E la Germania ripete: nein eurobond, neanche per difesa UE. Schiaffo a Draghi e il paragone con i mutui

Laura Naka Antonelli

23 Gennaio 2025 - 11:18

Le dichiarazioni del ministro delle Finanze tedesco Kukies che ribadisce il nein agli eurobond, anche per la difesa

E la Germania ripete: nein eurobond, neanche per difesa UE. Schiaffo a Draghi e il paragone con i mutui

Nein agli eurobond, neanche per finanziare un piano di difesa comune per l’Unione europea. Ad affossare l’idea, caldeggiata e promossa tra gli altri soprattutto dall’ex presidente della BCE ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi, è di nuovo la Germania, stavolta per voce del Ministro delle Finanze tedesco Joerg Kukies.

Non un nein nuovo visto che, già nei mesi precedenti, Kukies aveva ribadito il no agli eurobond in assoluto, anche per una difesa comune in UE.

Eurobond, il nein spiegato dalla Germania facendo un paragone con quando si accende un mutuo

Stando a quanto riportato da Radiocor, il ministro oggi ha ribadito il concetto, sottolineando che, sebbene sia sbagliato per l’Europa non disporre di una capacità comune di finanziamento, a suo avviso non sarebbe giusto dire ora che “lanceremo gli eurobond per finanziare le spese per la Difesa”.

Kukies ha fatto un esempio per spiegare il suo punto di vista, secondo cui prima di pensare agli eurobond e a come finanziare le spese è necessario darsi degli obiettivi precisi.

La stessa cosa che si fa, ha sottolineato, “quando si va in banca per ottenere il finanziamento per l’acquisto di una casa”, dunque per accendere un mutuo. “Prima “si sceglie la casa, e successivamente si chiede il finanziamento”.

Per gli eurobond è la stessa cosa, a suo avviso: “Di conseguenza, anche in questo caso, prima è necessario capire in che modo vogliamo agire sulla difesa (comune) e poi valutare” il da farsi.

Kukies aveva detto nein anche qualche mese fa quando, parlando agli inizi di novembre da Bruxelles, aveva rimarcato che, secondo la Germania, è meglio discutere di idee specifiche sulla difesa europea che concentrarsi su qualcosa di astratto, come possono essere gli eurobond per la difesa.

Insomma: altro che appello di Mario Draghi che, nel presentare e illustrare più volte il suo rapporto sulla competitività dell’Unione europea, ha promosso l’idea degli eurobond, ammonendo che chi si oppone agli eurobond “nega l’Europa”.

La Germania ha tenuto anche stavolta il punto.

Germania su Ucraina e urgenza riforme UE (ma senza eurobond)

A margine del 2025 World Economic Forum di Davos, Kukies ha affrontato diversi dossier, commentando ovviamente anche i dazi in arrivo dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, durante una intervista rilasciata a Francine Lacqua di Bloomberg TV.

Kukies ha ribadito il sostegno che l’Europa continua a dare all’Ucraina nella guerra contro la Russia: “Il supporto che diamo all’Ucraina ha un’alta priorità e lo avrà fino a quando sarà necessario, come abbiamo detto nella riunione del G7. Abbiamo mantenuto la promessa, sfornando un pacchetto di aiuti da 50 miliardi di euro, qualcosa che fino a qualche mese fa era stato considerato impossibile da fare”, ha sottolineato il ministro, ricordando che “lo abbiamo invece fatto e che i soldi ora stanno finanziando” il Paese.

Ancora, “il sostegno all’Ucraina è assolutamente necessario”, ha rimarcato il ministro, menzionando “la brutalità della Russia”.

Passando al ruolo dell’Europa, in modo particolare alla sua competitività, sicuramente il Continente deve prendere alcune decisioni, come “tagliare la burocrazia e accelerare la pianificazione”.

Tra gli obiettivi c’è anche quello di finalizzare l’Unione dei mercati dei capitali, e “credo che tutti nell’Unione europea abbiano capito l’urgenza di agire”.

Detto questo, per ora la strada per una Europa più unita, che disponga di una potenza di fuoco per finanziare la sua stessa difesa, non è sicuramente, per la Germania, quella degli eurobond. E, viste le dichiarazioni del passato di Berlino contro gli strumenti di debito comune, in Europa, le parole di Kukies non stupiscono più di tanto.

Di certo, rappresentano un ostacolo per la realizzazione di una Europa davvero unita, confermando la spaccatura presente ancora all’interno del blocco su questioni che riguardano, secondo qualcuno, e sicuramente secondo Draghi, la sua stessa sopravvivenza. Anche se, va detto, non tutti sono d’accordo sul rapporto stilato dall’ex presidente del Consiglio.

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