Pubblicati i verbali Bce riguardanti la riunione del 3 febbraio scorso: in primo piano, oltre al dibattito sulla normalizzazione della politica monetaria, c’è stata l’inflazione. Cosa è emerso?
Verbali Bce in primo piano: sono state pubblicate le minute dell’incontro del 3 febbraio.
Nessuna straordinaria sorpresa è emersa per quanto riguarda l’avvio della normalizzazione della politica monetaria e la strategia di flessibilità legata allo studio dei dati economici man mano a disposizione.
Al centro del dibattito si è imposta l’inflazione, con la necessità di riformulare anche la comunicazione sul suo andamento al rialzo.
Cosa è stato stabilito dai funzionari di Francoforte secondo i verbali Bce del 3 febbraio?
Verbali Bce: l’inflazione al centro dell’analisi
Nelle minute Bce riferite al vertice del 3 febbraio è stata ribadita la strada della cosiddetta normalizzazione della politica monetaria rispetto agli interventi straordinari adottati con l’avvento della pandemia.
C’è stato, quindi, un ampio consenso sulla scelta di finire il programma di acquisto del debito nato per l’emergenza, il Pepp e l’avvio di quello ordinario APP per smussare lo stop dell’acquisizione dei titoli di Stato.
La riduzione graduale del ritmo degli acquisti netti nei prossimi trimestri è stata confermata.
Un passaggio interessante dei verbali Bce è il seguente e riguarda il tema cruciale dell’inflazione e della sua stretta osservazione:
“Nell’adattare la narrativa e la comunicazione dell’inflazione, è stato necessario riconoscere che l’inflazione aveva continuato a risultare superiore alle previsioni e si prevedeva che sarebbe rimasta elevata per qualche tempo, il che potrebbe aumentare i rischi di effetti di secondo impatto nel periodo a venire. Rispetto alla valutazione di dicembre, i rischi al rialzo per le prospettive di inflazione sono aumentati, in particolare nel breve termine.”
Nello specifico, le minute hanno svelato la necessità di cambiare “la narrativa e la comunicazione dell’inflazione.”
Con un aumento duraturo molto più di quanto previsto “il Consiglio direttivo dovrebbe evitare di caratterizzare l’andamento dell’inflazione come temporanei o transitori e sottolineare invece la sua valutazione secondo cui l’inflazione dovrebbe diminuire nel corso dell’anno.”
D’altronde, i verbali hanno sottolineato che le stime erano mutate rispetto a dicembre, con una importante diminuzione della possibilità di vedere prezzi di sotto del 2% nel 2023.
Con questo quadro di possibilità in evoluzione - e peggioramento sul lato inflazionistico - nella riunione del 3 febbraio, la Bce ha evidenziato più che mai il valore della flessibilità.
“Comunicare la possibilità di progressi più rapidi sulla via della normalizzazione delle politiche – qualora una tale decisione fosse giustificata da una prospettiva aggiornata dell’inflazione a medio termine – è stato visto come un mezzo per garantire che il Consiglio direttivo avesse a sua disposizione una sufficiente flessibilità politica nella sua imminente riunioni sulla base dei dati che si rendessero disponibili.”
Come sottolineato dalla Lagarde nella conferenza stampa del 3 febbraio, tutte le decisioni saranno rigorosamente data-driven, guidate da una scrupolosa analisi dei dati.
L’inflazione, ricordiamo, è stata valutata dalla Bce come principalmente esogena, legata cioè a fattori esterni come le dinamiche del mercato energetico piuttosto che da elementi interni come il solo stimolo della domanda.
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