Due gruppi di ricercatori europei hanno condotto uno studio per riconoscere i sintomi dell’ultima variante del Covid; questi sono i risultati emersi.
Omicron è ancora in circolazione e anzi, è a tutti gli effetti la variante Covid che sta prendendo maggiormente piede. Per questo motivo si indagano a fondo i sintomi connessi al contagio di questa specifica mutazione che, oltre a essere altamente infettiva, sembra indebolire i soggetti ancor prima della manifestazione dei classici indici rivelatori dell’infezione.
Molti vaccinati contagiati da Omicron hanno dato segni di svenimento e, in alcuni casi, le indagini degli studiosi europei stanno cercando di valutare anche come sia possibile prevenire l’ulteriore diffusione virale tramite alcuni campanelli d’allarme. Non appena ci si imbatte infatti in una serie specifica di reazioni è bene fare un test e isolarsi al più presto.
Questo, nel dettaglio, è quello che emerge dagli studi scientifici in merito.
Omicron: sintomi anche per i vaccinati
In Italia oltre 50 milioni di persone hanno ricevuto almeno una dose del vaccino contro il coronavirus ma c’è anche chi ancora aspetta la terza dose ed è particolarmente esposto al contagio. Per non parlare di chi è fermo alla prima inoculazione o, per sua scelta, non ne ha fatta neanche una.
Il livello di pericolosità da infezione è ovviamente ascendente ma dobbiamo pur sempre tenere a mente come neanche i vaccinati sono del tutto al sicuro: il rischio di contagio permane sempre e, nel caso di Omicron, i sintomi e i bersagli della variante sembrano essere anche piuttosto circoscritti.
Queste indicazioni derivano da un recente studio condotto da alcuni ricercatori norvegesi che hanno intervistato 111 delle 117 persone che avevano partecipato a una festa in cui si è verificato un focolaio di Omicron il 26 novembre 2021. Tra questi l’89% aveva ricevuto due dosi di un vaccino mRNA (quindi Pfizer o Moderna).
Gli esiti delle indagini mediche condotte sono stati pubblicati sulla rivista di malattie infettive ed epidemiologia Eurosurveillance e sono particolarmente rilevanti poiché inquadrano gli otto segnali chiave che il corpo lancia in caso di infezione da Omicron.
I sintomi di questo ceppo nei vaccinati sono tosse, naso che cola e affaticamento. Meno frequentemente si manifestano invece starnuti e febbre, proprio quelle variabili che di solito ci mandano in allerta e consideriamo come «i soliti indicatori». Il nostro tasso di allerta e premora deve quindi innalzarsi; potremmo essere infetti anziché «raffreddati».
Con Omicron inoltre aumentano le reinfezioni e secondo uno studio dell’Iss il rischio è maggiore per le donne e i giovani.
Sintomi che annunciano Omicron
Altri indicatori molto importanti che non dobbiamo sottovalutare sono quelli che gli esperti indicano come sintomatologie premonitrici: la stanchezza e le vertigini associate anche allo svenimento.
Il rapporto tedesco mette infatti in risalto proprio il legame tra svenimenti e Omicron visto che alcuni medici di Berlino hanno scoperto come e quando Covid stia provocando svenimenti ricorrenti nei pazienti ricoverati in ospedali. A destare l’attenzione sul caso era stato l’episodio di ripetuti svenimenti da parte di un paziente di 35 anni non patologicamente soggetto a queste manifestazioni.
Sentirsi stanchi quindi non è affatto normale come molti tendono a credere perché l’affaticamento può spesso tradursi in dolore fisico causando sia muscoli doloranti o deboli sia mal di testa. Quando siamo in presenza di un contagio questi fenomeni possono manifestarsi inoltre con conseguenti episodi di visione offuscata e perdita di appetito.
Insomma, con l’insorgenza di questi sintomi distinti, un test positivo potrebbe essere più prossimo di quanto non si pensi. Il paragone con l’influenza potrebbe trarre molti in inganno, per questo è bene documentarsi e prestare la massima attenzione.
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