Il nuovo DPCM interviene per evitare assembramenti nel periodo di Natale: tuttavia, rischia di fallire nel proprio obiettivo.
Con il DPCM appena entrato in vigore il Governo aveva un compito molto complicato: regolamentare uno dei periodi dell’anno caratterizzato da una maggiore convivialità, in cui le famiglie sono solite ricongiungersi e riunirsi in pranzi e cene con molti invitati per scambiarsi gli auguri di Natale.
Non era semplice, ma possiamo dire - almeno da una prima lettura del testo del DPCM - che se l’obiettivo del Governo era quello di evitare assembramenti sotto le feste rischia di fallire miseramente. Ci sono, infatti, diversi aspetti del nuovo decreto che ci lasciano interdetti e che rischiano semmai di provocare l’effetto opposto.
E se da una parte ci sono persone che rischiano di essere fortemente penalizzate dal nuovo DPCM, dall’altra ce ne sono altre che in fin dei conti potranno incontrarsi a Natale e Capodanno senza rischiare una sanzione.
Il provvedimento poteva e doveva essere scritto meglio: bisognava regolamentare alcuni aspetti riguardanti le tradizioni di Natale e non mettere dei paletti che rischiano di essere scoraggianti per alcune fattispecie e inutili per altre.
Nuovo DPCM, divieto spostamento tra Regioni: perché non funzionerà
Ma andiamo con ordine: provo a spiegarvi il motivo per cui - secondo l’opinione di chi scrive - il nuovo DPCM non andrà a frenare gli assembramenti a Natale.
Come prima cosa fa riflettere il divieto di spostamenti tra Regioni nel periodo che va dal 21 dicembre al 6 gennaio 2020.
Un limite che secondo il Governo dovrebbe limitare i ricongiungimenti familiari ma che invece non farà altro che concentrare le partenze nei giorni che precedono l’entrata del nuovo decreto. Perché chi ha intenzione di ricongiungersi alla propria famiglia per le feste di Natale di certo non si fermerà davanti a questo limite.
Lo conferma il fatto che la maggior parte delle compagnie di trasporti hanno già annunciato il tutto esaurito per i giorni che precedono l’entrata in vigore del divieto. D’altronde il Governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, lo aveva anticipato: rischiamo di assistere nelle giornate del 19 e 20 dicembre a scene come quelle dell’esodo pre lockdown che ha portato molti italiani ad assembrarsi presso le stazioni.
Senza dimenticare, poi, che molte partenze saranno possibili nel periodo che va dal 21 dicembre al 6 gennaio, in quanto sarà comunque possibile fare ritorno presso il proprio domicilio o residenza. E se consideriamo che chi per lavoro o per studio si è trasferito in un’altra Regione solitamente aspetta un po’ di anni prima di cambiare effettivamente residenza, ne consegue che molte persone saranno comunque autorizzate a spostarsi fuori Regione per ricongiungersi con i propri parenti e far ritorno al proprio paese di origine.
Nuovo DPCM, spostamenti tra Comuni vietati: perché non funziona
C’è un’altra norma che sta facendo molto discutere ed è quella che limita gli spostamenti tra Comuni nei giorni di festa, ossia il 25 e il 26 dicembre 2020 e il 1° gennaio 2021.
Una regola che penalizza inevitabilmente chi vive in piccoli Comuni e che invece non avrà particolari conseguenze per chi risiede in una grande città e solitamente ha la propria cerchia di amici e parenti nello stesso Comune.
Non potersi spostare per chi vive in piccoli Comuni, spesso adiacenti tra loro, potrebbe significare che non si potrà passare il Natale neppure con i parenti stretti. È possibile, infatti, che con questi ci divida qualche chilometro ma che trattandosi di due Comuni differenti non ci si potrà comunque incontrare.
Diversamente, nei grandi Comuni ci si potrà spostare liberamente e immaginiamo - per il motivo che vi spiegheremo successivamente - che saranno molte le persone che sceglieranno di festeggiare Natale e Capodanno con persone non conviventi.
Una decisione che sta lasciando interdette molte famiglie ed è per questo che c’è l’alto rischio di trasgressione. È proprio il mancato consenso da parte della popolazione, infatti, una delle principali cause di trasgressione: se una norma non viene compresa allora è molto probabile che si decida di non rispettarla, persino con il rischio di incorrere in una sanzione. D’altronde l’UE aveva chiesto proprio questo, ossia di “motivare ogni decisione presa perché il consenso della popolazione in questa fase è essenziale”.
Nuovo DPCM, nuovi orari per i negozi: perché non funzionerà
Altra decisione che non comprendiamo è quella di chiudere i centri commerciali nei weekend. È vero che in queste giornate si concentra la maggior parte dello shopping, ma è anche vero che chiudendo i centri commerciali di sabato e di domenica si costringono le persone a fare acquisti negli altri giorni della settimana.
Basti vedere cosa da giorni sta succedendo a Roma, davanti al nuovo commerciale Maximo Shopping Center. Ogni giorno una fila di persone attende per ore di entrare nel nuovo Primark di Roma. Insomma, nonostante la chiusura nel fine settimana, l’assembramento c’è e si vede.
E poco importa se ai negozi verrà permesso di aprire fino alle 21:00: chi è che aspetterà l’ora di cena per andare a fare i regali di Natale?
Il nuovo DPCM non limita gli assembramenti in casa: ecco perché
Ma c’è un aspetto che rischia di far fallire maggiormente il piano del Governo di evitare gli assembramenti, ossia la mancanza di una norma che va a regolamentare pranzi e cene di Natale.
Se ne era parlato tanto nei giorni precedenti all’approvazione del Decreto, ma poi il Governo ha deciso - nel rispetto dei principi che caratterizzano uno Stato liberal democratico - di non intervenire nella sfera privata.
Vi è però la raccomandazione a passare le feste di Natale con i soli conviventi. Una raccomandazione che se rispettata porterà ad un vero e proprio lockdown nei giorni di festa. E immaginiamo che molte famiglie difficilmente accetteranno una tale raccomandazione - che tra l’altro non ha alcun valore giuridico e di conseguenza non prevede sanzioni - e per questo motivo organizzeranno comunque cene e pranzi con amici e parenti.
Non sarebbe stato più giusto prevedere delle deroghe, ad esempio per i parenti stretti, dando indicazioni chiare su quante persone si possono trovare sotto lo stesso tetto? In questo modo gli italiani potevano attenersi a questa regola senza però rinunciare all’idea di un Natale in famiglia.
Quanto fatto dal Governo con il nuovo DPCM, invece, equivale ad un “non fatto”: una raccomandazione troppo assurda per poter trovare il consenso popolare.
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