Le obbligazioni sono tra gli asset più conosciuti dagli investitori e risparmiatori. Ma è possibile fare trading sulle obbligazioni?
Il mondo degli investimenti è veramente variegato e quello delle obbligazioni è per certi versi molto particolare. La maggior parte dei risparmiatori italiani è a conoscenza di questi strumenti per via della loro fama come asset che si portano a scadenza e che forniscono un buon “gruzzolo” alla fine della loro durata, sempre che i rendimenti siano effettivamente buoni in partenza. Su questi assets è possibile fare trading, ossia speculare sulle differenze di prezzo? Assolutamente sì, anche se questo è un terreno impervio soprattutto per chi non è a conoscenza di alcune basi che risultano fondamentali per conoscere questo mondo. Nel mondo del trading, gli operatori che utilizzano le obbligazioni come strumento di trading sono veramente pochi e iper-specializzati in quanto è un mercato con molti volumi, poco volatile e di conseguenza con margini di profitto legati a spostamenti di prezzo bassi nel breve termine.
Le obbligazioni: come funzionano?
Le obbligazioni rappresentano lo strumento finanziario per eccellenza. Il loro funzionamento è simile a un prestito, dove però è il debitore a offrire un tasso di interesse (solitamente annuale) per un determinato numero di anni (scadenza). I possibili creditori, comprando l’obbligazione, acquistano il diritto a ricevere il tasso di interesse per un determinato numero di anni in cambio del capitale che hanno utilizzato per acquistare l’obbligazione, capitale che verrà restituito interamente dal debitore al termine della scadenza.
Chiariamo tutto con un esempio su un titolo di Stato italiano di nostra fantasia: ipotizziamo che lo Stato italiano abbia bisogno di denaro da una fonte diversa dalle entrate tributarie e sceglie così di esporsi al mercato finanziario. In pratica è come se lo Stato premiasse con un tasso di interesse chi presta soldi per un determinato periodo di tempo. Più il periodo di tempo è prolungato, più il tasso di interesse pagato annualmente sarà elevato. Pertanto chi presta denaro allo Stato per 5 anni riceverà un tasso di interesse annuale più basso rispetto a chi presta denaro per 10 anni.
Lo Stato emette quindi delle obbligazioni, dei “pezzi di carta” dove viene specificato che il creditore riceverà un tasso di interesse annuale, detto volgarmente “cedola” corrisposto al creditore come un “premio al rischio” pagato annualmente per l’intera durata dell’obbligazione. Ipotizziamo quindi che lo Stato, il debitore, offra delle obbligazioni che rendono il 4% all’anno per 10 anni. Questo è un titolo di Stato a 10 anni, quello che viene definito Btp (Buono del Tesoro Poliennale) con un rendimento del 4%.
Arrivano i primi creditori che vogliono comprare questi titoli e c’è chi comprerà titoli per 1000€, chi per 10000€, chi per 100000€ (è un esempio che serve per capire il funzionamento di un’obbligazione). In questo contesto quindi, lo Stato raccoglie i soldi dei creditori e allo stesso tempo diventa debitore nei confronti di essi staccando poi le cedole annualmente. Alla fine dei 10 anni, lo Stato restituirà il capitale iniziale al creditore insieme all’ultima cedola annuale. Attenzione, ripetiamo che questo era un esempio per capire il funzionamento basilare teorico di un’obbligazione. Vediamo ora qualche precisazione e rendiamo il tutto leggermente più complesso.
Obbligazioni, il mercato primario e il mercato secondario
Immaginiamo la situazione di prima e portiamola al mondo reale. Lo stato offre dei titoli, ma a chi? In primis si promuove un’asta dove enti abilitati possono comprare questi titoli che sono di nuova emissione e da lì, in base alla domanda per i titoli, si stabilisce un tasso di interesse. Immaginate che a quest’asta partecipino delle banche, istituti che hanno molto denaro a loro disposizione e che di conseguenza vorranno accaparrarsi questi titoli.
La forte domanda stabilisce il prezzo e il rendimento dei titoli: più le banche vorranno quei titoli e più il rendimento di questi scende. Da qui nasce la prima relazione principale delle obbligazioni, ossia a una maggiore domanda corrisponde un aumento del prezzo e una discesa del rendimento. Se la domanda è bassa lo Stato dovrà rendere più appetibili i suoi titoli e pertanto aumenterà i rendimenti e abbasserà i prezzi.
A un aumento dei prezzi corrisponde una diminuzione dei rendimenti e viceversa, la regola principe del mercato obbligazionario. Questi titoli, una volta comprati sul mercato primario, verranno immessi nel mercato secondario, rivenduti e ricollocati sui mercati finanziari e quindi al pubblico dei risparmiatori, investitori o traders. Sui mercati secondari, il prezzo inizierà a oscillare, così come i rendimenti ed ecco che traders e investitori si incontrano.
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L’investitore sulle obbligazioni
L’investimento in obbligazioni prevede il calcolo dei rendimenti nella scadenza prevista. Per fare un esempio, se investo 100 su un titolo a 10 anni che rende il 4% e che ha un prezzo di 100, avremo un rendimento del 40% dopo 10 anni sul nostro capitale, appunto il 4% all’anno. Questo rendimento si ottiene solo ed esclusivamente se il titolo viene comprato e portato a scadenza, ossia non viene rivenduto durante la durata dell’obbligazione. Questo approccio è un classico dei gestori di portafoglio e dei risparmiatori che decidono di investire parte del loro capitale per evitare il depauperamento delle proprie finanze a causa dell’inflazione.
Facendo un piccolissimo rimando all’inflazione, bisogna sapere che l’inflazione è fondamentale nel calcolare il rendimento reale di un investimento in quanto l’aumento dei prezzi nell’economia corrisponde a una diminuzione dei rendimenti reali degli investimenti reali. Per fare un esempio con il titolo decennale di cui sopra, se abbiamo un’inflazione media annuale dell’1,5%, il nostro rendimento reale sarà del 2,5% all’anno (4%-1,5%). In pratica alla scadenza avremo sicuramente quel 40% ma a causa dell’inflazione corrisponderà a un rendimento reale del 25%, al netto della nostra perdita di potere d’acquisto. Dobbiamo sempre pensare che i prezzi di 10 anni fa sono minori rispetto a quelli attuali.
Quindi, se le obbligazioni sono portate a scadenza e il nostro debitore non fallisce (speriamo non fallisca mai lo Stato), avremo sempre il nostro capitale più le cedole. Ma cosa succede se il nostro stesso titolo dopo 3 anni rende il 6%? Possiamo rivenderlo e comprare lo stesso titolo? Sì, ma avremo una perdita in conto capitale perché se in rendimento è aumentato, il suo prezzo è sceso, è andato al di sotto di 100. In questo caso, conviene quindi tenere il titolo in portafoglio ed evitare perdite.
Trading sulle obbligazioni
Il trader sulle obbligazioni associa un rischio specifico al rendimento offerto dall’obbligazione, pertanto si interessa all’andamento dei prezzi dell’obbligazione per speculare sulle variazioni di prezzo. Nel caso di prima un trader avrebbe “Venduto allo scoperto” l’obbligazione che rendeva il 4% per poi ricomprarla al 6% guadagnando sulla differenza di prezzo al ribasso.
Per fare queste operazioni si tratta il mercato obbligazionario con lo stesso approccio di un trader che opera sul Forex, sulle materie prime o sugli indici. Questo è un settore, quello del Fixed Income, molto particolare in quanto il trader, oltre ad avere la difficoltà di analizzare l’andamento del prezzo di un’obbligazione, un mercato poco volatile, ha anche il compito di analizzare il corretto premio a rischio derivato dai rendimenti. In pratica utilizza l’una e l’altra informazione per decidere le sue operazioni, siano esse di breve, medio o lungo termine.
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Meglio investire o fare trading?
La risposta è come sempre “dipende”. Ovviamente se si ha un approccio da risparmiatore le obbligazioni rappresentano un buono strumento per avere dei rendimenti certi (sulla carta) entro una determinata scadenza. Se invece si ha un approccio più portato alla gestione del rischio, il mercato del Fixed Income richiede una forte specializzazione tant’è che i trader privati su questo mercato sono veramente una minoranza rispetto ai trader che operano sugli indici o sul Forex.
Negli ultimi anni, grazie alla liquidità delle banche centrali e ai rendimenti prossimi allo 0%, il mercato del fixed income è stato per lo più negoziato da traders professionisti, traders che ora stanno ritornando sul mercato pronti a fare da controparte a molti investitori, ghiotti di rendimenti che finalmente sono ritornati sul mercato dopo anni di tassi ridotti allo 0% e in alcuni casi negativi (vedi il Bund tedesco). Il mercato obbligazionario sta tornando con ottimi rendimenti ma, saranno sufficienti a coprire l’inflazione nel lungo periodo? Saliranno ancora o sono già arrivati a livelli accettabili? Questo lo vedremo insieme nel corso delle prossime settimane.
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