Ecco perché, secondo la psicologia, si preferisce un guadagno minore ma certo, rispetto a uno più alto ma non sicuro.
Nella vita quotidiana ci capita spesso di trovarci di fronte a scelte che implicano situazioni di rischio e di incertezza.
Ad esempio, potremmo decidere di impiegare i nostri risparmi in investimenti rischiosi che potrebbero raddoppiare il nostro capitale, oppure potremmo optare per dei depositi sicuri, ottenendo di conseguenza un guadagno minore a lungo termine.
Potrebbe sembrare strano, ma la maggior parte di noi sceglie la seconda opzione, preferendo a un profitto anche piuttosto elevato uno più basso ma garantito.
Queste logiche possono essere applicate anche ad altri contesti, come quello lavorativo. Nella maggior parte dei casi, infatti, si preferirebbe scegliere uno stipendio minore ma regolare rispetto a uno significativamente più alto ma che, con un certo grado di probabilità, potrebbe non arrivare mai.
Pur dovendo considerare delle eccezioni, vale lo stesso meccanismo quando si gioca alla roulette, e ciò spiega perché preferiamo incassare, ad esempio, una vincita più bassa ma sicura al 90%, rispetto ad una somma magari doppia, ma con il 20% di probabilità di vincere.
Ma perché questo avviene? La psicologia ci fornisce delle spiegazioni scientifiche molto interessanti.
Ecco perché si preferisce guadagnare meno, ma sicuro
Secondo un paradigma ormai superato del secolo scorso, si riteneva che l’essere umano fosse dotato di capacità decisionali completamente razionali e fosse in grado di prendere decisioni economiche sempre logiche, con un solo obiettivo: massimizzare i propri guadagni.
Tuttavia, la realtà è ben diversa e alcuni studi nell’ambito della psicologia economica lo hanno dimostrato.
In particolare, stiamo parlando della Prospect Theory, in italiano Teoria del Prospetto, proposta dai noti studiosi Daniel Kahneman e Amos Tversky.
Questo dogma dell’economia comportamentale ha rivoluzionato il pensiero precedente, affermando che, in realtà, le scelte economiche non sono sempre razionali ma sono influenzate da molti fattori inconsapevoli.
Uno di questi fattori è noto come avversione al rischio, principio secondo cui gli esseri umani non tendono sempre a massimizzare i loro guadagni, preferendo entrate minori ma sicure.
Ad esempio, se offriamo a una persona la scelta tra ricevere 50 euro certi o avere il 50% di possibilità di guadagnarne 100, la maggioranza sceglierà la prima opzione, mostrando un’avversione al rischio.
Il valore percepito e l’avversione alle perdite
La Teoria del Prospetto introduce anche il concetto di funzione di valore. Per l’essere umano, infatti, la percezione del valore del denaro non è fissa ma varia in base alla prospettiva dal cui lo si osserva. Proprio da questo deriva il nome della teoria.
Nello specifico, le perdite hanno un valore percepito maggiore dei guadagni e ciò significa che, a parità di cifra, perdere una somma farà più male che guadagnarla.
Questo concetto è noto come avversione alle perdite e il suo effetto giustifica di conseguenza la presenza dell’avversione al rischio.
Infatti, alla perdita di una cifra di denaro ne consegue un’attivazione emotiva negativa più intensa rispetto all’emozione positiva che ne deriverebbe da un guadagno anche equivalente, ed è quindi normale che si preferisca non rischiare.
Al contrario, in ottica di possibili perdite, gli individui manifestano una propensione al rischio, proprio per voler evitare a tutti i costi la sofferenza emotiva data dal valore percepito del denaro che vediamo svanire.
Tornando all’esempio precedente, se sottoponiamo qualcuno alla scelta tra perdere 50 euro sicuramente e avere il 50% di possibilità di perderne 100, questo sceglierà la seconda opzione (esattamente l’opposto rispetto al caso di guadagno ipotetico).
Questi meccanismi spiegano come mai l’essere umano preferisce quasi sempre un guadagno minore e sicuro rispetto ad uno maggiore ma incerto.
La componente affettiva gioca, quindi, un ruolo cruciale in questi processi di scelta e dimostra come lo studio dell’economia comportamentale sia utile per arrivare ad una comprensione più profonda dei sistemi alla base delle decisioni economiche e finanziarie.
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