La mediazione linguistica e culturale non ha riconoscimento professionale: la legge è ferma dal 2013, il mediatore non è ancora un lavoro degno di tutela. Qui tutte le informazioni.
La mediazione linguistica e culturale non ha riconoscimento professionale: la legge è ferma alla Camera dal 2013, non ha ha relatori né in commissione, né in assemblea; nessun voto o emendamento. La proposta del deputato Paluffo è rimasta solo un numero di atto parlamentare - il 235.
Il riconoscimento professionale per chi si occupa di mediazione linguistica e culturale è fondamentale: darebbe dignità e tutela al lavoro di mediatore culturale, così delicato e altrettanto fondamentale in questo periodo di immigrazione incontrollata.
La proposta sul riconoscimento professionale alla mediazione lingusitica e culturale è ferma come Atto Parlamentare numero 235: il testo della legge del deputato Paluffo merita la nostra attenzione, vediamo cosa prevede.
Mediazione linguistica culturale: ferma la legge sul riconoscimento
La mediazione linguistica e culturale non ha riconoscimento professionale: la legge è ferma alla Camera al 15 marzo 2013 come Atto Parlamentare n°235, senza relatori nominati per la discussione in commissione e nessun nome per l’assemblea; tanto meno emendamenti o votazioni.
Il riconoscimento comporta una tutela e, data la crescita esponenziale dei numeri sull’immigrazione, il bisogno di una normativa sulla mediazione linguistica e culturale professionale oggi si fa sentire anche di più. Eppure l’iter è fermo e non sembra proseguire.
La mediazione linguistica e culturale ha l’obiettivo dell’integrazione, come è scritto nella proposta citata: il mediatore culturale è una figura chiave per permettere al migrante di usufruire dei servizi comuni anche al cittadino italiano. Vediamo quali sono le finalità della professione.
Mediazione linguistica culturale: obiettivi professionali e riconoscimento
La mediazione linguistica e culturale nella legge sul riconoscimento prevede una serie di compiti e responsabilità professionali prestabilite: la prima è gestire le relazioni tra migranti e istituzioni ospitante - il compito principale per chi si occupa di immigrazione.
Il riconoscimento fornisce anche altre responsabilità al mediatore: egli dovrà fungere da intermediario anche in senso opposto, poiché i servizi offerti e le istituzioni spesso non hanno i mezzi per interagire con i migranti, soprattutto non riescono a comunicare.
La mediazione linguistica e culturale consisterà appunto nel accompagnare e fare da tramite in entrambe le direzioni: il migrante che si rivolgerà al medico per risolvere un problema, il medico che si rivolgerà al migrante per risolverlo avrà un intermediario.
La necessità di un riconoscimento è data anche dall’emergenza immigrazione in cui versa il nostro paese: avere a disposizione un mediatore culturale riuscirebbe a garantire una sicurezza in più alla comunità. Chissà che qualche volenteroso non riprenda in mano l’Atto n°235 (in allegato) e prosegua il lavoro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA