Vita e retroscena di una delle figure più emblematiche della fotografia italiana e internazionale: la storia di Letizia Battaglia in onda su Rai 1.
Figure come quelle di Letizia Battaglia, che hanno fatto dell’arte visiva l’essenza della loro vita, non possono che ispirare il mondo del cinema, o meglio, quello della documentaristica.
Fedelmente allo stile di reportage che ha contraddistinto la grande carriera di questa indomita donna, Rai 1 ha scelto di dedicarle un omaggio in prima serata, alle 21:20, domenica 22 e lunedì 23 maggio. Andrà infatti in onda la miniserie di Roberto Andò con protagonista con Isabella Ragonese «Solo per passione - Letizia Battaglia fotografa». Quest’opera, tracciando i contorni di un’esistenza libera da schemi e convenzioni, è l’occasione perfetta per assaporare luci e ombre di una vita intensa che, ai temi cocenti della mafia, affianca storie di premi ed esposizioni internazionali.
Per gustare a fondo questa visione però è importante scoprire dove nasce Letizia Battaglia, da dove deriva la sua fotografia e, più in generale, la sua arte di vivere sempre in bilico. Dando quindi uno sguardo alla sua storia biografica e ai tanti successi che hanno caratterizzato la sua attività professionale, capiamo chi era la figura che ha rivoluzionato il panorama del fotogiornalismo italiano.
Vita privata di Letizia Battaglia
Letizia Battaglia si è spenta a 87 anni Cefalù il 13 aprile 2022. Malata di tumore da tempo, la fotoreporter italiana ha lasciato il segno con le sue foto di Palermo e dei delitti di mafia degli anni Settanta e Ottanta. Quegli scatti hanno fatto il giro del mondo ma la donna dietro l’obiettivo ha una biografia di altrettanto spessore.
La sua storia, colorita e punteggiata da eventi a tratti sconvolgenti, ha inizio il 5 marzo 1935 a Palermo, una città all’epoca particolarmente bigotta e retrograda che dirà tanto della sua produzione e la segnerà profondamente.
Il primo evento che caratterizzò la sua vita privata fu il matrimonio in giovanissima età, si sposò infatti a soli 16 anni ed ebbe tre figlie: Cinzia, Shobha e Patrizia Stagnitta. La scelta coniugale era in vero un sogno di autonomia e di emancipazione dalla famiglia si dissolse e naufragò in un rapporto rigidamente disciplinato da regole patriarcali, un contesto insopportabile se unito al ruolo di madre che non le consentì di proseguire gli studi.
Queste insoddisfazioni si fanno largo nella coppia e le curiosità intellettuali di Battaglia sono vissute come una minaccia dal marito. Accusata di adulterio ha un crollo nervoso e viene ricoverata in una clinica svizzera dove subisce un trattamento psichiatrico. Tornata poi a Palermo dove decide di affrontare il suo malessere con la psicanalisi ritrovando però un equilibrio ancora precario.
L’infelicità matrimoniale sfocia in delle vere relazioni extraconiugali e volendo fuggire dall’amore del marito che lei stessa ha definito possessivo e soffocante divorziò, in un periodo in cui questa pratica era ancora poco accettata.
L’incontro con il giovane fotografo Santi le dona nuova speranza e dall’appassionata storia nasce la svolta verso l’indipendenza. Insieme alle tre figlie si sposta dal tetto palermitano e cerca la propria strada.
Aveva 38 anni e appena quattro anni prima (1969) aveva iniziato a fotografare per il quotidiano L’Ora di Vittorio Nisticò; è l’unica donna in un mondo editoriale fatto di soli uomini.
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Fotoreporter di mafia, lotta e scatti celebri
La sua carriera la porterà per circa quattro anni a Milano ma nel 1974 torna nella sua terra natia, fondando insieme a Franco Zecchin un’importante agenzia dal nome Informazione Fotografica.
Qui ha inizio la sua attività di documentazione più prolifica: gli scatti dei delitti di mafia. Documenta la mattanza durante la quale Cosa Nostra uccide poliziotti, magistrati e cittadini. Quelle foto in bianco e nero sconvolgono anche l’estero.
Questo la porta negli anni ’80 a fondare il ’laboratorio d’If’ per fotografi e fotoreporter palermitani e a vincere nel 1985 l’Eugene Smith, un premio del settore che mai prima di allora era stato nelle mani di una donna europea. Il primo Mother Johnson Achievement for Life poi le è stato tributato nel 1999.
I suoi scatti più celebri sono quelli presso l’Hotel Zagarella in cui Andreotti fu ritratto mentre tratta con esponenti dei clan o l’assassinio del giudice Terranova così come i funerali del Generale Dalla Chiesa.
L’omicidio di Giovanni Falcone però segna una svolta; la colpisce così tanto che dice di non voler più fotografare quanto piuttosto dedicarsi ad attività cooperative di sensibilizzazione e divulgazione.
Quest’evento è in realtà connesso con la miniserie a lei intitolata poiché la seconda parte andrà in onda proprio per celebrare la Giornata della Legalità in cui si ricordano i 30 anni dalla strage di Capaci.
Letizia Battaglia: simbolo di coraggio femminista
Battaglia fu una donna dalla doppia anima: attivista antimafia da un lato, inconsapevole femminista dall’altro. Queste due lotte sono parallele ma s’intrecciano nel momento in cui Letizia incoraggia giovani aspiranti fotografe alla denuncia o ancora, come detto da Maria Pia Ammirati direttrice di Rai Fiction, se ci si rende conto come entrambi i temi si scontrino con un Paese difficile e reticente al cambiamento.
Nei lavori di Battaglia infine emerge sempre il desiderio, lo stesso che la mosse nella sua intimità, di dare spazio all’autodeterminazione e alla centralità della figura femminile. La fotografa infatti scattò tanti volti di bambine, mamme e nonne segnate da concezioni ideologiche territoriali in cui la donna ha storicamente avuto un ruolo marginale.
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