Malattia, quando non è retribuita?

Simone Micocci

26 Giugno 2023 - 16:59

In quali casi l’assenza per malattia non è retribuita? Occhio alle scadenze, superati i 180 giorni nell’anno solare si rischia una busta paga a zero euro (e di perdere il posto di lavoro).

Malattia, quando non è retribuita?

Non bisogna commettere l’errore di pensare che l’assenza per malattia nel lavoro subordinato sia sempre retribuita. In realtà non è così in quanto bisogna distinguere la malattia in tre differenti periodi: i primi 3 giorni, gli altri 180 e i successivi.

L’Inps, infatti, interviene indennizzando l’assenza solamente nel secondo periodo, ossia nei 180 giorni successivi al terzo giorno di malattia; nel periodo precedente nonché in quello successivo, le assenze potrebbero anche non essere retribuite in quanto dipenderà da quanto stabilito dal contratto collettivo di appartenenza.

Non sempre quindi la malattia è retribuita: ciò dipende dalla sua durata, nonché dal settore di appartenenza.

Quando la malattia non viene pagata dall’Inps

Le assenze per malattia nella maggior parte dei casi vengono retribuite dall’Inps. Generalmente l’indennità di malattia per lavoratori dipendenti è pari a:

  • 50% della retribuzione media giornaliera, dal 4° al 20° giorno;
  • 66,66% dal ventunesimo al 180° giorno.

Per la durata dell’indennità di malattia, però, si applicano regole differenti a seconda della tipologia del lavoratore. Fermo restando che i primi 3 giorni vengono sempre pagati dal datore di lavoro, ma solo laddove sia previsto dal Ccnl di appartenenza, l’Inps paga l’indennità di malattia nel periodo successivo ma comunque entro i limiti indicati nella seguente tabella.

Lavoratori Limiti
Operai del settore industria e operai e impiegati del settore terziario e servizi Spetta per un numero massimo di giorni pari ai giorni lavorati nei 12 mesi prima dell’inizio della malattia, per un minimo di 30 e per un massimo di 180 giorni nell’anno solare.
Lavoratori dell’agricoltura Per un massimo di 180 giorni nell’anno solare per coloro che hanno effettivamente iniziato l’attività lavorativa e sono assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Per chi invece è con contratto a tempo determinato spetta per un numero di giorni pari alla durata in cui risultano iscritti negli elenchi, ma solo per coloro che hanno svolto almeno 51 giornate di lavoro in agricoltura nell’anno precedente, o comunque 51 giornate nell’anno in corso e prima dell’inizio della malattia.
Lavoratori marittimi (settore pesca ex assicurati Ipsema) Massimo un anno

Generalmente, quindi, la malattia viene pagata per un massimo di 180 giorni nello stesso anno solare: superato questo termine non spetta alcunché da parte dell’Inps e l’unica possibilità di ricevere un indennizzo sulla propria assenza è data dall’eventualità che nel Ccnl di categoria venga espressamente previsto l’intervento da parte del datore di lavoro.

Quando non viene pagata la malattia?

La maggior parte dei contratti collettivi stabilisce che è compito del datore di lavoro farsi carico del pagamento della retribuzione nel cosiddetto periodo di carenza, ossia nei primi 3 giorni di malattia.

La misura dell’indennità dipende dai singoli contratti: c’è chi stabilisce, ad esempio, che al lavoratore spetta il 100% di quanto percepito solitamente, quindi lo stipendio pieno, e chi invece prevede una percentuale ridotta.

Meno frequenti i casi di contratti collettivi che indennizzano la malattia anche dopo il termine di 180 giorni: per questo motivo è molto probabile che al raggiungimento di questo limite la malattia non venga più retribuita. E bisogna persino stare attenti, perché al superamento della soglia individuata dal contratto per il cosiddetto periodo di comporto c’è persino il rischio di perdere il posto di lavoro.

Periodo di comporto e aspettativa non retribuita

Come anticipato, il Ccnl è importante anche perché indica il periodo di comporto, ossia quel periodo in cui il lavoratore assente per malattia - indipendentemente dalla possibilità che abbia diritto o meno alla suddetta indennità - non può essere licenziato.

Tale periodo può coincidere con i 180 giorni indennizzati dall’Inps o anche durare di più: può esserci quindi un periodo in cui la malattia non viene pagata ma il lavoratore ha comunque diritto alla conservazione del posto di lavoro.

In alcuni contratti viene poi istituito un ulteriore strumento chiamato aspettativa per malattia che consente di dilatare i limiti temporali del periodo di comporto non rischiando così il licenziamento. Aspettativa che ad esempio nel Ccnl metalmeccanici ha una durata di 4 mesi, così come nel Ccnl Terziario (120 giorni), ma in ogni caso non è mai retribuita.

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