Il modo migliore per lasciare un’eredità (e risparmiare sulle tasse)

Ilena D’Errico

19/10/2024

Ecco come lasciare l’eredità permettendo agli eredi di risparmiare il più possibile sulle tasse, soprattutto per l’imposta di successione

Il modo migliore per lasciare un’eredità (e risparmiare sulle tasse)

Quando si dispone dell’eredità è bene tenere conto delle tasse cui andranno incontro gli eredi, capaci di ridurre l’effettivo lascito ereditario e creare alcuni disagi. Attraverso un’attenta pianificazione è possibile affievolire notevolmente il peso della tassazione, garantendo agli eredi la possibilità di beneficiare in modo apprezzabile del proprio patrimonio. Le informazioni da analizzare sono tante, cominciando dal rapporto con gli eredi (influente sull’imposta di donazione) e dalla tipologia di beni inclusa nell’asse successorio.

Ridurre le tasse sull’eredità degli immobili

Bisogna innanzitutto distinguere tra i beni mobili e quelli immobili, considerando che questi ultimi possono comportare un pregiudizio maggiore a carico degli eredi. La liquidazione dell’imposta di successione, infatti, avviene quasi sempre attingendo alle finanze personali dell’erede, che troverebbe lungo, difficoltoso e poco conveniente vendere l’immobile a tale scopo.

Oltretutto, la tassa di successione è calcolata sul valore dell’immobile e non sull’effettivo prezzo di vendita da parte dell’erede. Per questo motivo è utile accertarsi che il patrimonio ereditario consenta agli eredi di far fronte all’imposta senza grossi problemi, calcolando la possibile imposta di successione. Nella valutazione è quindi bene tenere conto anche delle possibilità economiche degli eredi.

Si ricorda che la tassa di successione corrisponde all’8% del valore netto trasferito a ogni erede (sottratti quindi i debiti ereditari), ma alcuni eredi hanno diritto a speciali aliquote e franchigie. Nel dettaglio,

  • coniuge e parenti in linea retta pagano un’imposta del 4% calcolato sul valore eccedente 1 milione di euro;
  • fratelli e sorelle pagano un’imposta del 6% sul valore eccedente 100.000 euro;
  • parenti fino al 4° grado e affini fino al 3° grado pagano un’imposta del 6% senza franchigie;
  • gli eredi portatori di handicap godono di una franchigia di 1,5 milioni di euro, sull’eccedenza l’imposta è calcolata all’8% (salve le aliquote determinate dalla parentela).

Se il valore del lascito ereditario non supera le franchigie - quando previste - gli eredi non devono pagare l’imposta di successione. In tal proposito, il calcolo avviene sulla singola quota spettante all’erede e non sul patrimonio complessivo. Ecco perché distribuire maggiormente l’eredità, nel limite delle quote di legittima, può essere una strategia efficace per permettere agli eredi di risparmiare, soprattutto pensando ai familiari.

Per gli estranei non ci sono agevolazioni, fatta eccezione per i portatori di handicap, e l’imposta è più salata. In questi casi si può pensare di donare l’immobile con riserva di usufrutto, in quanto la tassa di donazione è calcolata soltanto sul valore della nuda proprietà. Per gli immobili ci sono inoltre le agevolazioni fiscali prima casa, che permettono di risparmiare sulle imposte legate al trasferimento immobiliare.

Nei casi più estremi, inoltre, l’immobile può essere venduto affinché gli eredi ricevano direttamente il denaro con cui far fronte tranquillamente all’imposta di successione. Con un po’ di lungimiranza è anche possibile concludere una vendita vantaggiosa, così da non creare difficoltà future agli eredi. Se l’erede è il coniuge, infine, è possibile pensare al regime di comunione dei beni, che permette un risparmio su tutta la quota spettante al marito o alla moglie (ma riduce parte del patrimonio al 50%).

Meno tasse sul denaro nell’eredità

Per quanto riguarda il patrimonio mobiliare le strategie per far risparmiare gli eredi sono essenzialmente le seguenti:

  • cointestare il conto corrente;
  • stipulare una polizza assicurativa;
  • acquistare titoli.

Cointestando il conto corrente si divide la titolarità del denaro tra i correntisti, così che l’erede ha diritto a riscuotere la sua percentuale, oltre a una quota di quanto attribuito al defunto ed è su quest’ultimo valore che viene calcolata l’imposta. La cointestazione del conto corrente, inoltre, permette di avvantaggiare ulteriormente gli eredi, a seconda delle clausole contrattuali. È quindi fondamentale l’assistenza di un esperto, anche per mettersi al riparo da eventuali rischi.

Infine, si ricorda che non sono conteggiati a fini dell’imposta di successione:

  • premi della polizza assicurativa sulla vita;
  • titoli di stato italiani;
  • titoli di stato emessi dai Paesi dell’Unione Europea;
  • titoli di debito pubblico;
  • titoli emessi da organismi internazionali, come la Banca Europea;
  • buoni del tesoro;
  • titoli di risparmio postale.

In questo caso è bene accertarsi della reale convenienza della strategia analizzando la situazione specifica con un consulente finanziario. In alcuni casi, infatti, il rischio associato a questi strumenti potrebbe vanificare gli sforzi e svantaggiare gli eredi.

Donare per pagare meno tasse

Per quanto riguarda le tasse del de cuius, ovviamente, quando è ancora in vita, vale la pena ricordare che con la donazione - che produce effetti analoghi al lascito testamentario - si riduce immediatamente il proprio patrimonio anche ai fini fiscali. In secondo luogo, le donazioni di beneficenza danno accesso a particolari agevolazioni fiscali. Attenzione: è sempre importante che tali atti non siano simulati, perché sarebbe illegale.

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