caos politico. Intanto, il voto di sfiducia al governo il 16 dicembre dovrebbe spianare la strada a elezioni anticipate a febbraio.

Ma il diavolo è nei dettagli. Il mid-cap MDAX tedesco quest’anno è sceso dell’1,1%. Gli utili delle società tedesche si sono ridotti del 5,4% su base annua nel terzo trimestre, rispetto all’8,2% di crescita degli utili STOXX, sulla base dei dati LSEG.

Le azioni tedesche potrebbero iniziare ad allinearsi un po’ di più alla realtà economica e politica sottostante.

4. La crescita dei servizi sta già frenando?

I settori dei servizi, un tempo solidi nelle grandi economie, stanno vacillando e quella ampia divergenza con la stagnazione dell’attività manifatturiera si sta assottigliando.

Questa è stata la conclusione dei PMI di novembre. I numeri di dicembre, in uscita in tutto il mondo la prossima settimana, dovrebbero mostrare se il rallentamento è ancora più grave.

Il PMI composito della zona euro di novembre, considerato un buon indicatore della salute economica complessiva, è sceso a 48,3 da 50,0 di ottobre. Il PMI di tutti i settori della Gran Bretagna è diminuito al suo minimo in un anno a 50,9, appena sopra il marcatore che separa la contrazione dall’espansione.

Anche l’attività del settore dei servizi degli Stati Uniti ha rallentato. Le preoccupazioni sui dazi doganali negli Stati Uniti e le tensioni politiche in Francia e Germania potrebbero danneggiare l’attività economica.

Per alcuni osservatori, i dati PMI dipingono un quadro troppo pessimistico dell’attività di fondo, con il calo dei tassi di interesse che contribuisce invece a rafforzare il sentiment.

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