Mario Draghi, durante una audizione al Senato, a 360° su dazi Trump, debito comune, gas, auto: “Vedo che guardate l’orologio. Vi ringrazio molto per l’attenzione, grazie”.
Mario Draghi striglia di nuovo l’UE, ancora indecisa sul da farsi e su come reagire nonostante sia alle prese con una crisi di identità epocale, tra l’incudine e il martello, a causa della doppia minaccia rappresentata dalla Russia e ora anche dalla seconda amministrazione USA di Donald Trump.
Le nuove stoccate lanciate dall’ex presidente del Consiglio ed ex numero uno della BCE all’Europa, sono arrivate in occasione di un discorso che Mr. Whatever It Takes ha proferito durante una audizione al Senato con cui è tornato a parlare del suo Rapporto sulla competitività europea.
Mario Draghi al Senato, tutte le ricette per l’Europa che annaspa
Guerra commerciale con i dazi lanciati dall’America First più che mai di Trump; crisi del settore auto in Europa; un piano di difesa comune in UE; ma anche debito comune per finanziare lo stesso piano ReArm presentato dalla numero uno della Commissione europea Ursula von der Leyen agli inizi di marzo; energia con tanto di attenti al gas e al caso specifico dell’Italia; ma anche, tutti gli errori commessi dall’UE, riassunti in tre parole: salari bassi, austerità, surplus.
Mario Draghi ha presentato tutti i dossier che l’Europa deve affrontare, suonando di nuovo sia un campanello di allarme che, altrettanto nuovamente, la sveglia, a una UE che continua ancora a sonnecchiare, quando sono passati ormai mesi da quando, agli inizi di settembre, lui stesso presentò la ricetta non per mettere una pezza ai guai del Continente, ma per invitarlo a tornare a crescere.
In un discorso che è iniziato alle 10 di stamattina e che è continuato per almeno due ore, l’ex premier non ha potuto fare a meno di notare che qualcuno, forse annoiato o non d’accordo con le sue parole, ha guardato l’orologio. E così Super Mario lo ha detto chiaramente: “ Sentite, io vedo che voi guardate l’orologio . Vi ringrazio molto per l’attenzione, grazie”.
Una frase che ha messo in difficoltà il presidente della Commisione politiche Ue del Senato, Giulio Terzi di Sant’Agata, che ha risposto: “Non c’era limite di tempo, ovviamente, per il presidente Draghi. Ringrazio Draghi e tutti i rappresentanti a questo incontro”.
Ma vediamo cosa ha detto l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi nel corso della sua audizione al Senato su diversi temi che stanno a cuore, o che dovrebbero stare a cuore, all’Europa.
Europa più vulnerabile alla guerra commerciale lanciata da Donald Trump
Nel commentare la guerra commerciale rilanciata da Donald Trump, l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi ha ricordato come proprio l’Europa sia l’economia che ha più da perdere in questa situazione che si è venuta a creare con la raffica di dazi imposti e annunciati dal presidente americano:
“Si capiva già che ci saremmo andati (in una guerra commerciale) e l’Europa è più vulnerabile di tutti gli altri, perché noi traiamo il 50% del nostro prodotto dal commercio estero, gli Stati Uniti solo il 26%, la Cina solo il 32% ”.
Quindi? “Quindi se gli altri mettono dei dazi e noi rispondiamo alla fine fondamentalmente creiamo anche un danno a noi stessi, perché di fronte a una risposta degli altri siamo più vulnerabili, perché gli altri ci colpiscono più di quanto noi possiamo fare a loro”.
Che bisogna fare, allora?, si è chiesto lo stesso ex presidente del Consiglio. Ma “allora che cosa si fa? Si accetta passivamente la concorrenza sleale o le azioni di protezionismo?”.
La risposta è nel suo rapporto sulla competitività, che si è trasformato, parole sue, in un “rapporto sulla politica industriale”, in quanto “individua diversi casi”. Uno di questi ha a che fare con quello in cui “la tecnologia è ormai persa, anche grazie alla concorrenza sleale ”.
Un esempio? “ Prendete il caso dei pannelli solari : a questo punto non conviene neanche metterli come un obiettivo della politica industriale. Lasciamo che il cittadino cinese paghi le tasse per sussidiare la vendita dei pannelli solari a noi ”.
Esistono poi quelle situazioni in cui, ha ricordato Draghi, i settori sono molto importanti nell’economie europee, in quanto si tratta di comparti in cui ciò a cui l’Europa tiene e che vuole conservare sono i posti di lavoro. In questo caso, ha fatto notare l’ex presidente della BCE, la concorrenza è diversa, in quanto “noi non siamo particolarmente interessati alla tecnologia, ma ai posti di lavoro”.
Di conseguenza, in questa situazione “non è una questione di proteggere, e semmai incoraggiare, gli investimenti diretti di quelli che sono più bravi a tenere e proteggere o aumentare i posti di lavoro”.
La nuova scossa all’Europa di Draghi. Surplus gigantesco? Forse non era la strategia giusta
Draghi ha cercato di dare l’ennesima scossa all’Europa, ricordando anche gli errori che il Continente ha commesso in passato che, a ben guardare, non sono stati di certo pochi:
Nel Continente, ha ricordato infatti nel corso dell’audizione al Senato, “ si è creato questo gigantesco surplus che è andato verso il resto del mondo ”. Peccato che “nel frattempo abbiamo continuato a diventare sempre più poveri”, il che significa che “forse non era la strategia giusta”.
Che fare dunque? La ricetta di Mario Draghi è la seguente: “ora è il momento di pensare alla crescita interna”, domandandoci se “siamo sicuri che vogliamo mantenere questo surplus”.
Di fatto, ha chiesto ai presenti, “ non è meglio stimolare la domanda interna e spendere per innovazione, clima? ”
Gli errori dell’UE: austerity e salari bassi e niente per aprire il mercato interno
Ormai è dalla crisi finanziaria del 2008 che lo squilibrio commerciale è peggiorato. Draghi ha ricordato gli effetti di quanto accaduto dalla crisi finanziaria globale del 2008, ma non solo, “visto che subito dopo c’è stata la crisi del debito” dell’area euro, con il credito andato a “zero o addirittura verso tassi negativi”, prima della carrellata di rialzi dei tassi di interesse che è stata lanciata dalla BCE di Christine Lagarde solo dopo tanti anni.
In tutto questo, “la seconda cosa che è successa è che abbiamo contratto i bilanci pubblici e compresso i salari anche perché noi in quegli anni pensavamo di essere in competizione con gli altri paesi europei e abbiamo tenuto i salari bassi come strumento di concorrenza ”.
E qual è stato il risultato, a quanto pare decisamente pessimo per l’ex presidente della BCE: lo stesso che, va ricordato, durante la crisi dei debiti sovrani dell’area euro, è riuscito a salvare l’Eurozona per il rotto della cuffia? Il risultato è stato che l’UE ha fatto affidamente su un mix di austerità e di e salari bassi senza fare “nulla per aprire il mercato interno, soprattutto per i servizi che rappresentano il 70% del Pil”. E così facendo, ha sbagliato.
Difesa comune UE passaggio obbligato. Cessione sovranità? Beh, certo, come con l’euro
“Molti mi chiedono, bisogna cedere sovranità? Beh, certo”. Così Mario Draghi durante la sua audizione al Senato di oggi.
L’ex premier non si è fermato qui, citando anche quanto disse l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
“Ciampi mi diceva: Tutti mi dicono perché vuoi fare euro? Ora sei sovrano. Io rispondo sempre che non sono sovrano, non conto niente, oggi devo fare quello che fa la Bundesbank! Domani sarò a un tavolo e avrò una fettina di sovranità”.
Ma in ogni caso dar vita a una difesa comune per l’Unione europea è qualcosa che s’ha da fare, è “un passaggio obbligato per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza”.
Si tratta di un processo, ha continuato Draghi, in cui “ gli angusti spazi di bilancio non permetteranno ad alcuni Paesi significative espansioni del deficit ”. E questo significa che l’unica cosa che si può fare è il ricorso al debito comune, “che è l’unica strada”.
Per quanto riguarda il modo in cui finanziare il piano di difesa comune, Draghi ha rimarcato la necessità di creare una sorta di bazooka che è stato già calcolato in 800 miliardi di euro, che dovrebbe essere sostenuto sia dai privati che da una quota del debito pubblico: “ Come si trovano gli 800 miliardi? Coinvolgendo di più il settore privato e per forza di cose ci sarà anche una quota di debito pubblico ”.
D’altronde, “con questa nuova urgenza che è stata impressa dalle recenti dichiarazioni della Commissione sulla difesa europea è chiaro che le capacità di espansione del deficit per tanti paesi forse non le abbiamo, quindi effettivamente bisogna ricorrere in qualche modo al debito comune”. Quindi bisogna ricorrere agli eurobond che Mario Draghi, in primis, ha sempre promosso: “Io ho sempre sostenuto questa cosa da moltissimi anni. La cosa principale è fare quei cambiamenti delle regole necesssari per creare un mercato unico. Questa è la cosa più importante. Si parla di mercato unico dei capitali ma per avere un mercato unico occorre un’attività finanziaria comune”.
Di fatto, ha continuato l’ex presidente del Consiglio:
“Il ricorso al debito comune è l’unica strada. Per attuare molte delle proposte presenti nel rapporto, l’Europa dovrà dunque agire come se fosse un solo Stato. Questo può voler dire o una maggiore centralizzazione delle decisioni e delle capacità di spesa, oppure un coordinamento più rapido ed efficace tra i Paesi che, condividendo gli indirizzi di fondo, riusciranno a raggiungere i compromessi necessari per una strada comune. In ogni momento di questo processo i Parlamenti nazionali ed europeo avranno un ruolo essenziale. Le scelte che ci sono davanti sono di grande momento come forse non mai dalla fondazione dell’Unione Europea. La politica – e in particolare la politica interna di ogni Stato membro – ne sarà al centro. Voi parlamentari ne sarete protagonisti rispondendo con le vostre decisioni alle aspirazioni, ma anche alle preoccupazioni dei cittadini. Così costruiremo un’Europa forte e coesa perché ogni suo Stato è forte solo se è insieme agli altri e solo se è coeso al suo interno”.
Costo energia e caro bollette, Mario Draghi cita il caso dell’Italia
Nel discorso di Draghi un ampio spazio è stato dato anche al costo dell’energia. A tal proposito, citato il caso specifico dell’Italia, angustiata dalla piaga del caro bollette.
L’ex presidente della Banca centrale europea ha ricordato che, nel periodo compreso tra i mesi di settembre 2024 e febbraio 2025 in Europa “ il prezzo del gas naturale all’ingrosso è aumentato in media di oltre il 40%, con punte di oltre il 65%, per poi attestarsi a +15% nell’ultima settimana”.
Non solo: “ Anche i prezzi dell’elettricità all’ingrosso sono aumentati in modo generalizzato nei diversi Paesi europei , e continuano a essere 2-3 volte più alti dei prezzi negli Stati Uniti”. Un “ problema che è ancora più marcato in Italia, dove i prezzi dell’elettricità all’ingrosso nel 2024 sono stati in media superiori dell’87% rispetto a quelli francesi, del 70% rispetto a quelli spagnoli, e del 38% rispetto a quelli tedeschi. Anche i prezzi del gas all’ingrosso in Italia nel 2024 sono stati mediamente più alti rispetto ai mercati europei”.
Perchè questo scarto che penalizza l’Italia? Draghi ha ricordato che “nei prezzi finali ai consumatori incide anche la tassazione, in Italia tra le più elevate di Europa ” tanto che, “nel primo semestre del 2024, l’Italia risultava il secondo Paese europeo con il più alto livello di imposizione e prelievi non recuperabili per i consumatori elettrici non domestici”.
Il punto è che “costi dell’energia così alti pongono le aziende – europee e italiane in particolare – in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri”.
Dunque, “è a rischio non solo la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali dell’economia, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie ad elevata crescita. Si pensi ad esempio all’elevato consumo necessario per i data center ”. Tutto questo significa che “una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette – per imprese e famiglie ”.
“A livello europeo”, ha continuato Draghi, “ nel mercato del gas naturale è necessario esercitare il nostro potere di acquisto, sfruttando la nostra posizione di più grande consumatore al mondo di gas”.
In che modo? “Possiamo coordinare meglio la domanda di gas tra Paesi, ad esempio anche riempiendo gli stoccaggi con flessibilità in modo da evitare l’irrigidimento della domanda complessiva. Inoltre, è necessario pretendere una maggiore trasparenza dei mercati. È indispensabile evitare rischi di concentrazione e rafforzare il livello di vigilanza”.
Mario Draghi ha fatto notare poi che “gran parte delle transazioni finanziarie legate al gas è concentrata in poche società finanziarie senza che vi siano forme di vigilanza su di esse paragonabili a quelle su altri intermediari finanziari”; motivo per cui “in linea con le indicazioni del Rapporto, la Commissione (con il Clean Industrial Deal e il lancio della Gas Market Task Force) ha fatto proposte sostanziali per rafforzare la supervisione e le regole dei mercati energetici e finanziari”.
Di fatto, “occorre sostenere l’azione della Commissione in quest’area ed è fondamentale una rapida attuazione dei provvedimenti. Anche per quanto riguarda il gas è necessaria una maggiore trasparenza sui prezzi di acquisto alla fonte”.
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