Obbligazione high yield, cosa sono e come investire

Emanuele Di Baldo

13 Gennaio 2025 - 17:21

Qual è il significato teorico e pratico delle obbligazioni high yield? Ecco la definizione e i risvolti sugli investimenti dei titoli cosiddetti «spazzatura».

Obbligazione high yield, cosa sono e come investire

Il mercato delle obbligazioni high yield costituisce una realtà significativa nel panorama finanziario globale, con un valore superiore a 2.000 miliardi di dollari. L’universo di questi titoli conta oltre 3.200 emissioni provenienti da 1.500 società diverse. Gli emittenti di questi strumenti, noti anche come «junk bonds», presentano rating creditizi inferiori a «BBB-» secondo S&P o «Baa3» secondo Moody’s.

Infatti, le obbligazioni high yield si distinguono per offrire alcuni dei rendimenti più elevati nel mercato obbligazionario; tuttavia comportano un maggiore rischio di credito. A differenza delle obbligazioni investment grade, questi titoli tendono ad avere scadenze più brevi, generalmente inferiori ai 10 anni, e hanno mostrato un’elevata volatilità durante eventi significativi come la crisi del 2008, la crisi dell’euro del 2011, la pandemia del 2020 e la guerra in Est-Europa nel 2022.

Cerchiamo di capire meglio cosa sono e come funzionano le obbligazioni high yield, esaminando caratteristiche, profili di rischio-rendimento e metodologie concrete per strutturare investimenti consapevoli in questa classe di attivi.

Cosa sono le obbligazioni high yield: significato e definizione

Le obbligazioni high yield costituiscono una specifica categoria nel mercato obbligazionario, caratterizzata da emittenti con elevata intensità di capitale e significativi livelli di indebitamento. Per dare una definizione riassuntiva, possiamo dire quanto segue.

Le obbligazioni high yield, spesso chiamate «obbligazioni ad alto rendimento» o «junk bonds», sono strumenti di debito emessi da società o enti con rating creditizi inferiori rispetto al grado di investimento (investment grade), tipicamente BB+ o inferiore secondo le valutazioni di agenzie come Standard & Poor’s, Fitch o Moody’s. Questi titoli si caratterizzano per offrire rendimenti significativamente più elevati rispetto alle obbligazioni emesse da emittenti con alta solidità finanziaria, compensando così il maggior rischio di credito associato.

Il rendimento più alto è il risultato diretto del rischio percepito dagli investitori, che include una maggiore probabilità di insolvenza da parte dell’emittente. Le società emittenti di obbligazioni high yield sono spesso aziende in fase di crescita, ristrutturazione o operanti in settori ad alta volatilità, che necessitano di accedere a capitali ma non dispongono di un track record di stabilità sufficiente per ottenere un rating elevato.

Differenze con le obbligazioni investment grade

Gli strumenti high yield, denominati anche sub-investment grade, occupano il segmento più rischioso dello spettro creditizio. Le caratteristiche distintive includono:

  • durata contenuta, raramente oltre i 10 anni;
  • premio al rendimento elevato a fronte del rischio assunto;
  • andamento più allineato al mercato azionario rispetto ai titoli investment grade.

Gli emittenti investment grade si qualificano come società consolidate, dotate di modelli di business affidabili e solidità patrimoniale. Ecco il sistema di rating e relativa classificazione:

CategoriaRating S&P/FitchRating Moody’s
Investment Grade BBB- e superiore Baa3 e superiore
High Yield BB+ e inferiore Ba1 e inferiore

Il mercato high yield globale oggi comprende un’ampia gamma di emittenti, da colossi noti come Netflix e Jaguar Land Rover fino alle piccole e medie imprese che si affacciano per la prima volta sui mercati obbligazionari. Tuttavia, è importante notare che un declassamento da ’BBB-’ a ’BB+’ può avere ripercussioni significative, poiché indica che l’azienda potrebbe incontrare rapidamente difficoltà nel pagamento dei debiti.

Come investire in obbligazioni high yield

Le obbligazioni high yield possono essere un’opzione interessante per gli investitori alla ricerca di rendimenti superiori in un contesto di bassi tassi d’interesse, ma implicano una valutazione attenta del profilo rischio/rendimento.

Uno degli aspetti chiave da considerare è il credit spread, ovvero il differenziale di rendimento tra l’obbligazione high yield e un titolo di stato di pari durata. Questo spread riflette non solo il rischio di default dell’emittente ma anche fattori di mercato come la liquidità e le condizioni economiche generali.

Dal punto di vista tecnico, le obbligazioni high yield funzionano come qualsiasi altro titolo obbligazionario: l’investitore presta denaro all’emittente in cambio di un flusso di interessi (cedole) e del rimborso del capitale a scadenza. Tuttavia, in periodi di difficoltà economica o di aumento dell’avversione al rischio, il mercato di queste obbligazioni può essere soggetto a una forte volatilità, sia per un aumento delle insolvenze sia per la riduzione della liquidità nel mercato secondario.

Per gestire i rischi associati, gli investitori istituzionali e privati tendono a diversificare il proprio portafoglio di obbligazioni high yield su diversi settori e regioni. Inoltre, è fondamentale monitorare metriche come:

  • il tasso di default medio del mercato high yield;
  • il rapporto debito/EBITDA degli emittenti;
  • le prospettive macroeconomiche globali.

Tutti elementi che influenzano direttamente l’andamento di questi strumenti finanziari.

Aspetti fiscali e regolamentari

Comprendere gli aspetti fiscali delle obbligazioni high yield è fondamentale per ottimizzare i nostri investimenti. Infatti, la tassazione può influenzare significativamente i rendimenti effettivi di questi strumenti.

In Italia, notiamo che le obbligazioni corporate high yield sono soggette a un’imposta sostitutiva del 26% sui rendimenti, inclusi interessi e plusvalenze.

Tuttavia, è importante distinguere tra diversi regimi fiscali:

Tipo di obbligazioneAliquota fiscale
Corporate High Yield 26%
Governative 12,5%
CDP 12,5%

In particolare, nel regime amministrato, le cedole vengono tassate alla fonte al momento dello stacco, mentre nel regime gestito confluiscono nel risultato complessivo, tassato a fine anno solo se positivo.

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