Pace fiscale, secondo la Corte dei Conti il Fisco incassa solo il 13,3% delle cartelle dovute: mancano 410,1 miliardi nelle casse dello Stato provenienti dalla riscossione. In totale, i crediti per lo più inesigibili ammontano a 954,7 miliardi di euro.
Pace fiscale, il Fisco riscuote solo il 13% delle cartelle dovute: i numeri si riferiscono ai crediti della riscossione che, però, hanno scarsa possibilità di essere recuperati.
L’analisi è stata svolta dalla Corte dei Conti, che nel Giudizio di parificazione del Rendiconto generale dello Stato ha messo nero su bianco quanto gli incassi siano al minimo.
I numeri a cui la Corte dei Conti fa riferimento fanno impallidire: al 31 dicembre 2019 i crediti (per lo più inesigibili) ammontano a 954,7 miliardi di euro. Di questi, la maggior parte si riferisce ad azioni di recupero dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione non andate a buon fine, nonostante il saldo e stralcio e la rottamazione delle cartelle.
Si fa sempre più impellente, quindi, trovare un modo efficace ed efficiente per combattere l’evasione fiscale, e la giusta sede potrebbe essere la prossima Legge di Bilancio.
Pace fiscale, il Fisco riscuote solo il 13% delle cartelle: mancano più di 410 miliardi
I dati pubblicati dalla Corte dei Conti nel Giudizio di parificazione del Rendiconto generale dello Stato fotografano una situazione allarmante (per usare un eufemismo): i crediti attesi dal Fisco ammontano a 954,7 miliardi a fine 2019.
Il problema è che le possibilità di recuperarli sono scarse. Di questa enormità di crediti, infatti:
- 153,1 miliardi sono crediti verso soggetti falliti;
- 118,9 miliardi sono intestati a persone decedute o ad attività cessate;
- 109,5 miliardi sono riferiti a nullatenenti;
- quasi 70 miliardi sono riferiti a situazioni sospese per autotutela dell’ente creditore o riferite a una definizione agevolata.
Ma la maggior parte di questi crediti -i restanti 410,1 miliardi- derivano da azioni di recupero dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione non andate a buon fine.
A cosa è servita quindi la pace fiscale, con tutte le sanatorie e i solleciti, se poi il risultato porta comunque a una voragine nei conti dello Stato?
Evasione, il Fisco incassa solo il 13% delle cartelle: il flop della pace fiscale
Il problema dell’evasione fiscale è non solo noto, ma costante: il Governo infatti stima che ogni anno i mancati introiti ammontino a 110 miliardi.
Secondo la Corte dei Conti, su più di mille miliardi di tasse imposte e contributi evasi, e affidati all’azione dell’AdeR, tra il 2000 e il 2019 -quindi in quasi 20 anni- ne sono stati recuperati solo il 133,4 miliardi, ovvero il 13,3% del totale.
Eppure, dal 2016 in poi, il Governo ha provato a ristabilire un minimo di introito affidandosi alla pace fiscale, con la rottamazione delle cartelle (con cui si paga il proprio debito a rate e senza sanzioni e interessi) e il saldo e stralcio: è evidente però che qualcosa non sta funzionando.
Si legge infatti nella relazione della Corte dei Conti:
“Si fa notare come l’ampia facoltà riconosciuta ai contribuenti di assolvere ratealmente i debiti iscritti a ruolo, nonostante le ottimistiche previsioni, non abbia contribuito ad incrementare il tasso di riscossione.”
Nel 2016 hanno aderito alla prima rottamazione quasi un milione e mezzo di contribuenti, ma a fronte dei 31,2 miliardi di debito, solo 8,3 miliardi sono stati pagati.
La seconda rottamazione nel 2017 ha visto aderire 813.000 contribuenti, ma solo 8,5 miliardi sono stati versati a fronte dei 14,1 miliardi dovuti.
La rottamazione ter del 2018, ha coinvolto più di un milione e 400 mila contribuenti, per un introito previsto di 26,3 miliardi, rispetto a un debito di 43,5 miliardi. Gli introiti del 2019, infine, ammontano a 2,9 miliardi: sulla base di questi pagamenti le rate da riscuotere ammontano a 8,7 miliardi.
Al saldo e stralcio delle cartelle nel 2018 hanno aderito 385.000 contribuenti, e su un incasso atteso di 1,2 miliardi -su un debito di 9,3 miliardi- sono entrati solo 301 milioni, mentre l’omesso versamento previsto dalla Corte dei Conti è di 480 milioni.
Evidente, quindi, che nella riforma fiscale a cui il MEF sta lavorando dovrà esserci spazio per un piano antievasione.
Nel frattempo il Senato ha riaperto, e dunque in commissione Bilancio è cominciato l’iter del decreto Agosto.
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