In alcuni casi l’Inps è legittimato a prelevare forzatamente delle somme dalla pensione mensile, mentre in altri no; facciamo chiarezza a riguardo.
Continuano le notizie sul prelievo forzoso sulle pensioni. Ci sono dei casi, infatti, in cui l’Inps - dopo averne dato comunicazione al pensionato - procede al recupero forzato delle somme indebitamente percepite tramite trattenute sulla pensione.
Solo in alcuni casi, però, il prelievo forzoso è legittimo.
Come ci racconta Il Giornale, può succedere che nel calcolare l’importo della pensione l’Istituto commetta degli errori di cui si renderà conto solamente in un secondo momento. E nel caso in cui dal ricalcolo dovesse risultare una somma indebitamente percepita dal pensionato, l’Inps dà luogo ad un prelievo forzato che rischia di essere altamente svantaggioso per il titolare della pensione il quale rischia di subire trattenute a tre cifre su ogni cedolino mensile.
È successo a diversi pensionati, i quali in alcuni casi si trovano a pagare per colpe non loro. Il prelievo forzoso sulle pensioni, infatti, è un problema di lunga data con l’Inps che spesso procede alla trattenuta delle somme senza tener conto di quanto stabilito dalla legge.
Quando il prelievo forzoso sulle pensioni è legittimo
Sono diversi i casi in cui l’Inps è legittimato a prelevare “forzatamente” delle somme dalla pensione.
Il primo è quello del contributo di solidarietà introdotto dalla Legge di Bilancio del 2019. Un contributo che viene trattenuto - per un periodo di cinque anni (ma la Corte Costituzionale l’ha ridotto a tre) - a coloro che percepiscono assegni superiori ai 100.000,00 euro lordi annui. Per questi il taglio va dal 15% al 40% per la parte della pensione che supera i 100.000,00€ secondo un sistema progressivo in cui si tiene conto di cinque fasce reddituali.
Il secondo caso è quello delle trattenute per il conguaglio. L’Inps, infatti, in qualità di sostituto d’imposta è autorizzato a trattenere dalla pensione le somme dovute a titolo Irpef per quei pensionati che risultano aver pagato meno tasse rispetto a quanto dovuto.
Il terzo caso di prelievo forzoso legittimo è quello del pignoramento della pensione nel caso in cui sia stato autorizzato dal giudice.
C’è poi il prelievo forzato della pensione in caso di errore di calcolo da parte dell’Inps, ma solo quando l’errore è da imputare al pensionato. Lo stabiliscono chiaramente l’articolo 52 della legge 88/1989 e l’articolo 13 della legge 412/1991, nei quali è descritta chiaramente la procedura di recupero per le somme indebitamente percepite dal pensionato.
Prelievo forzoso della pensione: quando non è legittimo
I suddetti articoli sono molto chiari in materia di prelievo forzoso della pensione. Nel dettaglio, qui si legge che l’Inps può procedere al recupero delle somme erroneamente corrisposte solamente quando “l’indebita percezione è dovuta al dolo dell’interessato”.
Deve essere il pensionato, quindi, ad aver indotto l’Inps all’errore: diversamente, quando questo è da imputare agli uffici dell’Istituto, non si dà luogo al recupero delle somme corrisposte.
Un principio ribadito anche dalla Corte di Cassazione, la quale con un verdetto del 2017 ha spiegato che l’ente erogatore - quindi l’Inps - può in ogni momento rettificare l’importo della pensione in caso di errore accertato, ma non può comunque recuperare le somme già corrisposte “a meno che l’indebita prestazione sia dipesa dal dolo dell’interessato”.
Tuttavia, spesso l’Inps si “dimentica” di questo principio. Sono diversi, infatti, i pensionati che hanno ricevuto delle comunicazioni rispetto alla necessità di restituire somme che in alcuni casi superano persino i 10.000 euro. E subito dopo la comunicazione ecco il prelievo forzoso mensile, con trattenute che variano a seconda delle somme da restituire.
Il piano di restituzione, però, che è illegittimo e non è un caso che - rivolgendosi ad un avvocato esperto in materia - spesso il verdetto del giudice risulta favorevole al pensionato.
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