Le mamme tedesche non ci stanno e richiedono al Governo un rimborso per le attività extra che hanno dovuto svolgere durante il lockdown, scatenando una protesta sui social.
Le mamme tedesche chiedono 8.000 euro al Governo come risarcimento per il lavoro “extra” che hanno dovuto svolgere durante il lockdown a causa delle scuole chiuse. La class action è nata sui social a opera dell’architetto Karin Hartmann, residente nella regione della Sassonia, che, insieme ad altre madri lavoratrici, ha fatto partire una vera e propria protesta contro il Governo.
Durante le settimane di blocco, molti genitori si sono trovati alle prese con i propri impegni professionali, quelli legati all’istruzione dei figli e alla gestione della casa, comportando una mole di lavoro in più. Un gruppo di madri ha quindi deciso di emettere una fattura simbolica nei confronti del governo federale, dal momento che hanno dovuto sopperire all’assenza delle scuole e dei servizi educativi, che sono comunque stati pagati attraverso le tasse.
Germania: mamme chiedono rimborso al Governo
“Lo Stato ha scaricato su di noi il servizio scolastico”. Lo hanno affermano i genitori, che contemporaneamente hanno fatto rimbalzare sui social l’hashtag #CoronaElternRechnenAb, la cui traduzione è “i conti dei genitori per il coronavirus”. In pochissimo tempo la protesta è diventata virale e centinaia di mamme e papà hanno condiviso la propria esperienza, raccontando di come oltre al telelavoro, hanno dovuto gestire i figli a casa, aiutandoli con la didattica a distanza e i compiti. Un impiego aggiuntivo e soprattutto “non retribuito”.
Il Governo tedesco ancora non si è espresso in merito alla questione, e per il momento non è previsto nessuno rimborso. Alcune madri hanno affermato che gli 8.000 euro non sono sufficienti per sopperire a questa mancanza di assistenza da parte dello Stato. Una madre ha richiesto per la sua “formazione e assistenza” un rimborso di 20.000 euro per il periodo compreso tra il 17 marzo e il 15 maggio, all’interno dei quali sono compresi anche i costi di acqua, riscaldamento ed elettricità.
Un’altra ancora ha stimato una cifra di 12.000 euro per un periodo di lavoro di 6 settimane, aggiungendo che:
“Sono una madre. Sono una potenza economica in questo Paese e come tale voglio essere considerata”.
Le posizioni contro la protesta
Molte altre madri però si sono dichiarate contrarie a questo movimento di protesta affermando invece che il lockdown è stato un’occasione in cui si sono potute ricongiungere con la propria famiglia e passare più tempo con i propri bambini.
C’è anche chi ha risposto alle promotrici del #CoronaElternRechnenAb accusandole di voler dare un prezzo in euro al valore della cura dei figli e di considerarli quindi solo un “onere da compensare finanziariamente”.
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