Pensioni, possibile proroga di quota 102 per un altro anno; ma rischia di essere inutile.
Quota 102 potrebbe essere prorogata per un altro anno, almeno secondo le indiscrezioni che circolano da qualche giorno.
Introdotta come misura transitoria per il dopo quota 100, così da evitare il ritorno immediato delle regole previste dalla legge Fornero, sembra che quota 102 possa essere lo strumento su cui il governo di centrodestra punterà anche nel 2023 per rendere più flessibili le regole per il pensionamento.
Tuttavia, facendo qualche rapido calcolo, ci rendiamo conto che una proroga di quota 102 sarebbe inutile, o quasi, specialmente se di un solo anno. Questo perché la maggior parte di coloro che nel 2023 maturerebbero i requisiti per accedere a quota 102 sono gli stessi che già soddisfavano quelli previsti da quota 100.
Una proroga di almeno due anni, invece, sarebbe significativa, in quanto comporterebbe un’espansione notevole della platea di coloro che possono approfittarne per andare in pensione in anticipo.
Requisiti
Quota 102 nasce dalla “costola” di quota 100: nel definirne il funzionamento, infatti, il governo Draghi è intervenuto modificando il decreto legge 4/2019, convertito con modificazioni dalla legge 26/2019, quello che per intenderci ha introdotto - oltre al reddito di cittadinanza - quota 100 per il triennio 2019-2021.
Nel dettaglio, la legge di Bilancio 2022 ha modifica l’articolo 1 del decreto legge 28 gennaio 2019, n°4, stabilendo che, esclusivamente per coloro che ne maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2022, l’accesso alla pensione spetta quando contestualmente:
- si compiono i 64 anni di età;
- si raggiungono in 38 anni di anzianità contributiva.
Per effetto del principio di cristallizzazione del diritto alla pensione, si potrà accedere a quota 102 anche successivamente al 2022, a patto però che tutti i requisiti siano stati raggiunti entro la suddetta data.
Per quanto riguarda la maturazione dei 38 anni di contributi, ai fini del conseguimento del diritto alla pensione con quota 102 gli iscritti a due o più gestioni previdenziali che non sono già titolari di trattamento pensionistico a carico di una delle predette gestioni hanno facoltà di cumulare i periodi assicurativi non coincidenti nelle stesse gestioni amministrate dall’Inps, in base alle disposizioni di cui all’articolo 1, commi 243, 245 e 246, della legge 24 dicembre 2012, n. 228. Anche questo è uno strumento che si porta in dote da quota 100.
È cumulabile con altri redditi da lavoro?
Quota 102 eredita buona parte dei limiti previsti per quota 100, compreso quello descritto dal comma 3 dell’articolo 14 del suddetto decreto.
Di conseguenza, viene stabilito che la pensione con quota 102 non è cumulabile, “a far data dal primo giorno di decorrenza della pensione e fino alla maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia” (67 anni, ndr) con i redditi da lavoro dipendente o autonomo. L’unica eccezione è rappresentata dai redditi da lavoro autonomo occasionale, purché nel limite di 5.000,00€ lordi annui.
Le finestre mobili
Tenuto conto della specificità del rapporto d’impiego nella Pubblica amministrazione, per quota 102 si applica la stessa finestra mobile prevista per quota 100. Nel dettaglio, i dipendenti pubblici che accedono a questa misura conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi 6 mesi dalla data di maturazione dei requisiti stessi. La domanda per il collocamento a riposo dovrà essere presentata all’amministrazione di appartenenza osservando un preavviso di almeno 6 mesi.
Viene confermata anche la finestra mobile per i lavoratori del settore privato: in questo caso, però, è di 3 mesi anziché 6. Dunque, chi accede alla pensione con quota 102 matura il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi 3 mesi dalla data di maturazione dei requisiti stessi.
Perché quota 102 è stata poco rilevante quest’anno
Di fatto, quota 102 ha tutelato solamente una piccola parte di coloro che sono stati penalizzati dal termine di quota 100, ossia coloro che nel 2021 - pur avendo compiuto almeno 63 anni - non sono riusciti a maturare i 38 anni di contributi necessari per anticipare l’accesso alla pensione.
A questi sono stati dati altri 12 mesi, così da arrivare ai 38 anni di contributi e andare così in pensione a 64 anni. I nati nel 1960, ossia coloro che al 31 dicembre 2021 non avevano compiuto 62 anni, restano invece esclusi dalla possibilità di anticipare l’accesso alla pensione.
Tant’è che quota 102 nel 2022 è stata un flop, in quanto lo scorso 22 giugno erano appena 3.800 le domande presentate.
Proroga quota 102: perché sarebbe inutile
Semmai il governo dovesse decidere di prorogare quota 102 per un solo anno si tratterebbe di una decisione più di facciata che di sostanza. Infatti, anche in tal caso i nati nel 1960 sarebbero esclusi dalla possibilità di andare in pensione in anticipo, in quanto questi compiono 64 anni solamente nel 2024.
Quota 102 prorogata di un anno si rivolgerebbe solamente a coloro che nel 2021 avevano compiuto i 62 anni ma avevano appena 36 o 37 anni di contributi. Una platea sicuramente più ampia di quella alla quale si è rivolta quota 102 nel 2022, ma comunque non sufficiente per poter rappresentata una valida alternativa alla riforma Fornero.
Una proroga, quindi, dovrebbe essere di almeno due anni, così da aprire la possibilità di accedere in anticipo alla pensione, seppur solo dal 2024, anche ai nati nel 1960.
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