Riforma delle pensioni, c’è la svolta: la ministra del Lavoro ha nominato un Osservatorio che dovrà valutare la fattibilità di nuovi interventi previdenziali. Ma i tempi potrebbero allungarsi.
La riforma delle pensioni potrebbe essere vicina a un punto di svolta: la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha infatti dato il via libera all’Osservatorio per definire il dopo Quota 103 (che ricordiamo è in scadenza il 31 dicembre prossimo).
Si tratta di una novità importante in quanto la nuova task force dovrà fornire al governo elementi essenziali in vista della prossima riforma.
Quindi, nonostante i sindacati lamentino da parte del governo Meloni uno scarso interesse per quanto riguarda la riforma delle pensioni, poiché a oggi non c’è ancora una data per il proseguimento del confronto avviato il 19 gennaio scorso, da parte della ministra del Lavoro sembra esserci l’intenzione di andare avanti nel dibattito individuando la miglior soluzione possibile. Ma per farlo avrà bisogno di nuovi dati, i quali appunto dovrebbero arrivare (non prima di qualche mese) con l’avvio del nuovo Osservatorio.
Cos’è l’Osservatorio per il dopo Quota 103
Quota 103, misura di flessibilità che consente il pensionamento all’età di 62 anni a patto di aver maturato almeno 41 anni di contributi, è in scadenza il 31 dicembre 2023. Dopodiché, almeno nelle intenzioni del governo, si dovrebbe passare a un nuovo sistema pensionistico che dovrà essere definito a margine del confronto avviato, ma al momento in fase di stallo, con i sindacati.
Una proroga di Quota 103 è possibile, specialmente laddove i tempi per la riforma dovessero rivelarsi più lunghi del previsto.
Nel frattempo però si cercherà di avere tutti gli elementi necessari per una riforma che sia strutturale e tenga conto di tutte le esigenze del sistema pensionistico italiano. Per questo motivo, così come era stato annunciato nel corso dei primi due incontri tenuti con i sindacati, la ministra Calderone ha deciso di farsi supportare da un Osservatorio di esperti che negli obiettivi e nella composizione rimanda al “Nucleo di valutazione della spesa previdenziale” già previsto dalla legge Dini del 1995.
Lo ha fatto con il decreto firmato il 23 marzo scorso, con cui viene dato avvio ai lavori di un “Osservatorio per il monitoraggio, la valutazione dell’impatto della spesa previdenziale e l’analisi delle politiche di revisione del sistema pensionistico”, che sarà composto da un totale di 14 membri, più un presidente. In parte i componenti dell’Osservatorio saranno indicati dal ministero del Lavoro, mentre per l’altra sarà compito del ministero dell’Economia.
L’obiettivo dell’Osservatorio sarà di raccogliere gli elementi necessari per valutare quali sono i fattori che influenzano l’andamento del settore, così da pote pensare a - citando Calderone - “una revisione sostenibile”.
Nel dettaglio, l’Osservatorio si muoverà verso due direzioni:
- verificare se ci sono margini sostenibili per una riforma dei pensionamenti anticipati. In particolare l’obiettivo è di un’estensione di Quota 41, permettendo a tutti l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi;
- individuare una serie di interventi utili al rafforzamento del secondo pilastro previdenziale, ai fini del rilancio della previdenza complementare.
E ancora, all’Osservatorio l’arduo compito (se non altro perché se ne discute da anni senza però arrivare a interventi concreti) di valutare una possibile separazione della spesa assistenziale da quella previdenziale.
Da un’eventuale separazione, infatti, si capirebbe qual è il margine effettivamente a disposizione per la prossima riforma delle pensioni. Sulla spesa pensionistica italiana, infatti, ha un forte impatto la componente assistenziale (vedi ad esempio l’assegno sociale e le pensioni d’invalidità civile): secondo gli ultimi dati Inps, infatti, il 46,5% delle pensioni liquidate lo scorso anno sono di tipo assistenziale, il 22,8% dei trattamenti complessivamente erogati. È vero quindi che in Italia si spende molto per le pensioni, ma quante risorse sono destinate all’assistenza di chi vive in una condizione di disagio? Circa 24,4 miliardi di euro, somma che se verrà separata da quella previdenziale potrebbe permettere al nostro Paese di alzare il costo destinato alle pensioni.
Cosa succede adesso?
Se da una parte la nomina dell’Osservatorio rappresenta una buona notizia, in quanto conferma l’impegno del governo Meloni a valutare una riforma delle pensioni che, almeno negli obiettivi indicati, aiuti a superare la legge Fornero, dall’altra potrebbe confermare che le tempistiche potrebbero allungarsi.
All’Osservatorio, infatti, bisognerà dare il tempo di lavorare ed è difficile pensare che dal ministero del Lavoro arrivi il via libera alla riforma delle pensioni prima dell’arrivo delle informazioni richieste.
In tal senso si fa sempre più strada l’ipotesi di una proroga di Quota 103 per un altro anno, così da dare il tempo ai ministeri interessati di raccogliere tutti i dati necessari ai fini della definizione di una riforma che oltre a garantire una maggiore flessibilità in uscita sia anche - e soprattutto - sostenibile per i conti pubblici.
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