Lega dopo il voto: inizio della fine? I 3 punti deboli di Salvini

Violetta Silvestri

28/01/2020

La Lega dopo il voto mostra almeno 3 punti deboli. Il partito di Matteo Salvini, infatti, potrebbe vedere ridimensionata la sua forza all’interno della coalizione. L’analisi post-elettorale ha messo in evidenza alcune debolezze del Carroccio.

Lega dopo il voto: inizio della fine? I 3 punti deboli di Salvini

La Lega e il suo leader Matteo Salvini continuano a essere gli osservati speciali in questo dopo elezioni più analizzato nei partiti degli ultimi anni in Italia. Se, infatti, alcuni risultati elettorali appaiono abbastanza chiari - come il crollo del Movimento 5 Stelle - altri necessitano di una lettura più approfondita.

I voti ottenuti dal partito leghista, per esempio, mostrano dati interessanti. Nonostante Salvini cerchi di confermare la sua leadership come irremovibile all’interno del centrodestra, i numeri parlano chiaramente di un calo.

Questo significa che, per il Carroccio, potrebbe iniziare la strada del declino, a vantaggio di altri politici dello stesso schieramento, come Giorgia Meloni, e delle opposizioni, come il PD, in apparenza galvanizzato dal Movimento delle Sardine.

Per la Lega è l’inizio della fine dopo le elezioni regionali?

Lega e elezioni regionali: Salvini ha almeno 3 punti deboli

La Lega, e soprattutto il suo leader Salvini, che di fatto ha personalizzato l’intera campagna elettorale per le regionali in Emilia Romagna, sono sotto esame in questi giorni post-elettorali.

L’impresa non riuscita di vincere nella regione rossa, infatti, ha fatto emergere tutti i punti critici dell’approccio leghista e salviniano alla politica. Sono almeno 3 i temi sui quali Salvini dovrà riflettere per evitare un declino, in parte già iniziato: il numero di preferenze in calo; il rapporto con i partiti di coalizione; la personalizzazione dei temi politici.

1. Perdita di voti

La Lega ha perso voti in questo turno elettorale regionale. In Emilia Romagna, infatti, le preferenze per il partito di Salvini si sono fermate al 32%, in calo rispetto al 33,8% che aveva guadagnato nello stesso territorio nel 2014 nelle consultazioni per le Europee.

Sono stati circa 70.000 i voti in meno e la Lega non è più il primo partito, titolo conquistato dal PD, che ha raggiunto il 34,7%.

Anche in Calabria sono emersi punti deboli per il Carroccio. Nonostante i leghisti siano entrati per la prima volta in Consiglio regionale, i risultati sono deludenti rispetto ai voti delle Europee. Il partito di Salvini, infatti, si è fermato al 12,3%, percentuale in declino nei confronti del 22,61% del 2014.

2. Equilibri di forza nel centrodestra

La discussione sul prossimo futuro è aperta all’interno del centrodestra. In questo ambito, gli equilibri potrebbero ridimensionarsi, a danno proprio di Matteo Salvini. Dopo i risultati del voto regionale, infatti, la Lega non è più percepita come partito trainante e la leadership di Salvini non appare come incontestabile.

Forza Italia di Silvio Berlusconi ha già fatto sapere che:

“Senza di noi al Sud la Lega non vince. Ora serve maggiore collegialità, Salvini non può pensare di fare tutto da solo.”

Giorgia Meloni, forte dei suo raddoppio di preferenze in Emilia Romagna e dell’ottimo risultato calabrese, ha sottolineato che:“Si può migliorare il gioco di squadra, si può fare un lavoro più condiviso.”

Una coalizione centralizzata sull’esclusiva personalizzazione salviniana, quindi, molto probabilmente non sarà più accettata.

3. Personalizzazione dei temi politici

È opinione abbastanza diffusa e condivisa in questo post-voto che la tattica di estrema personalizzazione della politica portata avanti con determinazioone da Salvini ha molti punti deboli.

Il leader della Lega ha spaziato dall’aggressiva campagna social ai gesti plateali come quello del citofono, fino alla strumentalizzazione di Bibbiano. Tutto, operando in prima persona, quasi sempre da solo, senza nemmeno gli alleati.

Il suo linguaggio e l’approccio così personalizzato nell’affrontare temi e questioni politiche non hanno avuto la meglio in Emilia Romagna. Salvini ha fatto sapere che rifarebbe tutto, forte di un ampio margine di consenso verso questo suo stile.

I risultati emiliani e calabresi, però, hanno mostrato la fragilità del fare politica in questo modo. Per Salvini, attaccato in modo efficace anche dalle Sardine, potrebbe essere necessario ripensare la strategia comunicativa.

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