Il prezzo dell’oro continua la sua corsa: nuovi picchi all’orizzonte e due annunci cruciali da Citi e ANZ cambiano lo scenario per gli investitori.
L’oro continua a confermarsi il bene rifugio per eccellenza nel panorama turbolento dell’economia globale. A sostenerlo sono le più recenti previsioni di due colossi finanziari, Citi Research e ANZ, che hanno rivisto al rialzo i loro obiettivi sul prezzo del metallo prezioso.
Questo slancio arriva in un contesto economico segnato da incertezze legate a dazi, inflazione, tensioni geopolitiche e previsioni di rallentamento economico.
Il mercato delle materie prime, già in fermento, ha reagito con entusiasmo agli annunci, facendo schizzare i prezzi dell’oro. Ma non solo: le dichiarazioni delle due istituzioni non si limitano a proiezioni numeriche. Dietro le loro previsioni si celano importanti segnali sull’andamento dei mercati e sulla fiducia degli investitori.
Ma qual è il vero motivo per cui l’oro sembra destinato a nuovi record? Inoltre, come annunciato dagli esperti, altre due notizie chiave stanno alimentando questa corsa. Eco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
L’oro verso nuovi record: previsioni riviste al rialzo
Il primo segnale forte arriva da Citi Research, che ha aggiornato le sue stime sul prezzo dell’oro per i prossimi tre mesi: da 3.200 a 3.500 dollari l’oncia. La decisione si basa su una combinazione di fattori: incremento della domanda da parte delle compagnie assicurative cinesi, crescenti timori inflazionistici e incertezze geopolitiche. Citi ha sottolineato che l’apertura del governo cinese agli investimenti in oro da parte di 10 compagnie assicurative potrebbe generare un afflusso annuo di oltre 255 tonnellate di oro, influenzando profondamente la domanda globale.
Anche ANZ, colosso bancario australiano, ha seguito la stessa direzione. Le sue nuove previsioni indicano un prezzo di 3.500 dollari l’oncia nei prossimi sei mesi e 3.600 dollari entro fine anno, partendo anch’esse da una stima iniziale di 3.200. ANZ evidenzia come l’attuale contesto economico stia spingendo gli investitori verso asset considerati “sicuri”: i segnali di un possibile rallentamento della crescita globale, uniti a inflazione e instabilità politica, stanno consolidando l’interesse verso l’oro.
Il metallo prezioso beneficia dunque di un mix di elementi favorevoli: incertezza economica, politiche monetarie più accomodanti, e crescente instabilità sui mercati finanziari. Le previsioni rialziste, in questo contesto, diventano un segnale di fiducia da parte delle grandi istituzioni, ma anche un campanello d’allarme per chi osserva i mercati in cerca di stabilità.
La Cina autorizza gli investimenti in oro delle assicurazioni
Uno dei fattori determinanti alla base dell’aumento delle previsioni dell’oro è il recente annuncio della Cina, che ha autorizzato 10 compagnie assicurative a investire fino all’1% del proprio patrimonio totale in oro. Questo rappresenta un cambiamento di rotta strategico e potenzialmente rivoluzionario per i mercati: si stima che, solo questa misura, possa generare una domanda aggiuntiva di circa 255 tonnellate di oro all’anno.
L’iniziativa si inserisce in una strategia più ampia di diversificazione degli asset da parte di Pechino, in risposta al clima di tensione con gli Stati Uniti, all’instabilità del dollaro e al desiderio crescente di rafforzare le riserve in valuta alternativa. L’oro, in quanto risorsa “neutrale” e universale, torna a essere centrale nella strategia finanziaria della seconda economia mondiale.
Questo intervento rafforza il ruolo della Cina come attore determinante nel mercato globale delle materie prime. Il segnale è chiaro: in tempi di incertezza economica, Pechino punta sulla sicurezza e stabilità dell’oro. E la mossa delle assicurazioni potrebbe rappresentare solo l’inizio di una più ampia politica di accumulo, con ripercussioni su scala globale. Le istituzioni occidentali, intanto, osservano attentamente, consapevoli dell’effetto domino che questa politica potrebbe innescare sui mercati.
Oro, la revisione al ribasso del FMI e le tensioni USA-Fed
Il secondo annuncio di rilievo che ha inciso sulla corsa dell’oro arriva dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). Kristalina Georgieva, direttrice dell’istituzione, ha anticipato una revisione al ribasso delle previsioni di crescita globale contenute nel prossimo World Economic Outlook Report.
Sebbene non si parli ancora di recessione, il messaggio è chiaro: l’economia globale rallenta, e con essa aumenta la domanda di asset rifugio come l’oro. A peggiorare il quadro ci sono anche le tensioni tra il presidente Donald Trump e il capo della Federal Reserve, Jerome Powell. Trump ha attaccato pubblicamente Powell, accusandolo di essere “lento” e ipotizzando il licenziamento in tronco di Powell.
Queste dichiarazioni, pur se non nuove, riaccendono le preoccupazioni degli investitori su un’eventuale politicizzazione della politica monetaria statunitense, minando la fiducia nei mercati e spingendo gli operatori verso beni più stabili come l’oro. Di fronte a un simile quadro è normale che aumenti la fragilità istituzionale e una instabilità geopolitica che non può essere ignorata. In questo scenario, l’oro si riconferma ancora una volta il punto fermo a cui ancorarsi.
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