Reddito di cittadinanza, dura stretta per gli occupabili: ma chi sono davvero i componenti del nucleo familiare obbligati a ricercare (e accettare) un lavoro?
In queste settimane si è discusso molto su chi sono i beneficiari del Reddito di cittadinanza considerati occupabili. È su loro, infatti, che il governo Meloni ha posto l’attenzione, attuando una stretta che li riguarderà da vicino e che si concretizzerà in parte già nei prossimi mesi.
Secondo Giorgia Meloni, infatti, il fatto che ancora oggi ci siano diversi percettori di Reddito di cittadinanza disoccupati, pur essendo nella condizione (almeno sulla carta) di poter lavorare, dimostra che la misura “non ha funzionato come avrebbe dovuto”. E dal momento che “la povertà si contrasta con il lavoro e non con i sostegni statali” con la legge di Bilancio è stato deciso che nel 2023 il sostegno decadrà automaticamente dopo 7 mesi di percezione (salvo eccezioni), o persino immediatamente per coloro che non rispetteranno una serie di obblighi.
Ma chi sono gli occupabili? Semplicemente si potrebbe pensare che sono coloro che possono andare a lavorare. Ed effettivamente è così, ma la normativa che ha introdotto il Rdc, ossia il decreto n. 4 del 2019, convertito con modificazioni dalla legge n. 26 del 2019, ne dà una definizione ben precisa: di fatto, sono occupabili tutti coloro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 65 anni (non compiuti) e non soddisfano alcuna condizione per poter essere identificati come esclusi o esonerati.
Per questi il primo obbligo è la sottoscrizione del Patto per il lavoro con il centro per l’impiego, e solo una volta avviata la politica attiva bisognerà soddisfare gli altri obblighi previsti dalla normativa (e recentemente modificati dalla manovra per il 2023).
Prima di tutto, quindi, soffermiamoci su chi non sono i componenti occupabili facendo chiarezza sul concetto di esclusi ed esonerati.
Chi sono gli esclusi
Sono definiti come esclusi dall’obbligo di sottoscrivere il Patto di Lavoro non sono neppure convocati dal centro per l’impiego per la profilazione: al colloquio, infatti, dovranno presentarsi solo i soggetti obbligati alla firma del patto, così come gli esonerati o i potenzialmente esonerabili.
Nel dettaglio, sono esclusi coloro che:
- percepiscono una pensione diretta;
- hanno più di 65 anni;
- hanno un reddito da lavoro dipendente superiore a 8.174 euro annui;
- hanno un reddito da lavoro autonomo superiore a 5.500 euro annui;
- non sono inclusi nella scala di equivalenza (quindi non percepiscono, di fatto, il RdC): questo vale, ad esempio, per i detenuti e per i ricoverati di lunga degenza;
- disabili.
Per questi componenti, quindi, non c’è la necessità di profilazione presso il centro per l’impiego; non è così, invece, per coloro che sono esonerabili, dal momento che la loro condizione dovrà essere certificata necessariamente durante il primo colloquio.
Chi sono gli esonerati ed esonerabili
Sono esonerati dalla sottoscrizione del Patto per il Lavoro coloro che:
- frequentano un corso di formazione valido al conseguimento di una qualifica professionale regionale;
- stanno prendendo parte a un’altra politica attiva.
Queste persone sono esonerate dalla sottoscrizione del Patto; ciò significa che non potranno decidere liberamente se firmarlo o meno, dal momento che ciò sarà possibile solo una volta che la situazione ostativa verrà meno.
Ci sono invece delle situazioni di esonerabilità, per le quali viene lasciata al soggetto la decisione finale in merito alla stipula del Patto per il Lavoro. Questi, quindi, potranno decidere se firmare comunque il PdL oppure se farlo in un secondo momento, ossia nel caso in cui venga meno la condizione che ha dato luogo all’esonero.
Nel dettaglio, sono esonerabili:
- coloro su cui gravano carichi di cura nei confronti di un minore o di un disabile (per ogni nucleo familiare può essere esonerata una sola persona per carichi di cura);
- coloro che sono occupati in un tirocinio di formazione o orientamento;
- donne incinte;
- working poor, ossia coloro che sono impiegati per almeno 20 ore settimanali e percepiscono un reddito non superiore a 8.174 euro (lavoro dipendente) o 5.500 euro (lavoro autonomo) e quindi mantengono lo stato di disoccupazione;
- coloro che momentaneamente hanno una condizione di salute che non permette la sottoscrizione del PdL. I motivi di salute devono essere però certificati da un medico competente.
C’è anche la possibilità che durante il colloquio l’operatore del CpI rilevi un profilo di alta vulnerabilità inadatto alla sottoscrizione del PdL: in tal caso ci sarà un rinvio al Comune, per la stipula del Patto per l’Inclusione.
Quali sono gli obblighi per gli occupabili
Tutti coloro che non rientrano nelle categorie suddette, non essendo quindi esclusi o esonerati, sono considerati occupabili.
Per loro sono previsti una serie di obblighi: in primis la sottoscrizione del Patto per il lavoro presso il centro per l’impiego di zona, dopodiché bisognerà attivamente dedicarsi alla ricerca di un nuovo lavoro, partecipando a eventuali iniziative promosse dal centro per l’impiego stesso o da altri enti privati.
Novità assoluta di quest’anno prevede l’obbligo di prendere parte a un corso di formazione o riqualificazione professionale della durata almeno semestrale: per chi non lo fa scatta la decadenza immediata della prestazione, senza possibilità di farne più richiesta (anche perché il Reddito di cittadinanza verrà cancellato a inizio 2024).
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Altra novità riguarda l’obbligo per queste persone di dover accettare anche la prima offerta di lavoro laddove soddisfi i requisiti per essere definita congrua: già al primo rifiuto il Reddito verrà tolto senza possibilità di appello.
Ci sono poi tutti gli altri obblighi collegati alla sottoscrizione del Patto per il lavoro: ad esempio, la mancata partecipazione alle iniziative di orientamento comporta la decurtazione di 2 mensilità alla prima assenza, la decadenza del Reddito di cittadinanza alla seconda.
Gli occupabili perderanno il Reddito di cittadinanza dopo 7 mesi?
Non è propriamente corretto dire che gli occupabili perderanno il Reddito di cittadinanza dopo la settima mensilità che verrà pagata quest’anno; anche se l’intenzione del governo, almeno nei proclami, è stata questa, di fatto non sarà proprio così.
Il Reddito di cittadinanza verrà tolto infatti a tutte le famiglie, indipendentemente dalla presenza o meno di componenti occupabili. L’unica possibilità per salvarsi è quella di avere nel nucleo familiare almeno un componente che sia minorenne, disabile oppure over 60: in tutti gli altri casi al massimo potranno essere percepite 7 mensilità nel 2023, dopodiché la prestazione decade e non se ne potrà più fare domanda.
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