Pensioni, fringe benefit da comunicare entro il 21 febbraio: cosa sono e chi deve farlo

Alessandro Nuzzo

7 Gennaio 2024 - 12:40

L’Inps ha fatto chiarezza sui fringe benefit e i dati che i datori di lavoro dovranno comunicare entro il 21 febbraio.

Pensioni, fringe benefit da comunicare entro il 21 febbraio: cosa sono e chi deve farlo

L’Inps ha reso noto con un messaggio le istruzioni su quando e come i datori di lavoro dovranno comunicare all’Ente i dati sui fringe benefit erogati nel 2023 ai dipendenti che hanno cessato il lavoro per pensionamento. Lo ha fatto con il messaggio n. 32/2024 in cui ha spiegato che l’adempimento è fondamentale per consentire all’Inps di svolgere le attività in qualità di sostituto d’imposta, necessarie per effettuare il conguaglio fiscale. Ecco tutte le info.

Fringe benefit da comunicare entro il 21 febbraio

L’Inps invita i datori di lavoro che hanno erogato fringe benefit a dipendenti che hanno cessato il loro lavoro nel 2023 a causa del pensionamento, a comunicare entro il 21 febbraio i dati. L’Inps è chiamato a svolgere le attività di sostituto d’imposta, basandosi sulle informazioni fornite dai datori di lavoro. Per questi compensi si applica il principio di cassa allargato, che stabilisce che compensi erogati entro il 12 gennaio 2024 rientrano comunque nel periodo d’imposta precedente (anno 2023).

Per garantire un’efficace esecuzione di tali adempimenti, sollecita i datori di lavoro ad effettuare la comunicazione entro il 21 febbraio. La trasmissione dovrà avvenire necessariamente per via telematica utilizzando l’applicazione «Comunicazione Benefit Aziendali».

Tutte le comunicazioni che arriveranno dopo il 21 febbraio, scrive l’Inps che non saranno oggetto di conguaglio fiscale di fine anno, ma di rettifiche delle certificazioni uniche 2024. Nelle annotazioni di tali certificazioni, verrà indicato al contribuente l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi.

Cosa sono i fringe benefit

Quando si parla di welfare aziendale non si possono non citare i fringe benefit. Si tratta di compensi che vanno oltre al regolare stipendio erogati dal datore di lavoro in natura. Questi non vengono offerti sotto forma di denaro ma sotto forma di beni e servizi.

La retribuzione in natura viene stabilita dall’articolo 2099, comma 3 del Codice Civile: «il prestatore di lavoro può anche essere retribuito in tutto o in parte [con partecipazione agli utili o ai prodotti, con provvigione o] con prestazioni in natura», si legge.

I fringe benefit, costituendo parte della retribuzione, concorrono, dunque, alla formazione del reddito da lavoro dipendente.

Tra le tipologie di fringe benefit possiamo trovare l’auto aziendale, buoni acquisto o altre cose come:

  • polizze assicurative
  • concessione di prestiti;
  • acquisti di azioni societarie (le cosiddette Stock option);
  • alloggi che vengono messi a disposizione del dipendente;
  • cellulare aziendale;
  • buoni acquisto;
  • buoni spesa;
  • servizio mensa;
  • assistenza sanitaria.

Negli ultimi due anni la soglia di esenzione dei fringe benefit ha subito diverse oscillazioni. Prima la soglia era fissata a 258,23 euro. Poi il Decreto Aiuti-bis, entrato in vigore il 10 agosto 2022 ha innalzato tale soglia a 600 euro. Poi il Decreto Legge Aiuti quater pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 novembre 2022 aveva innalzato tale soglia a 3.000 euro per i medesimo periodo d’imposta.

Nel 2023 la soglia esentasse è tornata a 258,23 euro, salvo che per i dipendenti con figli a carico, in favore dei quali il Decreto Lavoro ha prorogato, per il 2023, l’innalzamento della soglia di esenzione a 3.000 euro.

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