Eni e Saipem hanno raggiunto supporti critici dopo le recenti correzioni. Ora le due blue chips di Piazza Affari sono sotto i riflettori di investitori e analisti. Ecco i target.
Meglio Eni o Saipem? I due colossi italiani del settore energetico sono al centro dell’attenzione di investitori e analisti dopo la recente correzione, rispettivamente del 15% e del 19% dai massimi di aprile. Ecco il titolo che può rimbalzare secondo gli analisti.
Recentemente, Eni ha guadagnato consensi grazie alla notizia della possibile cessione di una partecipazione fino al 30% nelle sue attività upstream in Costa d’Avorio. Questo potenziale accordo, del valore di circa un miliardo di euro, fa parte della strategia quadriennale del gruppo di raccogliere 8 miliardi di euro tramite alienazione di asset.
L’amministratore delegato Claudio Descalzi ha introdotto il “modello satellite”, mirato alla separazione delle unità operative e alla collaborazione con investitori esterni, con l’obiettivo finale di quotarle in Borsa. Questo modello è già stato applicato con successo con Plenitude e si prevede una simile strategia per la divisione di bioraffinazione e mobilità Enilive.
D’altra parte, Saipem non ha vissuto momenti altrettanto esaltanti. Le sue performance di mercato sono state sottotono, nonostante il recente recupero delle quotazioni del greggio, che si sono stabilizzate a 85 dollari al barile dopo i massimi di sette settimane. Questo contesto è stato influenzato dalla riunione dell’Opec+ e dalla ripresa della domanda asiatica, con le raffinerie che stanno riattivando parte della loro capacità.
Dal punto di vista delle raccomandazioni degli analisti, Eni gode di 18 rating “buy” e 9 “hold”, con un target price medio a 12 mesi di 17,2 euro, rappresentando un potenziale rendimento del 26,9%. Saipem, invece, raccoglie 17 rating “buy” e 6 “hold”, con un prezzo obiettivo di 2,8 euro e un potenziale upside del 35,3%.
In conclusione, mentre Eni sembra offrire una strategia di crescita più aggressiva e diversificata, Saipem rimane un’opzione valida per chi cerca stabilità con un buon potenziale di rialzo. La scelta finale dipende dal profilo di rischio dell’investitore e dalle sue aspettative di rendimento a lungo termine.
Eni: strategie operative con i Turbo Certificates di UniCredit
Eni ha reagito al test dei supporti in area 13,50 riportandosi a ridosso dei 14 euro. Una stabilizzazione al di sopra di questa soglia e la rottura della resistenza a 14,15 circa permetterebbero al titolo di risalire la china in direzione di 14,50 e successivamente di 14,70 euro. La violazione di area 13,50 potrebbe far precipitare i corsi fino area 12,50.
Per operare long su Eni potrebbe aver senso utilizzare un certificato Turbo Open End di Unicredit con ISIN DE000HC16ZS1. Il certificato ha come sottostante Eni e presenta una barriera distante attualmente il 23,84%.
Per operare Short, invece, potrebbe essere appropriato utilizzare il certificato Turbo Open End Short di Unicredit con ISIN DE000HC9KHV9, avente una barriera distante il 19,94% come sottostante Eni.
Ricordiamo che tale barriera corrisponde a un vero e proprio stop loss, intrinseco nel prodotto, toccato il quale si genera automaticamente la chiusura della posizione.
I certificati Turbo Open End di Unicredit, inoltre, eliminano il problema del limite temporale dall’investimento senza però mantenere la presenza del fastidioso effetto compounding. Sono comunque strumenti finanziari complessi: per le operazioni di trading resta importante settare uno stop loss sulla base delle proprie esigenze e delle giuste regole di money management.
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