La spesa per i dipendenti pubblici è scesa, in termini di pil, sotto il 10% solo nel 2015 forse a seguito dell’eliminazione del vincolo del blocco del numero dei dipendenti pubblici nel turnover.
Mario Draghi, studente di Caffè che sosteneva politiche a favore del lavoro (contrario alla eliminazione della scala mobile), si laureò con una tesi dal titolo “Integrazione economica e tassi di cambio”, sottolineando i problemi di eventuali rigidità dei primi primordiali progetti sulla moneta unica europea. Nel 2012, come Presidente della Bce, pronunciò il famoso “Whatever it takes” che oggi rivive nel nuovo rapporto sulla competitività europea. Il 5 agosto 2011, la Banca centrale europea (BCE) e la Banca D’Italia, nelle persone di Trichet e Draghi, inviarono una lettera al governo italiano presieduto da Silvio Berlusconi con dei suggerimenti del Direttivo, entrando in merito su questioni di politica fiscali nazionali, una vigorosa “moral suasion” ai limiti del golpe politico secondo alcuni. Le raccomandazioni inserite nella missiva riguardavano anche temi scottanti come quelli del lavoro:
1) C’è anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
2) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi. [...]
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