La Corte Costituzionale ha fatto chiarezza sulla neutralizzazione del riscatto della laurea ai fini della pensione.
La Corte Costituzionale con la sentenza n. 112 depositata giovedì 27 giugno ha fatto chiarezza sulla possibilità che il riscatto della laurea possa essere neutralizzato per passare da un calcolo della pensione di tipo retributivo a uno di tipo misto.
Andiamo con ordine, spiegando alcuni concetti fondamentali al fine di comprendere al meglio i contenuti della sentenza.
Per riscatto della laurea si intende quel meccanismo con cui l’assicurato può far valere ai fini contributivi gli anni di studio universitario (a patto che abbiano portato al conseguimento del titolo) facendosi carico dell’onere previsto.
Con il termine neutralizzazione, invece, ci si riferisce a quel meccanismo che tutela coloro che negli ultimi anni di lavoro hanno percepito una retribuzione più bassa. Con il calcolo retributivo dell’assegno (utilizzato fino al 31 dicembre 1995), infatti, l’importo viene determinato prendendo in considerazione le retribuzioni percepite a fine carriera. Solitamente si tratta di un meccanismo favorevole in quanto si presuppone che negli ultimi anni di lavoro lo stipendio percepito sia più alto, ma appunto non è detto sia sempre così.
Per questo motivo all’assicurato viene data la possibilità di chiedere che la parte retributiva della pensione venga calcolata senza gli ultimi 2 anni di lavoro, nel caso in cui da questa operazione ne risulti maggiormente favorevole. Non è possibile farlo, però, nei casi in cui il periodo “neutralizzato” risulti fondamentale ai fini della maturazione dei requisiti per il pensionamento.
La sentenza
Con la sentenza in oggetto la Corte Costituzionale ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale tra l’articolo 1, comma 13, della riforma Dini (legge n. 335 dell’8 agosto 1995) e l’articolo 1, comma 707, della legge di Stabilità del 2015 (n. 190 del 23 dicembre 2014) che era stata sollevata dal Tribunale di Roma, sezione lavoro.
Questo, infatti, ha ritenuto che le suddette disposizioni potessero essere in contrasto con gli articoli 3 (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”) e 38 (“Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”) della Costituzione, in particolare per la parte in cui vieta il diritto alla neutralizzazione dei contributi versati in seguito al riscatto della laurea nel caso in cui questa operazione sia necessaria per uscire dal sistema retributivo e passare al misto.
Per quanto solitamente il sistema retributivo sia più conveniente rispetto al contributivo, potrebbero esserci lavoratori che diversamente sarebbero avvantaggiati dal calcolo misto (quindi una parte calcolata con il retributivo e l’altra con il contributivo). Pertanto c’è chi potrebbe approfittare della neutralizzazione per uscire dal sistema retributivo e accedere al sistema misto, ma a oggi la legge lo vieta.
I chiarimenti della Corte Costituzionale
E secondo la Consulta è legittimata a farlo, non rilevando alcuna violazione dei principi dettati dalla Carta Costituzionale. Come specificato nella sentenza, infatti, anche nel caso in cui i contributi per i quali si richiede la neutralizzazione siano ininfluenti ai fini della maturazione del diritto alla pensione, questo meccanismo può operare solamente all’interno del sistema retributivo “cancellando” le ultime retribuzioni percepite se dannose ai fini del calcolo dell’assegno.
Diversamente non se ne può fare uso per “scegliere” qual è il sistema di calcolo da applicare per un certo periodo, se il retributivo o il contributivo appunto.
Volendo, quindi, la neutralizzazione può essere utilizzata per annullare gli effetti nocivi che la contribuzione da riscatto potrebbe aver determinato, ma sempre nell’ambito del sistema retributivo. Non si può quindi scegliere il sistema di calcolo desiderato in base a una valutazione effettuata nel momento del pensionamento.
Ragion per cui è bene informarsi prima su quali sono gli effetti del riscatto della laurea e se davvero conviene farlo, per non rischiare che in un secondo momento ci si possa pentire della propria decisione, e senza possibilità di intervenire per risolvere il problema riscontrato.
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