Nuovo Reddito di cittadinanza in Campania, cosa c’è di vero?

Simone Micocci

6 Giugno 2023 - 12:52

I cittadini hanno presentato una petizione per richiedere l’introduzione della Misura integrativa regionale al posto del Reddito di cittadinanza. Quante sono le possibilità che De Luca approvi?

Nuovo Reddito di cittadinanza in Campania, cosa c’è di vero?

C’è l’ipotesi di un nuovo Reddito di cittadinanza in Campania. Ipotesi che tuttavia, è bene sottolineare fin da subito, difficilmente si concretizzerà visto che non sembrano esserci i presupposti, né economici né politici, per il passaggio dal Rdc alla nuova Misura integrativa regionale (Mir).

D’altronde, non è stata l’amministrazione regionale ad avere l’idea del Mir, in quanto si tratta di un’iniziativa che parte dal basso: della Misura integrativa regionale, nonché della necessità d’introdurla una volta che verrà completata la stretta al Rdc, ne parla infatti una petizione popolare regionale che nei giorni scorsi, ai sensi dell’articolo 16 dello Statuto campano, è stata presentata al presidente del Consiglio della Regione Campania, quel Vincenzo De Luca che di certo non è mai stato un fan del Reddito di cittadinanza.

Tuttavia, in queste ore si sta parlando molto della Misura integrativa regionale: d’altronde la Campania è la regione con il maggior numero di percettori di Reddito di cittadinanza, quindi è normale che ci sia molto interesse per una misura che, almeno su carta, avrebbe il merito di continuare a riconoscere un aiuto economico a tutte quelle famiglie che stanno perdendo per sempre il diritto al sostegno di Stato.

Vediamo dunque come funzionerebbe la Misura integrativa regionale, nonché quante possibilità ci sono davvero che possa essere autorizzata dal Consiglio regionale.

Cos’è e come funziona il Mir, probabile sostituto del Reddito di cittadinanza in Campania

Per il momento il Mir è solamente una proposta nata da un’iniziativa popolare. E potrebbe anche restare tale.

Nel dettaglio, nell’ambito della campagna nazionale “Ci vuole un reddito”, un gruppo di cittadini ha presentato una petizione chiedendo appunto al Consiglio regionale di prendere in esame la possibilità di adottare una nuova misura al posto del Reddito di cittadinanza.

Lo hanno fatto ai sensi dell’articolo 16 dello Statuto regionale, il quale riconosce a “tutti i cittadini” la possibilità di rivolgere petizioni agli organi regionali per “richiederne l’intervento o per sollecitare l’adozione di provvedimenti su materie di competenza regionale”.

Nel dettaglio, la richiesta parte dal fatto che la legge di Bilancio 2023 oltre a sopprimere il Reddito di cittadinanza lo sostituisce con una misura maggiormente restrittiva. Secondo i dati di Bankitalia, infatti, con il passaggio all’Assegno di inclusione circa il 40% degli attuali beneficiari del Rdc resterà con un pugno di mosche.

Un’operazione che però non tiene conto dell’inflazione registrata nell’ultimo anno che ha generato “un’impennata del carovita con sensibili aumenti dei generi di prima necessità che tuttora non risentono positivamente del calo di alcune materie prime sul mercato internazionale”.

Per questo motivo ci si rivolge direttamente alla Regione Campania - che tra l’altro nell’ultimo periodo “ha già preso provvedimenti di sostegno alle fasce deboli della popolazione nel Piano per la lotta alle Povertà 2021-23 e nel Piano Sociale 2022-2024 anche in relazione al quadro di crisi temporanee di cui alla comunicazione della Commissione europea pubblicata sulla G.U. della Comunità del 9/11/2022 C/426/01o” - per chiedere l’approvazione di una misura regionale che serva per compensare quelle famiglie della somma persa con l’addio al Reddito di cittadinanza.

Una Misura integrativa regionale (Mir) che dovrebbe entrare in vigore dal 1 ottobre 2023, a pochi mesi quindi dall’addio al Reddito di cittadinanza per le famiglie in cui non ci sono minori, disabili oppure componenti over 60. Non si parla di importi né tantomeno di requisiti, ma secondo i firmatari della petizione la Misura integrativa regionale dovrebbe ricalcare il funzionamento del Reddito di cittadinanza fissando una sorta di reddito minimo regionale, assicurando quindi a tutte le famiglie che si trovano al di sotto di una certa soglia di reddito un’integrazione utile per uscire dallo stato di povertà.

Nel frattempo, si chiede anche di “rafforzare il partenariato coi Comuni per progettare servizi di pubblica utilità in cui inserire i componenti di quei nuclei familiari che risulteranno esclusi dal reddito di cittadinanza o a cui verrà decurtata la citata misura sociale”.

Mir al posto del Reddito di cittadinanza, cosa c’è di vero?

Per il momento quanto detto sopra è l’unica notizia certa: adesso spetterà all’amministrazione regionale esprimersi a riguardo. D’altronde la petizione non è vincolante: come si legge nell’articolo 16 dello Statuto regionale, infatti, l’unico obbligo per gli organi regionali è di prendere in esame le petizioni e di fornire risposta scritta ai richiedenti. Risposta che può essere anche negativa, in quanto appunto sarà la Regione a valutare se esistono i presupposti per accogliere la richiesta.

E nell’attesa che il Consiglio si esprima a riguardo possiamo guardare a cosa Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, pensa del Reddito di cittadinanza per capire che le possibilità di apertura riguardo al Mir sono davvero poche: lo scorso 23 settembre, durante il comizio di chiusura della campagna elettorale del PD-Italia democratica e progressista in piazza del Popolo a Napoli, De Luca ha dichiarato, senza mezzi termini, che il Reddito di cittadinanza “è una truffa” in quanto l’assenza di controlli ha fatto sì che ad averne diritto siano stati molti di coloro che non ne avrebbero avuto diritto (per utilizzare un eufemismo).

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