Una nuova ricerca lo conferma. C’è plastica nel nostro sangue

Luna Luciano

29 Giugno 2024 - 11:00

Un nuovo studio olandese ha confermato la presenza di microplastiche nel nostro sangue. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla ricerca.

Una nuova ricerca lo conferma. C’è plastica nel nostro sangue

Ormai le microplastiche si trovano ovunque: nei ghiacci, nell’aria, nel cibo e ora, dopo attente ricerche, è stata confermata da uno studio olandese la loro presenza anche nel sangue umano, nei polmoni e perfino nella placenta.

I tipi di plastica presenti sono diversi e quando i ricercatori di Amsterdam trovarono microplastiche nel sangue degli olandesi nel 2022, il mondo dell’industria della plastica non si è assunta le sue responsabilità, stentando a credere ai risultati.

Eppure, una nuova ricerca presso la Vu (Vrije Universiteit) con 68 nuovi soggetti di prova ha confermato i risultati precedenti, riscontrando la presenza di microplastiche e nanoplastiche nel sangue umano, come si può leggere sulla rivista Microplastics and Nanoplastics. Ma quali plastiche stanno circolando nel nostro sangue? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Microplastiche e nanoplastiche nel sangue umano: ecco quali sono

Su 68 campioni di sangue umano analizzati, i ricercatori hanno riscontrato la presenza di polimeri in ben 64 provette. E in 17 dei 68 campioni di sangue, gli scienziati sono riusciti anche a determinare quanti e quali polimeri erano presenti nel sangue.

Per quantificare e scoprire quali microplastiche si trovano nel sangue umano i ricercatori hanno utilizzato due fattori il “limite di quantificazione” (LOQ) e il “limite di rilevamento” (LOD) e, come spiegato dalla ricercatrice Marja Lamoree:

Il LOQ è 3,3 volte superiore al LOD. Sotto LOQ non possiamo dire quanto polimero è presente, ma possiamo dire che è lì. Possiamo quindi dire che in 64 campioni di sangue (su 68) sono stati trovati polimeri, ma in 17 (su 68) possiamo dire con certezza quanti siano

In media, per questi 17 campioni, sono stati trovati 1,1 microgrammi di polimeri in ogni millilitro di sangue. Tra le diverse tipologie di microplastiche i ricercatori hanno trovato più di freqiuente:

  • il polietilene, utilizzato tra l’altro per realizzare bottiglie e sacchetti di plastica;
  • il PVC;
  • il polietilene tereftalato (meglio noto come PET), ampiamente utilizzato per realizzare bottiglie e altri materiali di imballaggio per alimenti.

Microplastiche nel sangue: come è possibile e cosa accadrà?

La ricerca solleva numerosi quesiti, primo fra tutti il come esattamente la plastica sia finita nel sangue. “Questo può essere fatto per inalazione (assorbimento attraverso i polmoni) o attraverso cibi e bevande (assorbimento dall’intestino)”, spiega ancora Lamoree, mentre l’assorbimento attraverso la pelle sembra quello meno probabile.

La ricerca, come anticipato, segue uno studio precedente, pubblicato nel 2022, nel quale lo stesso gruppo di ricerca ha dimostrato per la prima volta che le microplastiche possono essere trovate nel flusso sanguigno. Tuttavia, le loro scoperte hanno poi incontrato notevole resistenza e incredulità, anche da parte dell’industria dei polimeri.

Eppure, la nuova ricerca conferma i risultati. “Ciò dimostra che siamo sulla strada giusta quando si misurano le micro e nanoplastiche nel sangue”, afferma Lamoree. “E che ciò è necessario per valutare i potenziali rischi per la salute associati a questa esposizione”.

Infatti, come spiegato dallo stesso team di ricerca, stabilire che che nel sangue umano di strovano micro e nanoplastiche è solo il principio per ulteriori sviluppi e indagini nel campo della medicina. Infatti, potranno essere avviate delle ricerche per stabilire se le micro e nanoplastiche nel sangue siano dannose per la salute o meno.

Al momento sembra sempre più chiaro che gli effetti dannosi si verifichino dopo l’esposizione, come dimostrato da un altro recente studio che ha trovato un legame tra l’assorbimento delle microplastiche nei testicoli dei cani e la ridotta produzione di sperma. Ma da quello studio non è stato possibile concludere se le microplastiche siano davvero dannose per la riproduzione.

Restano quindi necessarie ulteriori ricerche sull’esatto impatto delle microplastiche sulla vita umana e questa ricerca può finalmente dare il via a nuovi studi.

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