Secondo Ned Naylor-Leyland, gestore del fondo Merian Gold & Silver di Merian Global Investors, vi sono diversi elementi che rendono particolarmente interessante il metallo grigio, in particolar modo la contrazione del rapporto oro/argento
La guerra commerciale tra Usa e Cina, le paure per una recessione globale e gli atteggiamenti sempre più accomodanti delle banche centrali stanno facendo lievitare i prezzi dei metalli preziosi. Se da un lato i riflettori sono stati puntati prevalentemente sull’oro, il quale ha recentemente raggiunto i massimi dal 12 aprile 2013, a 1.555,0699 dollari l’oncia, il rialzo dell’argento è passato sottotraccia.
Il metallo grigio è un’asset class percepita come meno appetibile rispetto al gold, e per questo motivo necessita di più tempo prima di vedere aumentare i suoi flussi: prova ne è il fatto che i top toccati nell’anno sono i valori più alti solamente dal 15 settembre 2017.
Si deve però considerare che il profilo di rendimento del silver è doppio rispetto a quello dell’oro. Ne consegue che solitamente il suo valore aumenta e diminuisce più rapidamente nei confronti del metallo giallo.
L’argento sta iniziando a sovraperformare l’oro
Ned Naylor-Leyland, gestore del fondo Merian Gold & Silver di Merian Global Investors, evidenzia come al 19 luglio scorso la quantità di argento necessaria per acquistare un’oncia di oro era pari a 88:1.
A inizio maggio, quando i corsi dei preziosi hanno iniziato ad apprezzarsi, tale rapporto è incrementato, raggiungendo un picco di 93:1. “L’iniziale crescita del rapporto sembra essere connessa all’apatia degli investitori e alla loro riluttanza ad acquistare oro e argento”, sottolinea Naylot-Leyland. In generale, questo dimostra che dopo un inizio incerto, ora l’argento sta cominciando a sovraperformare l’oro.
Una situazione diversa dal 2016
Una condizione simile si è verificata nel 2016, a causa dei dati asiatici deboli. Anche in quell’occasione si è verificato un incremento del rapporto tra oro e argento: queste fasi vengono dette “show me”.
Ciò è accaduto a causa della riluttanza degli investitori a investire nei metalli preziosi, a causa dei timori per la ricomparsa di un mercato ribassista. Le cose sono cambiate nel secondo trimestre 2016, quando si è passati alla fase di partecipazione: gli investitori hanno riversato i loro capitali in queste asset class, facendole apprezzare velocemente. In questo contesto, si è assistito ad una rapida diminuzione del rapporto oro/argento, passato da 83:1 a 65:1 in 14 settimane. Ciò dimostra la maggiore sensibilità del silver ai flussi di capitale.
Il rialzo si è concluso con le elezioni presidenziali americane e l’elezione di Donald Trump, avvenuta in un momento in cui il mercato si attendeva la vittoria di un Democratico dovish. “Un cambiamento repentino da colomba a falco sembra essere molto distante questa volta, e ciò potrebbe portare a un calo ancora più ampio nel rapporto oro/argento rispetto a tre anni fa”, evidenzia l’esperto.
Argento: il contesto è favorevole a futuri apprezzamenti
Con le banche centrali che hanno azzerato le probabilità di rialzi dei tassi in tempi brevi, si è creato un contesto favorevole per oro e argento, i quali sono due asset che “sconfiggono l’inflazione”.
Per Naylot-Leyland però, ci potrebbe volere diverso tempo prima che gli investitori si convincano che il quadro è cambiato in maniera profonda. La diminuzione del rapporto tra oro e argento potrebbe essere un segnale relativo al fatto che il mercato abbia iniziato ad accettare questa nuova realtà: “l’argento potrebbe tornare a brillare presto”, chiosa il gestore.
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