Il produttore americano prevede una crescita inferiore nel 2021 rispetto a quanto si attendeva precedentemente e le azioni sono state colpite dalla vendite
Apertura di Wall Street che si preannuncia difficile per Nike, dopo la pubblicazione dei risultati del trimestre con la riduzione delle previsioni per l’intero esercizio.
Le azioni Nike cedono oltre il 4% nel pre-market di New York, perdendo in un solo colpo quanto recuperato nelle tre sedute successive al sell-off sui mercati di lunedì scorso.
La flessione della società americana sta influenzando tutto il settore della moda e sui mercati europei le vendite stanno colpendo particolarmente, tra le altre, le concorrenti Puma e Adidas.
La trimestrale Nike e il taglio delle stime
Il colosso americano dell’abbigliamento sportivo ha comunicato un trimestre chiusosi al 31 agosto caratterizzato da utili migliori del previsto, mentre a deludere sono state le vendite.
Il periodo si è chiuso con un aumento del 23% dei profitti, arrivati a 1,9 miliardi di dollari, mentre le entrate sono cresciute del 16% a 12,2 miliardi di dollari, ma ancora inferiori alle aspettative degli analisti per più di 200 milioni di dollari.
A far scatenare le vendite in borsa sono state le previsioni per l’intero esercizio, ridotte a causa dei problemi che sta affrontando la società.
In particolare, da Nike hanno spiegato che i problemi alla catena di approvvigionamento globale e i colli di bottiglia causati dalla crisi del Covid 19, hanno portato alla chiusura di molte delle sue principali fabbriche in Asia e pertanto alla riduzione delle vendite.
Tra le fabbriche importanti, gli stop riguardano quelle presenti in Vietnam e Indonesia, causati da restrizioni decise da parte dei governi locali per affrontare l’emergenza da virus.
Alla luce di questa situazione, il chief financial officer di Nike, Matt Friend, ha annunciato che la società si attende per l’intero esercizio ricavi in aumento “mid-single digits” contro la precedente stima di una crescita a doppia cifra “low-double digit growth”.
Il warning di Nike arriva in un contesto in cui le condizioni delle spedizioni della società risultavano già difficili all’inizio del 2021, poi peggiorate nel trimestre più recedente, avvertiva Friend nel corso della call di presentazione dei risultati.
Le spese di vendita e quelle amministrative sono risultate aumentare del 20%, comprendendo salari più alti, un aumento del marketing digitale e maggiori costi di spedizione.
Effetto trascinamento sui mercati azionari
La delusione per le previsioni di Nike per il futuro ha attirato le vendite sui mercati anche sulle società del settore dell’abbigliamento, tra le più colpite in questa giornata, che temono possibili ripercussioni sui consumi vista la loro esposizione in Asia, anche a causa della crisi Evergrande.
A Francoforte Zalando, Adidas e Puma cedono oltre il 2% a metà mattinata, performance peggiore rispetto all’indice principale tedesco, il Dax, in flessione dello 0,70%.
Stessa musica a Parigi, dove a fronte di una flessione dell’1% del Cac 40, i principali titoli del lusso (Kering, Hermes, Lvmh, EssilorLuxottica, L’Oreal) cedono oltre il 2%.
A Milano, infine, le vendite sul settore risultano più limitate per Moncler, Brunello Cucinelli, Salvatore Ferragamo e Tod’s, mentre Aeffe resta in netta controtendenza (+6%) rispetto al Ftse Mib.
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