Nella politica italiana i poli opposti non si attraggono

Vincenzo Caccioppoli

28/05/2022

Alleanza tra Partito Democratico e Fratelli d’Italia: perché non è possibile e non aiuterebbe a risolvere la crisi delle coalizioni.

Nella politica italiana i poli opposti non si attraggono

«In un tempo nel quale si pensa che la parola data non conti più nulla e in cui i partiti cambiano idea e opinioni sui propri avversari in base a poltrone e interessi, c’è Fratelli d’Italia che è rimasta sempre dalla stessa parte. Le ricostruzioni giornalistiche possono immaginare quello che vogliono, ma niente cambierà mai quello che pensiamo: mai con la sinistra, mai col M5S», così afferma Giorgia Meloni in risposta a due editoriali quasi consecutivi del Corriere della Sera su una ipotetica alleanza al governo dei due principali partiti italiani: Pd e Fdi, mirata a uscire dallo stallo di due coalizioni in conflitto.

Il fatto che il primo giornale italiano (ma anche Repubblica nei giorni scorsi ha ventilato una simile ipotesi), con due delle sue più autorevoli firme, Mieli e Panebianco, arrivi ad auspicare una simile ipotesi potrebbe rappresentare per alcuni, soprattutto all’interno del partito di Meloni, sempre più saldamente in testa ai sondaggi, una sorta di polpetta avvelenata per arrestare quella che sembra ormai una corsa inarrestabile.

Ma Giorgia Meloni ha costruito il suo successo proprio sulla coerenza e sulla fedeltà ai propri ideali e, anche se effettivamente può esserci la tentazione di far intendere che la leader di Fdi possa cedere alle lusinghe del potere (stante la difficoltà di costruire una coalizione vincente nel suo campo) e optare verso la soluzione di una grande coalizione alla tedesca, la questione è più complessa e articolata.

«Stanno cercando in tutti i modi di metterla in cattiva luce», afferma un senatore di Fratelli d’Italia “off the record”, «non trovando nulla sulla sua integrità morale e cadendo un po’ sulla trita e ritrita manfrina dell’eredità fascista. Ora provano ad attaccarla sulla coerenza che per lei è un vero e proprio mantra. Ma non la conoscono bene, piuttosto che cedere al compromesso e lusinghe del potere, sarebbe capace persino di ritornare all’opposizione. Lei andrà al governo solo alle sue condizioni e con chi ci permetterà di completare il nostro programma con il quale ci presenteremo agli elettori, I giochi di palazzo li lasciamo agli altri, e le congetture ai grandi giornaloni di sinistra, come il Corriere e Repubblica».

Malgrado Meloni e Letta indubbiamente si stimino, e non è un caso che sempre più spesso siano apparsi insieme in occasione di eventi pubblici, da qui a pensare ad una alleanza tra i due ce ne corre.

Primo, perché una simile alleanza non potrebbe durare che pochi mesi, senza arrivare a nulla di veramente concreto; secondo, perché sarebbe probabilmente un abbraccio mortale sicuramente per la Meloni, ma anche per il prosieguo del cammino al vertice del Pd di Letta.

Resta da chiarire perché nel nostro Paese esista da sempre questa tentazione al compromesso e a un ritorno all’eterno centrismo, che ha governato (male) questo paese per oltre cinquant’anni. Certo, le due coalizioni oggi, sia a sinistra che a destra, non sono né unite, né compatte, ma auspicare un governo delle larghe intese appare più che altro una semplice suggestione. Anche perché la storia ci insegna che in Italia le grandi coalizioni, nate in momenti storici particolari, non hanno mai portato bene ai principali partiti che vi hanno aderito.

Proprio col governo Monti è iniziata la grande discesa di Forza Italia e con quello Draghi è proseguita quella di Movimento 5 stelle e Lega. Giorgia Meloni sta conquistando grandi fette di elettorato anche perché è vista come una donna non avvezza ai compromessi e ai giochi di palazzo.

L’essere rimasta unica all’opposizione ha aumentato questa considerazione della gente verso di lei e il suo partito. Buttare all’aria tutto questo per andare al governo col Pd sarebbe da folli, ed è per questo che non accadrà mai. Forse a qualcuno sarà rimasta la nostalgia per il compromesso storico, che ha contraddistinto anni bui e particolari della nostra storia repubblicana e che ha contribuito ad acuire la tensione sociale invece che raffreddarla. Il nostro paese non è la Germania, dove la grosse koalition ha governato senza eccesivi problemi sulla base di un programma comune per anni.

In Italia non sarebbe praticabile: troppe divisioni, troppi interessi di parte, troppe fazioni, spesso anche all’interno degli stessi partiti, che rendono anche i governi di coalizione dello stesso colore politico complicatissimi, figuriamoci un governo con Fdi e Pd insieme. Resta comunque da vedere come verranno risolti i problemi all’interno delle due coalizioni, considerando che la data del voto si avvicina e il rischio di un’impasse è alto.

L’Italia, in un momento così delicato, ha bisogno di un governo coeso, unito e in grado di durare ed effettuare quelle riforme di cui il Paese ha sempre più bisogno, soprattutto alla luce di quello che sta accadendo nel mondo.

È quello che da sempre sta portando avanti Giorgia Meloni, dalla sua solitaria posizione di opposizione. Resta da vedere se i suoi compagni di ventura di Lega e di Forza Italia, accetteranno quello che ormai appare come un dato di fatto incontrovertibile: che la leadership debba appartenere quasi di diritto ormai a lei.

Mentre sul fronte della sinistra la situazione, se possibile, appare ancora più complicata con un M5s sempre più fuori controllo nelle mani di un Conte che sta dimostrando nei fatti la sua inesperienza al ruolo, e con un Letta che deve fare i conti con un partito che sembra molto meno saldo di quanto potrebbe apparire.

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