Finisce un’era per Meta con le dimissioni a sorpresa di Sheryl Sandberg dopo 14 anni alla guida della società come Chief operating officer (Coo). Quale futuro per Facebook?
Un duro colpo per Mark Zuckerberg che già sta attraversando una fase difficile nel tentativo di traghettare Meta nel metaverso, lo spazio virtuale condiviso online popolato da avatar digitali, per compensare il rallentamento della crescita degli utenti e delle entrate pubblicitarie.
Meta, la fine di un’era
Usando le parole di Zuckerberg, «è la fine di un’era». La Sandberg «aveva progettato la nostra attività pubblicitaria, assunto persone fantastiche, forgiato la nostra cultura manageriale e mi ha insegnato a gestire un’azienda», si legge in un suo post su Facebook.
In effetti la Sandberg ha trasformato una start-up senza entrate in un colosso della pubblicità digitale da oltre 510 miliardi di capitalizzazione e 117 miliardi di dollari di entrate nel 2021.
«Quando ho accettato questo lavoro nel 2008, speravo di stare in questo ruolo per cinque anni. Quattordici anni dopo, è giunto il momento di scrivere il prossimo capitolo della mia vita. Non sono del tutto sicura di cosa porterà il futuro - ho imparato che nessuno lo sa mai. Ma so che includerà più attenzione alla mia fondazione e alla filantropia, che per me è più importante che mai, visto quanto questo momento sia critico per le donne».
La Sandberg è entrata in Meta nel marzo 2008, dopo aver lavorato per Google e presso il Dipartimento del Tesoro all’epoca di Clinton.
Zuckerberg di recente ha dovuto affrontare le dimissioni di altri dirigenti di Meta, tra cui David Marcus, capo del suo ramo finanziario, e David Fischer, Chief Revenue Officer.
Va comunque detto che il mandato della Sandberg, numero 2 di Meta, è stato disseminato di polemiche e scandali, tra cui quello sulla privacy dei dati di Cambridge Analytica, nonché quello delle campagne di disinformazione russe scoperte sulla piattaforma dopo le elezioni statunitensi del 2016. Più di recente è stata accusata di aver minimizzato il ruolo del social media negli eventi che hanno portato all’assalto del Campidoglio il 6 gennaio scorso, sostenendo che era stato organizzato «in gran parte» su altre piattaforme.
Meta dopo Sheryl Sandberg
A partire da questo autunno, il nuovo direttore operativo di Meta sarà Javier Olivan, dipendente di lunga data che attualmente ricopre il ruolo di chief growth officer dell’azienda. Ma lavorerà in modo diverso dalla Sandberg. La Sandberg continuerà comunque a far parte del consiglio di amministrazione di Meta.
Olivan assumerà un «ruolo di COO più tradizionale»: sarà «concentrato internamente e operativamente, basandosi sulla sua solida esperienza per realizzare i progetti in modo più efficiente e rigoroso».
La Sandberg è entrata in Meta nel marzo 2008, dopo aver lavorato per Google e presso il Dipartimento del Tesoro all’epoca di Clinton.
Quale futuro per Meta?
Il cambiamento ai vertici di Meta arriva in una fase cruciale del piano di rebranding iniziato lo scorso autunno. Tuttavia il passaggio da Facebook a Meta non è stato completato subito, con il cambio del nome al Nasdaq, anche a causa dell’annuncio del calo degli utenti attivi.
Il nuovo ticker proposto per il Nasdaq è MVRS, con un evidente riferimento al metaverso, entrerà in vigore il 9 Giugno, prendendo il posto del ticker FB.
Un passaggio voluto per far sì che gli utenti possano associare il nome non solo ai progetti social ma a una visione più ampia che comprenda anche il metaverso. Il nuovo COO dovrà convincere operativamente gli investitori ancora refrattari alla transizione.
Intanto il titolo ha lasciato sul campo il 2,58% nella seduta di ieri, attestandosi a 188,64 dollari. Dai record toccati a 384 dollari lo scorso settembre, le quotazioni hanno perso oltre il 50% e si stanno muovendo ora in una fase laterale-convergente tra 177 e 212 dollari. Servirà il ritorno sopra quest’ultimo livello per sperare in un allungo verso 224 e 236 dollari, rispettivamente picco di maggio e di aprile. La strada verso un recupero duraturo è tuttavia disseminata di ostacoli e sarà necessario uno sforzo notevole per colmare l’ampio gap ribassista apertosi il 3 febbraio dopo la pubblicazione dei risultati del quarto trimestre e dell’intero anno 2021. Discese sotto 177 dollari comporterebbero una rivisitazione dei minimi di aprile a 169 dollari e con buona probabilità un affondo in area 155, pari al 61,8% di ritracciamento di tutto il rialzo partito nel 2012.
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