Pensione: ecco quando l’importo è più basso del 10%

Antonio Cosenza

29/11/2019

Pensioni: per ogni cinque anni di non lavoro scatta una “penalizzazione” del 10% sull’assegno.

Pensione: ecco quando l’importo è più basso del 10%

Pensioni: il sistema di calcolo contributivo vigente in Italia, unito alle difficoltà del nostro mercato del lavoro, ha comportato un abbassamento degli importi delle pensioni e in futuro questa situazione potrebbe persino peggiorare.

Il fatto che i contributi, legati agli anni di lavoro e agli stipendi percepiti, rappresentino l’elemento centrale per il calcolo dell’assegno di pensione non aiuta di certo coloro che non sono riusciti a mantenere una carriera lavorativa stabile e continua.

A ribadire questo problema è l’Ocse che nel “Pension at Glance 2019” ha affrontato alcuni importanti temi riguardanti le pensioni; ad esempio, nel rapporto dell’organizzazione parigina si legge che l’Italia dovrebbe attuare un nuovo aumento dell’età pensionabile (cancellando quindi Quota 100), così come dovrebbe rimettere mano a quegli assegni di pensione che risultano essere molto bassi.

Concentriamoci su quest’ultimo punto per fare chiarezza su quando un assegno di pensione rischia di abbassarsi concretamente; il rapporto annuale dell’Ocse risponde a questa domanda, oltre a suggerire delle possibili soluzioni.

Pensione: quando l’assegno è più basso del 10%

Secondo i dati rilevati dall’Ocse in Italia il problema riguardante gli importi bassi delle pensioni viaggia pari passo alle difficoltà crescenti del mercato del lavoro.

Basti vedere che nel 2017 i contratti a tempo determinato, così come i part-time, sono cresciuti oltre il 10%; il problema è che questi, implicando solitamente dei bassi guadagni, si ripercuotono negativamente sui futuri assegni di pensione.

L’Italia applica un sistema di calcolo della pensione particolarmente penalizzante, visto che vi è una stretta relazione tra i contributi individuali e l’importo dell’assegno. Quindi, così come i bassi guadagni hanno ripercussioni negative per l’assegno, lo stesso vale per gli anni di interruzione dell’attività lavorativa.

Non sempre, infatti, in italia si riesce ad avere una carriera lavorativa senza interruzioni e - secondo quanto rilevato dall’Ocse - se i Governi non faranno qualcosa a proposito c’è il rischio concreto che questa situazione possa persino peggiorare in futuro.

Ma cosa comportano queste interruzioni lavorative? Secondo l’Ocse, per ogni interruzione di carriera della durata di cinque anni scatta una riduzione del 10% dell’assegno pensionistico. Una “penalizzazione” che in Italia è più severa rispetto al resto d’Europa: cinque anni di “non lavoro”, infatti, nella media Ocse comportano una riduzione di appena il 6%.

Pensioni con importo troppo basso: le soluzioni dell’Ocse

Ovviamente, oltre ad intervenire direttamente sulle pensioni l’Italia dovrebbe anche attuare delle politiche rivolte a risolvere i problemi che da anni caratterizzano il mercato del lavoro nostrano. Tasso di disoccupazione elevato, stipendi bassi e forte propensione ai contratti part-time e a tempo determinato, senza dimenticare poi il lavoro in nero.

Parimenti, però, l’Ocse suggerisce alcune soluzioni da attuare sul fronte pensioni:

Tuttavia, se sul fronte importi l’Ocse sembra andare in favore dei pensionati italiani non fa altrettanto verso coloro che in pensione devono ancora andarci. Come anticipato, infatti, nel rapporto annuale vi è anche il suggerimento di innalzare l’età pensionabile, visto che la spesa previdenziale italiana è la seconda più alta tra i Paesi Ocse (peggio di noi fa solamente la Grecia).

Quale sarebbe, secondo l’Ocse, l’età giusta per la pensione? 71 anni, mentre la media di riferimento dovrebbe attestarsi presto attorno a 66 anni 1 un mese.

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