Donald Trump vuole licenziare Jerome Powell dalla Fed, ecco perché

Luna Luciano

20 Aprile 2025 - 15:15

Trump minaccia di rimuovere il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. Dietro le quinte di un potenziale terremoto istituzionale ed economico.

Donald Trump vuole licenziare Jerome Powell dalla Fed, ecco perché

Giochi di potere alla Casa Bianca. Il presidente Donald Trump vorrebbe licenziare Jerome Powell.

Una minaccia che suona come un duro avvertimento diretto al cuore dell’indipendenza della banca centrale americana (Fed). A rendere esplosivo il caso è stata la conferma del consigliere economico Kevin Hassett: l’ipotesi è sul tavolo. In gioco non c’è solo una faida personale, ma la politica monetaria degli Stati Uniti, la credibilità dei mercati e il futuro della Federal Reserve.

Mentre i mercati globali scrutano ogni segnale proveniente da Washington, il rischio è che l’ennesimo scontro istituzionale a colpi di dichiarazioni infuocate, accuse e minacce possa innescare una crisi di fiducia su scala mondiale.

Ma cosa c’è davvero dietro la volontà di Trump di silurare Powell? E quali sarebbero le conseguenze di una mossa così drastica? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Perché Trump vuole licenziare Powell

La tensione tra Donald Trump e Jerome Powell non è cosa nuova. Fin dall’inizio del suo mandato presidenziale, Trump ha considerato le decisioni della Federal Reserve come un “ostacolo alla sua politica economica”. Powell, nominato inizialmente nella Fed da Barack Obama e poi promosso a presidente della banca centrale proprio da Trump nel 2018, si è presto trovato nel mirino del suo stesso “datore di lavoro”.

Il punto centrale della discordia è la politica sui tassi d’interesse. Trump ha più volte chiesto una linea monetaria più espansiva, invocando tagli aggressivi dei tassi per stimolare la crescita economica e sostenere i mercati. Powell, invece, ha difeso l’indipendenza della Fed e ha mantenuto un approccio prudente, ritenendo necessario bilanciare la crescita con la stabilità dei prezzi e il controllo dell’inflazione.

Le frizioni si sono riaccese con forza quando Trump ha accusato Powell di “fare politica” non assecondando le richieste presidenziali sui tassi. In una dichiarazione sorprendente, il presidente ha affermato che se la Fed fosse guidata da qualcuno “che capisce cosa sta facendo”, i tassi sarebbero stati già abbassati. Ha poi aggiunto di avere il potere di rimuovere Powell “molto velocemente”.

A rafforzare la serietà dell’intenzione, Kevin Hassett ha confermato che il team di Trump sta esaminando la questione, lasciando intendere che ci siano nuovi pareri legali in grado di giustificare un eventuale allontanamento. Eppure, lo stesso Hassett nel suo libro del 2021 The Drift: Stopping America’s Slide to Socialism, metteva in guardia contro la rimozione di Powell, sostenendo che avrebbe danneggiato la reputazione della Fed come istituzione neutrale e indipendente.

La volontà di Trump sembra motivata non solo da divergenze su politica monetaria, ma da una strategia politica più ampia in vista delle elezioni: mostrare un nemico interno, accusare la Fed di ostacolare la crescita e promettere un “cambio di passo” come leva di consenso elettorale.

Rischi e conseguenze: l’indipendenza della Fed sotto attacco

Se Donald Trump dovesse davvero procedere con la rimozione di Jerome Powell, le conseguenze potrebbero essere devastanti per la credibilità della Federal Reserve e per l’equilibrio istituzionale americano. La Fed è storicamente considerata un organismo indipendente, libero da pressioni politiche, proprio per garantire stabilità e fiducia nei mercati.

Un’azione del genere sarebbe percepita come un attacco diretto a questo principio. Economisti e investitori temono che si crei un precedente pericoloso: se il presidente può rimuovere il capo della banca centrale per ragioni politiche, allora ogni futura decisione monetaria potrebbe essere letta come una manovra al servizio della Casa Bianca e non dell’economia.

Il vicepresidente di Evercore ISI, Krishna Guha, ha parlato apertamente di “minaccia cristallizzata all’indipendenza della Fed”, aggiungendo che una tale mossa aumenterebbe lo “stress” dei mercati e spingerebbe l’economia verso scenari stagflazionistici, con inflazione alta e crescita stagnante. In questo contesto, le dichiarazioni di Kevin Hassett rivelano una narrativa ben precisa. Secondo l’ex consigliere, la Fed ha ostacolato le politiche di Trump durante il suo primo mandato.

Questa contrapposizione mette in evidenza uno scontro più profondo su come leggere e interpretare i dati economici. Da un lato, la Fed agisce in base a modelli previsionali e obiettivi di lungo termine. Dall’altro, Trump e il suo entourage accusano l’istituzione di avere un doppio standard: rigorosa con lui, permissiva con Biden.

Se il licenziamento di Powell dovesse diventare realtà, il rischio non sarebbe solo economico ma anche democratico: si aprirebbe la strada a una politicizzazione estrema della politica monetaria, con effetti potenzialmente destabilizzanti per la fiducia globale nel sistema americano.

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