La risposta delle librerie all’e-commerce, ecco come hanno retto alla pandemia: l’intervista ad Ambrosini (Ali)

Stefano Rizzuti

7 Aprile 2022 - 17:36

Nonostante la pandemia e l’incremento del ricorso all’e-commerce, il 2020 e il 2021 per le librerie italiane sono stati due anni positivi, come spiega Paolo Ambrosini, presidente dell’Associazione librai, in un’intervista a Money.it.

La risposta delle librerie all’e-commerce, ecco come hanno retto alla pandemia: l’intervista ad Ambrosini (Ali)

La pandemia di Covid-19 ha rivoluzionato diversi settori dell’economia italiana. E tra questi c’è sicuramente l’editoria, che ha comunque retto all’impatto dell’emergenza sanitaria, pur dovendo ora affrontare la difficile sfida dell’aumento dei costi dell’energia e della produzione della carta.

Nel mondo dell’editoria un ruolo particolare riveste un settore specifico, quello delle librerie italiane. L’incremento del ricorso all’e-commerce, dovuto alle nuove abitudini legate alla pandemia e alle chiusure, non sembra aver ridimensionato il ruolo delle librerie fisiche.

A spiegare come mai questo è avvenuto, cosa è successo negli ultimi due anni e cosa sta cambiando ora - con la crisi energetica e la guerra in Ucraina - è Paolo Ambrosini, presidente dell’Associazione librai italiani. Che in un’intervista a Money.it fa il punto della situazione per le librerie.

Qual è attualmente lo stato di salute del settore delle librerie?
Fotografare la situazione del comparto in questo momento è difficile perché dopo due anni, comunque positivi, la partenza di questo primo trimestre non è stata delle migliori. Stiamo conducendo il nostro osservatorio che realizziamo ogni anno, ma l’impressione che abbiamo è che ci sia stato un bel rallentamento nel consumo dei libri, per motivi che non dipendono dai libri ma da fattori esogeni come l’aumento dei prezzi del riscaldamento e lo scoppio della guerra.

Perché crede che questi fattori abbiano avuto un impatto diretto sul vostro settore?
Perché incidono banalmente sulla capacità di spesa delle famiglie. Il libro è un bene che va acquistato, c’è stato un rallentamento perché si è registrata una crescita del costo del gas tale che è evidente che chi ha redditi da lavoro comunque non elevatissimi chiaramente ha ritenuto di dover rivedere la composizione del suo paniere di spesa.

Da quando avete riscontrato questo rallentamento?
È un meccanismo che si è manifestato nella sua dimensione con il nuovo anno. La chiusura del 2021 era avvenuta comunque su valori positivi, certo è che verso fine anno c’era stato in alcuni momenti un rallentamento, ma su cui incideva anche l’andamento della pandemia. Oggi no, la situazione - dal punto di vista del percepito - è diversa, l’idea è che ne siamo fuori. La guerra distrae, è un elemento di distrazione oltre che di preoccupazione: il tempo viene dedicato a leggere del conflitto e quindi non ci si dedica ai libri.

Cosa è cambiato per le librerie italiane con la pandemia? Quali sono state le conseguenze?
Distinguerei la prima fase della pandemia, quella acuta, con il blocco totale. Tutti eravamo rimasti smarriti, non si sapeva che prospettive ci sarebbero state. A quella situazione di smarrimento si aggiungeva anche un elemento di non accettazione della scelta che imponeva la chiusura alle attività fisiche ma lasciando aperte quelle online. Si era detto che la libreria poteva essere tenuta chiusa, ma online si poteva vendere. Questa cosa a noi non era proprio piaciuta, la ritenevamo non equilibrata. Peraltro le misure a ristoro erano insufficienti, parliamo di 600 euro al mese: siamo riusciti a ottenere e a far capire che non dovevamo restare chiusi perché il libro era un bene che poteva servire durante la pandemia, anche per ritrovare un po’ di serenità. Questo ci ha consentito di riaprire prima di altri, già da aprile del 2020, e ci ha permesso da maggio di rimettere in moto la macchina produttiva dell’editoria italiana che si era fermata.

Poi c’è stata una seconda fase...
La fase del momento della riscoperta dell’acquisto del libro in libreria, riscopriva il piacere della lettura. Due anni, 2020 e 2021, che sono stati due anni positivi per il nostro mercato. Anche con la riscoperta di un’offerta di prossimità che prima era un po’ trascurata. C’è stato un aumento delle vendite dei libri e dell’intensità di lettura e qualche nuovo lettore si è affacciata. Sono stati due anni ottimi anche con alcune iniziative politiche come riconoscere i libri come beni essenziali, poi il fondo di 30 milioni per l’acquisto delle biblioteche almeno in tre librerie del territorio, in più anche il rafforzamento del tax credit.

Con la pandemia è aumentato il ricorso all’e-commerce, che conseguenze ha avuto per le librerie?
Il 2020 e il 2021 comunque hanno visto una crescita del mercato ed è cresciuta molto la vendita dell’online, arrivata anche al 40% del mercato totale. Hanno sofferto soprattutto le librerie dei centri storici e nei centri commerciali in seguito al cambio della mobilità, con lo smart working e la riduzione del flusso turistico. Invece ne hanno tratto beneficio le librerie di quartiere e dei piccoli centri. Ora con il ritorno a una normalità anche nel modo di lavorare questa situazione si redistribuisce. Occorrerà capire quanto quello spostamento alle librerie di quartiere rimanga o si ritorni in quelle di città. Rispetto agli acquisti online, da quanto sappiamo noi, anche loro hanno risentito in questi tre mesi. Quindi c’è un problema di crisi economica, non è una crisi del settore del libro, non è legata all’offerta o alla rete commerciale. È una questione di disponibilità di spesa o di timore di non avere risorse necessarie per affrontare le spese.

Quali sono le conseguenze del caro energia e dell’aumento del costo della carta sulle librerie?
Qualche aumento lo abbiamo visto, però non parlerei di una situazione clamorosa. Per esempio in alcuni casi vediamo una ristampa che passa da 10 a 11 euro, ma non è un fenomeno che riguarda una gran quantità della produzione disponibile oggi. Invece quello che ci preoccupa molto è il tema della disponibilità della carta, soprattutto in prospettiva per il mercato scolastico che si concentra da maggio fino a ottobre. L’editore valuta le novità che ha previsto di inserire nella produzione e determina la tiratura nel momento in cui c’è l’adozione dei libri, che quest’anno dalle scuole arriverà entro la prima settimana di giugno. Poi serve il tempo per predisporre la produzione e potrebbero anche essere stretti.

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