Pensione minima, qual è l’importo nel 2025 e cosa cambia nel 2026? Ecco tutte le voci che incidono sul trattamento e le previsioni future.
La pensione minima è quell’importo che la normativa garantisce a quei pensionati che hanno un reddito molto basso, a patto di avere almeno un contributo versato nel regime retributivo, quindi entro il 31 dicembre 1995. La cosiddetta “integrazione al trattamento minimo della pensione”, ossia la somma che si aggiunge alla pensione al fine da permetterle di raggiungere la soglia minima prevista, non spetta infatti ai cosiddetti contributivi puri.
La pensione minima è importante anche per altre misure: ad esempio, questo valore viene utilizzato per determinare la soglia di riferimento per il diritto alla quattordicesima, come pure per il limite oltre cui scattano i tagli alla rivalutazione.
Inoltre, conoscere con esattezza l’importo della pensione minima è importante perché fino a questo importo si applica la rivalutazione straordinaria introdotta negli anni scorsi dal governo Meloni che nel 2025 è stata confermata ma ridotta (così come sarà anche nel 2026).
A tal proposito, ecco cosa c’è da sapere oggi sul trattamento minimo di pensione, su qual è l’importo vigente per il 2025 e cosa dobbiamo aspettarci per il 2026 quando, come vedremo, il rischio è che non ci sarà alcun aumento rispetto a quest’anno.
La pensione minima 2025
Come chiarito dall’Inps con la circolare n. 23 del 28 gennaio scorso, alla luce della rivalutazione applicata sui trattamenti previdenziali e assistenziali pari allo 0,8%, l’importo del cosiddetto trattamento minimo pensioni lavoratori dipendenti e autonomi a decorrere dall’1 gennaio 2025 è pari a 603,40 euro mensili (nel 2024 era di 598,61 euro), quindi 7.844,20 euro annui.
Cosa succede a chi ha una pensione più bassa di questo importo lo abbiamo già anticipato: nel caso in cui il pensionato abbia maturato almeno un contributo settimanale entro il 31 dicembre 1995, così che il suo assegno sia stato calcolato con il regime misto, allora spetta un’integrazione tale da raggiungere il suddetto valore.
Ad esempio, un pensionato che prende 400 euro al mese gode di un’integrazione pari a 203 euro circa, salvo il caso in cui percepisca altri redditi. Per averne diritto, infatti, serve che anche il reddito complessivo del pensionato sia inferiore a 7.844,20 euro; in caso contrario l’integrazione spetta parzialmente qualora la somma di tutti i redditi sia comunque inferiore a due volte il valore minimo della pensione, quindi 15.688,40 euro nel 2025. In tal caso il valore dell’integrazione è calcolato sottraendo a tale somma l’importo del reddito percepito.
La rivalutazione straordinaria della pensione minima
Come disposto dalla legge di Bilancio 2025, per tutti coloro che percepiscono una pensione pari o inferiore al trattamento minimo, sia se beneficiano dell’integrazione che se ne sono esclusi, hanno diritto a una maggiorazione straordinaria pari al 2,2% dell’importo dell’assegno (mentre nel 2025 era pari al 2,7%).
Questo significa che l’importo della pensione minima, comprensivo della maggiorazione in oggetto, aumenta di altri 13,27 euro, arrivando così a 616,67 euro.
Discorso differente per chi invece prende, ad esempio, 400 euro di pensione ma tutta calcolata con il sistema contributivo, non beneficiando così dell’integrazione ma solo della rivalutazione straordinaria, in questo caso pari a 8,80 euro al mese (salendo così a 408,80 euro complessivi).
L’incremento al milione
C’è un’altra voce che incide sulla pensione minima e si tratta della maggiorazione sociale conosciuta come incremento al milione. Si tratta di un’ulteriore maggiorazione dell’importo che spetta al compimento dei 70 anni di età, requisito che si riduce di 1 anno ogni 5 anni di contribuzione maturata, fino a un massimo di 5 anni.
L’importo è fisso ed è pari a 136,44 euro: grazie a questo, quindi, l’importo sale fino a 739,83 euro.
La pensione minima 2026
Concludiamo con una domanda riguardante cosa potrà succedere il prossimo anno: a quanto ammonterà la pensione minima? È ancora presto per rispondere a questa domanda, dal momento che tutto dipenderà da quale sarà il tasso di rivalutazione accertato dall’Istat.
Secondo le stime - e guardando all’andamento dell’inflazione nei primi mesi del 2025 - potrebbe essere di circa l’1,5%, con la pensione minima che quindi salirebbe a circa 612 euro. Attenzione però perché la rivalutazione straordinaria per quanto confermata anche nel 2026 si riduce ulteriormente, scendendo all’1,3%. Spetterebbe così un ulteriore incremento di 8 euro, arrivando a un totale di 620 euro. Sarebbero, quindi, appena 4 euro in più rispetto a quanto spetta oggi.
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