Mps e il rebus dell’aumento di capitale: cosa può accadere

Violetta Silvestri

10 Ottobre 2022 - 15:27

Azioni Mps osservate speciali mentre si avvicina la data del potenziale decollo dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro. L’operazione è in dubbio: le indiscrezioni.

Mps e il rebus dell’aumento di capitale: cosa può accadere

Le azioni Mps viaggiano in territorio negativo, slancio in una giornata di negoziazioni non facile.

Il titolo è sotto pressione e monitorato attentamente dagli investitori con l’avvicinarsi del 17 ottobre, quando dovrebbe partire l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro. L’operazione, in realtà, non è più data per certa e si infittiscono in queste ore le indiscrezioni su potenziali nuove soluzioni che potrebbero essere valutate dalla banca senese.

Le ultime indiscrezioni sulla vicenda Monte dei Paschi di Siena sono arrivate da un articolo su Financial Times: quali scenari sono previsti? I dettagli dei rumors, mentre le azioni Mps scambiano a 22,75 euro a -0,11%.

Azioni Mps in rosso: quali novità sull’aumento di capitale?

Il Financial Times ha pubblicato un’analisi sulla situazione della banca senese, tra le più osservate nel panorama bancario nazionale.

Il giornale ha scritto che il management della società potrebbe iniziare a esplorare opzioni alternative a un aumento di capitale di 2,5 miliardi di euro pianificato questo mese, dopo che alcune banche hanno segnalato la loro riluttanza a raccogliere le azioni del prestatore italiano in difficoltà, se gli investitori evitassero la vendita.

L’amministratore delegato Luigi Lovaglio ha dichiarato in estate che l’istituto di credito toscano lancerà una chiamata in contanti parzialmente sostenuta dal Tesoro italiano per ripristinare le riserve di capitale. Nello specifico, la partecipazione del Mef è di 1,6 miliardi che equivale al 64% delle quote possedute in Mps. Sul tavolo, però, rimangono da coprire 900 milioni di euro. Come e, soprattutto, con quale possibilità, si chiede FT.

La banca deve ancora assicurarsi impegni su larga scala dagli investitori, sebbene l’assicuratore francese Axa e Anima Holding, un asset manager italiano di cui Banco BPM detiene una partecipazione del 20%, abbiano entrambi indicato la loro volontà di contribuire con almeno 250 milioni di euro combinati come un modo per rafforzare le loro partnership commerciali esistenti. I resoconti dei media locali, ha ricordato FT, hanno affermato la scorsa settimana che senza il loro impegno l’aumento di capitale non sarebbe andato avanti.

Il Tesoro, che detiene una partecipazione di controllo in Mps dal salvataggio del 2017, può sottoscrivere solo un importo, fino a 1,6 miliardi di euro, proporzionale all’assorbimento degli investitori privati.

“Secondo la struttura dell’operazione, il Tesoro può contribuire fino al 64 per cento dell’aumento di capitale”, ha affermato un banchiere, aggiungendo: “Per ogni euro impegnato da investitori privati, il Tesoro può investire 1,78 euro, quindi se gli investitori si impegnano 400 milioni di euro, ad esempio, il Tesoro può mettere 712 milioni di euro e il cash call aumenterebbe per un totale di 1,2 miliardi di euro e non sarebbe all’altezza dell’obiettivo”.

Al fine di rispettare le scadenze per l’avvio dell’emissione di azioni, i dettagli della stessa devono essere presentati alla Consob di regolamentazione domestica entro mercoledì.

Strade alternative per Mps: le ipotesi

A questo punto Financial Times ha riportato rumors secondo i quali Mps guarderà a percorsi alternativi per raccogliere fondi, come uno scambio di debito in azioni e la potenziale vendita di unità aziendali.

I dettagli del piano alternativo devono ancora essere definiti e dovrebbero essere valutati dalle autorità di regolamentazione dell’Ue. Nelle conversazioni con banche e investitori, Lovaglio ha fortemente insistito sul fatto che la questione dei diritti dovrebbe essere lanciata il 17 ottobre, ma analisti, banchieri e investitori dubitano che possa andare avanti. Un altro banchiere ha affermato che questa settimana sarebbero arrivati ​​ulteriori impegni da parte degli investitori.

Banche tra cui Mediobanca, Citigroup, Credit Suisse e Bank of America hanno firmato un accordo di pre-sottoscrizione con Mps. Tuttavia, hanno chiesto al prestatore in difficoltà di assicurarsi impegni sostanziali da parte degli investitori prima di accettare di stipulare un accordo di sottoscrizione.

Secondo diversi banchieri a Milano e quattro investitori a Londra, gli investitori hanno scarso appetito per l’acquisto dei diritti per ragioni che vanno oltre l’attuale contesto di mercato negativo.

Hanno citato l’incertezza sul percorso di privatizzazione della banca, la sua scarsa performance, il suo record di stress test nonostante i molteplici aumenti di capitale nell’ultimo decennio e potenziali costi di contenzioso che, sebbene ridotti, esistono ancora.

Un piano di uscita volontaria, che vedrà oltre 4.000 dipendenti lasciare Mps, è citato dagli investitori come una buona notizia per la strategia di riduzione dei costi della banca. Da ricordare, il ministro delle finanze Daniele Franco ha detto quest’anno al parlamento che l’aumento di capitale è stato il preludio alla privatizzazione della banca. L’Italia ha mancato la scadenza per privatizzare la banca l’anno scorso dopo che un accordo con UniCredit è fallito all’ultimo minuto.

Restano i dubbi su cosa accadrà nei prossimi giorni. Intanto, Tesoro e Monte di Paschi hanno evitato di commentare tali ricostruzioni del quotidiano straniero.

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