In aumento i casi negli Usa e cresce la preoccupazione. Può essere pericolosa per l’uomo?
Negli ultimi giorni è tornata alla ribalta mondiale la scoperta di 800 nuovi casi di «Cwd», nota come la malattia del cervo zombie tra cervi e alci all’interno del parco di Yellowstone, negli Usa. Una scoperta che ha fatto crescere la preoccupazione tra gli scienziati che temono un allargamento della diffusione della malattia, ne stanno studiando le origini e valutano la possibilità à di un salto di specie verso l’uomo.
La malattia del cervo zombie non è nuova, anche in Europa è conosciuta sin dal 2016 quando è stata diagnosticata in una renna norvegese e da allora i casi di Cwd sono stati identificati anche in renne, alci e cervi in Norvegia, Svezia e Finlandia. Ma cos’è e come colpisce?
Malattia del cervo zombie: cos’è e come si trasmette
La «Cwd» o comunemente chiamata malattia del cervo zombie, viene chiamata così perché l’animale infetto presenta tra i sintomi perdita di equilibrio, difficoltà nella deglutizione, sguardo vuoto e assente tanto da sembrare appunto uno zombie nella foresta.
L’origine della malattia non è ancora nota, ma quello che si sa è che si tratta di una malattia causata dai prioni, proteine mal ripiegate in grado di alterare la forma di varianti normali della stessa proteina. Il loro accumulo nel cervello causa la malattia degenerativa del sistema nervoso centrale. Una malattia simile è quella che abbiamo sentito in passato e che veniva chiamata come morbo della mucca pazza.
La prima volta è stata scoperta negli anni 60 in Colorado. La trasmissione avviene per contatto diretto con altri animali o per contatto indiretto tramite oggetti e ambienti contaminati con saliva, urina, feci o carcasse.
Al momento non esistono cure né vaccini e per questo chi contrae la malattia va incontro ad un deperimento cronico che alla fine risulterà fatale.
Ci sono pericoli per l’uomo?
Al momento non sono stati segnalati casi di salto di specie e quindi trasmissione alle persone ma la malattia viene attenzionata dagli scienziati perché non esiste ancora certezza che questa non possa rappresentare in futuro un rischio per la salute umana.
Diversi scienziati, compreso l’Istituto neurologico Besta di Milano esperto nel campo delle malattie da prioni umane e animali, se ne sta occupando. Siccome esiste la possibilità che tracce di prioni associati alla Cwd possano essere presenti nella carne destinata al consumo umano, è importante conoscere se possono esserci rischi per la salute.
L’istituto italiano, insieme ad altri europei, stanno concentrando le analisi innanzitutto sulla distribuzione del prione Cwd nei tessuti periferici dei cervidi e sulla possibile trasmissione della malattia ad altri animali, in particolare agli ovini che spesso condividono le stesse aree dei cervi infetti. La carne ovina è più soggetta al consumo umano e in caso di permanenza di prioni nella carne, può rappresentare un pericolo.
Quindi il primo aspetto è capire se tale malattia può saltare da specie a specie e poi se effettivamente può avvenire il contagio anche con gli esseri umani. Al momento - come ribadito anche dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri - «non esiste nessun allarme né sono accaduti fatti nuovi che possano aumentare il livello di allerta o spiegare l’ondata mediatica che ha messo sotto i riflettori questa malattia, nota da tempo».
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